Dopo il successo milanese, Peperoni difficili arriva a Roma; la commedia di Rosario Lisma, classica per scrittura e messinscena, sorprende per il talento e per l’affiatamento degli attori. Vista al Teatro Vascello di Roma. Recensione
Un tavolo al centro, di quelli circolari con il meccanismo interno che permette di allargarne la grandezza, a sinistra la porta di ingresso, più indietro, verso il fondo, una piccola cucina e un frigorifero; sul fondale di destra un’apertura vivacizzata da una verde vegetazione affaccia su un possibile fuori scena, un divano bianco e un’altra uscita che porta alle camere da letto chiudono la classica scenografia da interno casalingo. Peperoni difficili, scritto e diretto da Rosario Lisma, in scena al Teatro Vascello di Roma fino al 15 maggio (prodotto dal Teatro Franco Parenti di Milano), è pensato appositamente per questa scenografia, l’archetipo architettonico della commedia teatrale moderna, struttura diventata poi stereotipo televisivo per soap, fiction e prodotti seriali di varia natura. In questo ampio soggiorno, all’interno di una vecchia casa che ospita il parroco di un piccolo paese, Lisma fa intrecciare le storie sentimentali e i percorsi emotivi di quattro personaggi, cercando il più possibile di fuggire dallo stereotipo nel tentativo di confezionare uno spaccato di vita dove buoni sentimenti e verità trovano infine una riconciliazione. Il pubblico, sala sold-out al debutto, ride di gusto per gran parte della pièce, ma torna a casa anche con grappoli di lacrime sugli occhi.
Peperoni difficili potrebbe avere il medesimo successo sul grande schermo o in una scrittura televisiva ed è indubbia una questione: il talento dei quattro attori, campioni di mestiere e naturalezza, con un paio di loro capaci di performance mimeticamente sorprendenti.
Un piccolo comune appartenente a nessuna geografia specifica: prestando orecchio alla musicalità della recitazione passiamo dal nord-ovest alla Campania, fino a una leggerezza tipica della zona marchigiana; siamo insomma in un paradigma italiano, luogo adatto per trovarci le storie di tutti. Lisma vi pesca quella del prete quarantenne tornato nel luogo di nascita dopo gli studi e ora responsabile della parrocchia locale. L’uomo è alle prese con una monotona quotidianità finché la sorella (Anna Della Rosa) torna dall’Africa dove era impegnata come missionaria – anche in questo caso da una zona imprecisata del continente. La donna è dovuta fuggire a causa di una guerra civile, si accenna a tribù rivali e a violente uccisioni; se ipotizziamo dunque che si parli del Ruanda potremmo essere negli anni ’90, cosa che spiegherebbe anche la totale assenza di telefoni cellulari.
Il prete ha a che fare con le debolezze di chi gli sta vicino: un vecchio amico (Andrea Narsi) depresso perché lasciato dalla moglie e che da un po’ è andato ad abitare dal fratello paraplegico (al quale nessuno ha mai rivelato di essere goffo e malato) e ora anche la sorella tornata dalla missione africana vede nel parroco un approdo sicuro. Ed è questa la sensazione che lascia uno spettacolo del genere, è un approdo sicuro, nel quale trovano posto gli appuntamenti comici, ma anche i momenti in cui il palco tenta di divenire un luogo di riflessione sulle delusioni e le solitudini con le quali siamo costretti a vivere. È nella fluidità dei passaggi che sta la maestria registica, tutto avviene con grande puntualità: con il cambiare delle atmosfere sul palco anche in platea cangiano gli umori e lentamente le risate lasciano il posto ai sospiri. La donna con il suo arrivo accelera un processo forse già irreversibile spingendo gli altri a guardare la realtà senza nascondersi. Il paraplegico – mostruoso il lavoro di Ugo Giacomazzi nel controllo del corpo e della voce per fingersi handicappato – scoprirà la propria natura, l’ex marito cercherà di misurarsi definitivamente con la fine del matrimonio e l’uomo di chiesa si troverà a gestire le proprie paure attraverso la presa di coscienza delle frustrazioni personali.
Peperoni difficili ci assolve, e anche nella forma non fa nulla per tradire le aspettative del pubblico o per metterlo in difficoltà. Lo leggi negli occhi sorridenti in platea, anche quando sono velati di tristezza, è così la vita, pensano gli spettatori, si ride e si piange, ma si va avanti. Tanto che l’abbraccio finale del parroco all’amico paraplegico per contagio si estende al pubblico che da lì a poco applaudirà con calore ringraziando per la commossa consolazione ricevuta.
Andrea Pocosgnich
Al Teatro Vascello di Roma fino al 15 maggio 2016
Leggi anche:
– Che fine ha fatto la commedia? Riflessioni sul comico a teatro
– Farà giorno. Che fine ha fatto la commedia?
Teatro Franco Parenti in collaborazione con Iacovacci e Busacca.
PEPERONI DIFFICILI
La verità chiede di essere conosciuta
testo e regia Rosario Lisma
con Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi, Rosario Lisma, Andrea Narsi
scene e costumi Eleonora Narsiluci Paola Tintinelli e Luigi Biondi
musiche Gipo Gurrado