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Peperoni difficili. Una commedia che consola

Dopo il successo milanese, Peperoni difficili arriva a Roma; la commedia di Rosario Lisma, classica per scrittura e messinscena, sorprende per il talento e per l’affiatamento degli attori. Vista al Teatro Vascello di Roma. Recensione

foto Fabio Artese
foto Fabio Artese

Un tavolo al centro, di quelli circolari con il meccanismo interno che permette di allargarne la grandezza, a sinistra la porta di ingresso, più indietro, verso il fondo, una piccola cucina e un frigorifero; sul fondale di destra un’apertura vivacizzata da una verde vegetazione affaccia su un possibile fuori scena, un divano bianco e un’altra uscita che porta alle camere da letto chiudono la classica scenografia da interno casalingo. Peperoni difficili, scritto e diretto da Rosario Lisma, in scena al Teatro Vascello di Roma fino al 15 maggio (prodotto dal Teatro Franco Parenti di Milano), è pensato appositamente per questa scenografia, l’archetipo architettonico della commedia teatrale moderna, struttura diventata poi stereotipo televisivo per soap, fiction e prodotti seriali di varia natura. In questo ampio soggiorno, all’interno di una vecchia casa che ospita il parroco di un piccolo paese, Lisma fa intrecciare le storie sentimentali e i percorsi emotivi di quattro personaggi, cercando il più possibile di fuggire dallo stereotipo nel tentativo di confezionare uno spaccato di vita dove buoni sentimenti e verità trovano infine una riconciliazione. Il pubblico, sala sold-out al debutto, ride di gusto per gran parte della pièce, ma torna a casa anche con grappoli di lacrime sugli occhi.

Peperoni difficili potrebbe avere il medesimo successo sul grande schermo o in una scrittura televisiva ed è indubbia una questione: il talento dei quattro attori, campioni di mestiere e naturalezza, con un paio di loro capaci di performance mimeticamente sorprendenti.

F.A. peperoni difficili (52)
foto Fabio Artese

Un piccolo comune appartenente a nessuna geografia specifica: prestando orecchio alla musicalità della recitazione passiamo dal nord-ovest alla Campania, fino a una leggerezza tipica della zona marchigiana; siamo insomma in un paradigma italiano, luogo adatto per trovarci le storie di tutti. Lisma vi pesca quella del prete quarantenne tornato nel luogo di nascita dopo gli studi e ora responsabile della parrocchia locale. L’uomo è alle prese con una monotona quotidianità finché la sorella (Anna Della Rosa) torna dall’Africa dove era impegnata come missionaria – anche in questo caso da una zona imprecisata del continente. La donna è dovuta fuggire a causa di una guerra civile, si accenna a tribù rivali e a violente uccisioni; se ipotizziamo dunque che si parli del Ruanda potremmo essere negli anni ’90, cosa che spiegherebbe anche la totale assenza di telefoni cellulari.

Il prete ha a che fare con le debolezze di chi gli sta vicino: un vecchio amico (Andrea Narsi) depresso perché lasciato dalla moglie e che da un po’ è andato ad abitare dal fratello paraplegico (al quale nessuno ha mai rivelato di essere goffo e malato) e ora anche la sorella tornata dalla missione africana vede nel parroco un approdo sicuro. Ed è questa la sensazione che lascia uno spettacolo del genere, è un approdo sicuro, nel quale trovano posto gli appuntamenti comici, ma anche i momenti in cui il palco tenta di divenire un luogo di riflessione sulle delusioni e le solitudini con le quali siamo costretti a vivere. È nella fluidità dei passaggi che sta la maestria registica, tutto avviene con grande puntualità: con il cambiare delle atmosfere sul palco anche in platea cangiano gli umori e lentamente le risate lasciano il posto ai sospiri. La donna con il suo arrivo accelera un processo forse già irreversibile spingendo gli altri a guardare la realtà senza nascondersi. Il paraplegico – mostruoso il lavoro di Ugo Giacomazzi nel controllo del corpo e della voce per fingersi handicappato – scoprirà la propria natura, l’ex marito cercherà di misurarsi definitivamente con la fine del matrimonio e l’uomo di chiesa si troverà a gestire le proprie paure attraverso la presa di coscienza delle frustrazioni personali.

Peperoni difficili ci assolve, e anche nella forma non fa nulla per tradire le aspettative del pubblico o per metterlo in difficoltà. Lo leggi negli occhi sorridenti in platea, anche quando sono velati di tristezza, è così la vita, pensano gli spettatori, si ride e si piange, ma si va avanti. Tanto che l’abbraccio finale del parroco all’amico paraplegico per contagio si estende al pubblico che da lì a poco applaudirà con calore ringraziando per la commossa consolazione ricevuta.

Andrea Pocosgnich

Al Teatro Vascello di Roma fino al 15 maggio 2016

Leggi anche:
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Farà giorno. Che fine ha fatto la commedia?

Teatro Franco Parenti in collaborazione con Iacovacci e Busacca.
PEPERONI DIFFICILI
La verità chiede di essere conosciuta

testo e regia Rosario Lisma
con Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi, Rosario Lisma, Andrea Narsi
scene e costumi Eleonora Narsiluci Paola Tintinelli e Luigi Biondi
musiche Gipo Gurrado

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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