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Fabbrica Europa. All that jazz!

Un attraversamento della danza contemporanea presentata nel Festival Fabbrica Europa: The Speech di Lisi Estaras e Irene Russolillo e il trittico di performance tra jazz e danza, Dan+Z, con Vittoria De Ferrari Sapetto e Simone Graziano, Daniele Ninarello Dan Kinzelmane e infine Luisa Cortesi e Gianluca Petrella. Recensioni.

 

The Speech. Foto Ilaria Costanzo
The Speech. Foto Ilaria Costanzo

Il pubblico attraversa la lunga navata centrale della Stazione Leopolda di Firenze, accenna brevi passi di corsa insinuandosi tra le casse acustiche e i cavi, affretta il passo tra le gradinate dell’area teatro e le poche sedute dello spazio Alcatraz. L’osmosi tra le diverse sale dello storico palcoscenico di Fabbrica Europa assume connotazioni fisiche ed emotive: è una migrazione ritmica, un preludio alla danza che riverbera in silenzi assorti, idee, sensazioni e commenti sotto forma di magma.

Inserito nel denso programma di FocusDance35, che ha visto alternarsi all’Alcatraz sei tra le più interessanti realtà dell’emergente coreografia nazionale, The Speech di Lisi Estaras e Irene Russolillo è una mappa autobiografica in cui il gesto si fa tutt’uno con la voce, integrando e arricchendo il movimento del corpo a ogni ripresa di fiato. Indossando un grazioso abito bianco, Russolillo elenca fatti e misfatti, paure e dubbi, insicurezze e certezze, esordendo con un malinconico: «Ho gettato il mio sogno in un pozzo». Una trama verbale dissacrante che si rivela ben più di un monologo decorativo, e che contribuisce a trasformare la performance in un sarcastico blind date. È infatti un’ironica seduzione, innocente e bambinesca, la cifra che contraddistingue la direzione di Lisi Estaras, coreografa e danzatrice argentina ma belga d’adozione con cui Russolillo ha scelto di collaborare dopo aver vinto nel 2014 a Roma il premio Equilibrio.

The Speech. Foto Ilaria Costanzo
The Speech. Foto Ilaria Costanzo

La suggestione pop, smaccatamente commerciale, offerta dalla trascinante Call Me Maybe di Carly Rae Jepsen – modulata dalla danzatrice con la sua bella voce vibrante, dall’allure soul – costituisce così il frammento più coinvolgente di una partitura per movimento e parola in cui Russolillo cerca e ottiene una relazione diretta col pubblico. La danza non sembra volersi però confondere con l’espressione della più profonda urgenza artistica dell’interprete, che resta protetta dalla coreografia: questa va ricercata ed emerge chiaramente invece nel movimento singolare del suo corpo, che da solo è in grado di descrivere un’interiorità stratificata. Grazie alla capacità di un gesto estremamente nitido, che disegna nello spazio linee pulite e potenti anche nella velocità, Irene Russolillo disarticola il corpo in estinzioni immediate, alla stregua di autentici autosabotaggi motori, sottoponendo la propria danza a uno sforzo muscolare acceso e capace di adagiare la scrittura, con ordine, nel confine luminoso del proprio raggio d’azione.

È invece nello spazio intermedio e flessibile tra imprevisto creativo e schema coreografico che si sviluppano i tre assoli della serata-evento multidisciplinare Dan+Z: tre performance dove il movimento dialoga con il jazz. Vittoria De Ferrari Sapetto, Daniele Ninarello e Luisa Cortesi non improvvisano tuttavia su un tappeto di blue note: le loro coreografie sono infatti esito di residenze artistiche, e tuttavia sembrano offrirsi e consumarsi – come in una jam session danzante – in un’irripetibile presente.

Dan+Z - De Ferrari Sapetto+Graziano. Foto Ilaria Costanzo
Dan+Z – De Ferrari Sapetto+Graziano. Foto Ilaria Costanzo

In un completo color rame ornato di pelliccia e di piccole placche metalliche rotonde, agganciata al pianoforte di Simone Graziano con un guinzaglio, Vittoria De Ferrari Sapetto sfida il pubblico che, sul palco, è invitato a lanciare freccette magnetiche rosse e gialle sul suo corpo mobile. Una provocazione alla quale gli spettatori non si sottraggono, invitati anche dal testo polifonico – in inglese e francese – che costella il tempo coreutico e intreccia nonsense a generici appelli all’azione. La danzatrice si avvicina agli astanti muovendosi lungo le poche traiettorie concesse agli animali incatenati: ci scruta, ci seduce cercando una complicità che trova una paradossale risposta nella maggior esposizione a quei lanci che, feroci, la colpiscono anche mentre si accascia a terra. La sua danza, incitante, sembra aver bisogno dello sguardo del pubblico per accadere; se manca un elemento veramente coesivo nel movimento è perché molte istanze restano interrotte, così come nella performance che non sembra percorrere nella sua interezza quel crinale etico che l’innocente crudeltà del tiro al bersaglio sembrava tracciare.

Dan+Z, Ninarello+Kinzelman. Foto Ilaria Costanzo
Dan+Z, Ninarello+Kinzelman. Foto Ilaria Costanzo

Più intima è la relazione che Daniele Ninarello instaura con Dan Kinzelman e con le note del suo sax tenore, moltiplicate in una spazializzazione immersiva e tangibile dall’utilizzo di due microfoni e una loop station. Una moltiplicazione di piani uditivi, un lungo crescendo di ritmo e intensità che culmina, nel buio del palcoscenico vuoto, in un silenzio sigillato: soltanto in quel momento Ninarello avanza verso il centro, atteso da una debole luce. Lo spazio occupato dalla musica sembra comprimersi attorno al suo corpo, in pantaloni neri e maglietta blu. Ipnotico e ipnotizzato, lo sguardo del danzatore non si rivolge mai verso il pubblico, bensì verso un’interiorità plasmata dalla musica, che si riversa in un climax di oscillazioni sulla verticale e di vibrazioni che dai piedi nudi si ripercuotono fino alle estremità delle mani. A ben guardare sembra che Ninarello possa contare su più di cinque sensi; sul palco il suo è uno stato di danza totale, che contagia e avvolge lo spettatore. Esplodendo in frasi che non hanno paura di esaurirsi, instaurando un immediato e pacifico rapporto con il concetto di pausa, la danza di Ninarello appare come rapsodica e multiforme. Il gesto è una sostanza traslucida che ubriaca lo scheletro e tramuta la performance in un movimento centripeto: solitario derviscio colto dall’osservatore in un’insaziabile trance, il corpo di Ninarello è adesso denso di immagini e suggestioni.

Dan+Z, Cortesi+Petrella. Foto Ilaria Costanzo
Dan+Z, Cortesi+Petrella. Foto Ilaria Costanzo

Entra in scena fiera, Luisa Cortesi, indossando un paio di scarpe rosse che presto abbandonerà sul palco come un totem femmineo, accanto alla consolle del trombonista Gianluca Petrella. La danza di Cortesi è estatica, sottilmente erotica, contraddistinta dalla ricerca di pattern di movimento che attraverso leggeri sfasamenti si diversificano fino a cambiare forma. Lunghe evoluzioni sul posto si alternano a un lento floorwork, strutturando una relazione con il suono fin troppo cerebrale, che non si esplicita mai in una forma dialogica chiara e afferrabile. La connessione tra Cortesi e Petrella si dispiega infatti soltanto attraverso le trame interne della danza e della musica, sfocia in una ripetizione parossistica dei movimenti e sembra infrangersi nella difficile osservazione domandata al pubblico. L’abnorme dilatazione dei tempi appesantisce la ricerca coreografica, e superflua appare la separazione della performance in due parti, distinte anche visivamente da quel maglione rosso che Cortesi indossa sopra al completo nero durante il finale: la verità del gesto resta forse, in questo concerto danzato, inascoltata.

Quattro performance, quattro interpreti, tre musicisti, due luoghi: un atlante coreografico italiano che trova ancora una volta nel festival fiorentino – diretto nella sezione di danza da Maurizia Settembri – un’occasione per mostrare alcune delle sue pagine.

Gaia Clotilde Chernetich e Alessandro Iachino

Stazione Leopolda, Firenze – maggio 2016

THE SPEECH
creazione Lisi Estaras e Irene Russolillo
interpretazione Irene Russolillo
trattamento audio Spartaco Cortesi
disegno luci Valeria Foti
produzione Fondazione Musica per Roma “Vincitore del Premio Speciale per l’interprete Equilibrio – Roma 2014”, ALDES
col supporto di MIBACT – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo, Regione Toscana – Sistema Regionale dello Spettacolo
collaborazioni les ballets C de la B/studio – Gent, MonkeyMind vzw, Santarcangelo dei Teatri

DAN+Z
Dance + Jazz
VITTORIA DE FERRARI SAPETTO + SIMONE GRAZIANO
una produzione Déjà Donné in collaborazione con Fabbrica Europa

DANIELE NINARELLO + DAN KINZELMAN
una produzione Codeduomo e Novara Jazz in collaborazione con Fabbrica Europa
con il sostegno di CSC Centro per la Scena Contemporanea Bassano del Grappa
residenza artistica presso CAOS – Terni
con il sostegno di indisciplinarte e Associazione Demetra

LUISA CORTESI + GIANLUCA PETRELLA
una produzione Fabbrica Europa / Cab 008
progetto realizzato in collaborazione con Piemonte dal Vivo, Circuito Regionale Multidisciplinare, Lavanderia a Vapore, Centro Regionale per la Danza
con il sostegno di Puglia Sounds

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