A Carrozzerie n.o.t. di Roma debutta Combustione. Umana. Spontanea, punto di incontro tra Valentina Beotti e Bernardo Casertano. Recensione.
Che cosa volevi fare da grande? E che cosa sei diventato? Se ti guardi allo specchio oggi che cosa vedi? Somigli all’idea che avevi di te? La tua vita somiglia alla vita che avresti sempre – o anche solo per un momento – desiderato vivere? Con queste domande crudeli si apre e si chiude l’esperimento Combustione. Umana. Spontanea, che vede l’incontro tra Valentina Beotti e Bernardo Casertano, andato in scena alle sempre affidabili Carrozzerie n.o.t., spazio resistente ai bordi del quartiere Testaccio di Roma.
Il tema, si potrebbe dire a ragione, è quello del lavoro. La sanguinosa battaglia tra due livelli ben distinti dell’essere umano: il corpo privato e il corpo pubblico, avrebbe detto H. D. Thoreau, eterna dicotomia tra chi siamo e chi dobbiamo essere. Ma, scendendo qualche gradino, si potrebbe dire che questo spettacolo parla del grado zero dell’instabilità umana, della tensione fondamentale che distingue la nostra specie da ogni altra: il ragionamento. È ciò che ci unisce e che insieme ci allontana, sembra dire il testo di Valentina Beotti. Una drammaturgia frammentata e densa insieme, ora lirica ora semplicemente esausta, uccisa dal proprio stesso amore per le parole.
A dimostrarlo è il quadro di apertura, con i due corpi nudi e immobili, sdraiati sugli abiti vuoti, su di essi e da essi schiacciati. Camicia, scarpe nere, giacca e cravatta per entrambi. Entrando in sala, si prende posto ai margini di una camera mortuaria: i due sono già cadaveri, ma la vestizione funebre è assegnata a loro. La metteranno a punto in una lunga e lenta sequenza musicata da frequenze disturbanti e introdotta da voci di bambini che sognano, in elenco, le più bislacche professioni, dal «collezionare le cose preziose tipo le figurine» al «capire le formule chimiche», fino ad «andare su Plutone».
Infine i corpi, vestiti, sono pronti ad affrontare la giornata lavorativa, che in un ciclo di azioni reiterate e cariche di urgenza e affanno, somiglia al primo giorno all’inferno. Sarà l’ironia a stemperare il tono disperato aprendo un ghigno di perfido scherno: un pressante interrogatorio tenta di mettere in fila, a ritroso, gli appunti di sensibilità di un corpo quasi allo stremo, lasciando in bocca un sapore fastidioso, come di caramella alla menta mista al catrame del fumo passivo.
Il lavoro dei corpi è meticoloso, variegato e quasi sempre impeccabile, il testo punta alto, bordeggia il rischio di farsi troppo cerebrale, ma viene salvato da una fondamentale assunzione di responsabilità: quella di far collidere due registri e due presenze solo all’apparenza simili realizzando un incontro affascinante e una dimensione realmente sperimentale.
Qualche mese fa avevamo visto uno studio ancora acerbo, intuendo potenzialità brucianti ma non del tutto espresse, non ancora libere di un certo morboso attaccamento alla dittatura del pathos. Veder crescere un lavoro è dunque un grande privilegio e insieme una grande soddisfazione: ora, più che ricostruire il percorso di questa felice sinergia, è invece interessante fermarsi a immaginare dove altro potrà portare.
Per il momento ci godiamo questo passo, che mostra quanto aspra sia la lotta per riuscire a fare quello che siamo e non a essere quello che facciamo.
Sergio Lo Gatto
Carrozzerie n.o.t., Roma – maggio 2016
COMBUSTIONE. UMANA. SPONTANEA.
scritto da Valentina Beotti
diretto e intepretato da Valentina Beotti e Bernardo Casertano