WelcomeTheatre è la nuova piattaforma che porta gli spettacoli teatrali a casa tua caricandone le registrazioni video e facendo pagare un biglietto. Intervista a uno dei fondatori.
Dopo il cinema a casa vostra, ora anche il teatro. Ormai siamo abituati alle pay TV e all’offerta di canali sempre più ampia che ci permette di accedere a numerosi e diversificati contenuti: programmi, serie TV e film. Senza contare poi la facilità di accesso e la vastità dell’offerta proposta da operatori come Netflix che sta cambiando e cambierà ulteriormente il nostro modo di fruire il cinema e la televisione. Per affermarsi, gli e-book, hanno avuto bisogno, nel corso di due decenni, dello sviluppo di dispositivi di lettura dedicati e ancora il loro fiorire (lento e graduale in Italia) fa storcere il naso ai fedeli della carta. Se una digitalizzazione di massa interessasse anche il teatro? Subito, tra i più ortodossi, potrebbe sollevarsi un moto di risentimento, si potrebbe addirittura gridare all’abominio. Sembrerà quindi paradossale se proprio dalle pagine di una testata che fa dell’unicità dell’esperienza teatrale una professione arrivi l’invito ad accettare e comprendere il mutamento, analizzandolo nei suoi scopi e finalità, dialogando sulle intenzioni.
Fino a oggi E-Theatre (poi migrato su E-Performance.tv), è stato uno dei più ampi archivi gratuiti di spettacoli videoregistrati. E la giovanissima piattaforma WelcomeTheatre – the theatre enters your home sembra muoversi a partire da questa idea. La verità è che ci sono molte differenze. Quest’ultima presenta un archivio di video, ordinato per indici di popolarità o per data di caricamento, o navigabile attraverso una ricerca avanzata che divide gli integrali dai trailer (gratuiti) e definisce ampie categorie di linguaggio (Prosa, Musical, Per bambini, Altro) e disciplina la lingua (Italiano o Inglese). I prezzi dei biglietti sono poi ben impressi sulle thumbnail.
Abbiamo incontrato Stefano Santomauro, tra i fondatori, per discutere delle novità di questo portale, approdato online appena lo scorso 27 marzo durante la Giornata Mondiale del Teatro con l’intento di «facilitare a tutti l’accesso al mondo del Teatro, coniugando la tecnologia con l’arte teatrale, attraverso la fruizione della registrazione video degli spettacoli rappresentati nei teatri di tutto il mondo».
Da dove nasce l’idea di WelcomeTheatre?
L’idea del progetto è nata tre anni fa. Io e mio fratello, Claudio Santomauro, siamo entrambi autori teatrali, io sono un drammaturgo e ingegnere informatico, lui è un compositore. Come consulente informatico giravo per le aziende e un giorno mio fratello è venuto da me chiedendomi: «Quanto ci vuole per fare un sito in cui mettere i video degli spettacoli teatrali per farli vedere a degli utenti?». Ovviamente ci voleva del tempo, io all’epoca non ne avevo e quindi l’idea cadde nel dimenticatoio, fino a quando non ho lasciato il lavoro con la volontà di fare qualcosa di mio e a luglio dello scorso anno abbiamo cominciato a sviluppare l’idea WelcomeTheatre facendoci aiutare dal terzo socio fondatore – Nicola Sarnicola head of development – e così abbiamo creato il sito demo.
Ci avete messo poco tempo quindi?
La parte digitale è iniziata da pochissimi mesi. A partire da metà gennaio abbiamo fatto un sito promozionale di tipo informativo con landing page e la classica call to action per concentrarci sull’accoglienza video, in modo da avere un catalogo piuttosto ampio prima del lancio definitivo che è avvenuto a fine marzo.
Qual è il vostro team e quali le vostre competenze?
Oltre a noi tre fondatori, abbiamo un digital strategist Armando Giorgi che ha analizzato la start up e gli obiettivi da raggiungere, progettando poi una strategia web e social media marketing per diffondere il nostro brand e progetto. Intorno alla metà di gennaio abbiamo investito tutte le nostre risorse sulla figura del social media manager, Daniela De Martino, braccio operativo per ciò che riguarda la nostra presenza e comunicazione sui social. Chief technical officer è invece Ivano Cortesini che cura tutta l’aspetto tecnico relativo al sito e al suo continuo aggiornamento; e Marco Volpino, chief operating officer, ci aiuta a monitorare la parte di management dell’azienda.
Come avviene la comunicazione tra la piattaforma e i possibili user e quindi prosumer?
All’inizio la prima strategia comunicativa è stata di tipo face to face. Ci ha aiutato molto il fatto di essere già inseriti nel mondo teatrale. Negli anni abbiamo conosciuto molti autori; sapevamo delle difficoltà nel lavoro e dei guadagni irrisori se non nulli. In seguito abbiamo usufruito del canale social facendo partire delle campagne di marketing per far conoscere la piattaforma. Lo user che accede alla piattaforma vede un trailer gratuito inserito in un catalogo, e se è convinto effettua il pagamento che consiste nel comprare il biglietto dello spettacolo. Mentre gli autori, attori o registi che volessero inserire il loro lavoro devono inviare il file video in redazione e, dopo aver superato la selezione, pagare una piccola quota.
In base a quali caratteristiche vengono scelti i video degli spettacoli e possiedono una tenitura virtuale?
Premettiamo che noi non ci ispiriamo a YouTube. Il nostro obiettivo è che chiunque usufruisca della nostra piattaforma possa vedere il video integrale di uno spettacolo con la miglior risoluzione possibile, perché il nostro destinatario è per noi un vero e proprio spettatore che ha pagato un biglietto. Per questo motivo noi seguiamo un processo di validazione dell’opera in base a dei requisiti che vagliano la qualità video e audio, e dobbiamo ammettere che il materiale pervenutoci e visionato finora è di alta qualità. Il nostro giudizio si ferma all’aspetto tecnico però, non entriamo infatti nel merito di una valutazione estetica: non ci interessa svolgere il ruolo del critico o del direttore artistico perché, per quanto ci riguarda, lasciamo che sia il mercato a scegliere.
Lo spettacolo rimane in cartellone a tempo indeterminato, non pubblichiamo un video con una tenitura limitata ma infinita. Dal punto di vista della catalogazione la nostra home page fornisce ovviamente delle indicazioni: opere in primo piano, i trailer più visti, ultime opere pubblicate.
Qual è stata la risposta iniziale?
Noi ci aspettavamo più diffidenza: il teatro si muove con dei tempi molto lenti ed è ostile ai cambiamenti. Eravamo convinti ci fosse dello scetticismo riguardo all’opportunità offerta di far pagare un biglietto per vedere uno spettacolo dal pc. Abbiamo avuto delle critiche, ma anche tanti utenti che ci hanno difeso affermando che molti spettacoli sono andati a vederli perché prima li avevano conosciuti in video e si sono incuriositi. Inoltre sappiamo che esistono molte compagnie che scrivono testi, li affidano a una regia, scelgono gli attori, investono delle energie – tante – nella realizzazione di un allestimento, il quale viene ripreso per essere inviato ai festival o per partecipare ai bandi e, se ha la fortuna, fa una manciata di date e poi la sua vita si arresta. Noi vogliamo dare nuova vita a quello spettacolo, dargli ancora visibilità e, speriamo, ulteriori possibilità, anche di guadagno.
WelcomeTheatre cosa aggiunge o toglie al teatro?
Iniziamo dal cosa toglie che può essere l’aspetto più prevedibile e scontato e col quale sappiamo di fare i conti. Chiunque vada a teatro sa che vive di una realtà irreplicabile, che quello spettacolo sarà diverso ogni attimo, ogni replica. Il video immortala una sola rappresentazione fermandola nel tempo e con esso si perde l’esperienza di andare e stare a teatro. Welcome Theatre ha però la pretesa di farti vivere un’esperienza diversa, e se lo spettacolo è meritevole, io sfido chiunque nel dire che non ha passato una bella serata. Anche seduto sul divano di casa propria. L’avventura digitale non preclude l’avventura reale del teatro. Noi non vogliamo che il Teatro sparisca dai teatri, anzi crediamo fermamente che la nostra possa e debba essere una modalità di rilancio.
Quale alternativa proponete e quanto può essere definita un’alternativa culturale?
WelcomeTheatre è un’azienda, è innegabile. Dopo attenti studi di mercato abbiamo avuto la conferma di ciò che era purtroppo già chiaro. Il nostro paese investe soltanto 370 milioni di euro per il settore teatro. In Gran Bretagna, prendo un mercato di riferimento, un miliardo. Secondo me, e lo dico con tutta l’umiltà possibile, il problema principale è che rifuggiamo l’idea di unire il business al teatro, pensando possa distruggerlo. Il business può essere un grande volano di supporto invece per ambiti che necessitano di reinventarsi per sopravvivere alla crisi. Il business potrebbe usare il teatro come a sua volta il teatro potrebbe usare il business per trarne profitto. Questa è la sfida e noi vogliamo provarci.
Lucia Medri
consulta anche il blog della piattaforma alla pagina teatrodigitale.com