Con I vicini Fausto Paravidino utilizza (superandoli) i meccanismi del cinema di genere realizzando uno spettacolo imprevedibile. Recensione
Trattenersi dietro le porte ad ascoltare, sbirciare dalla finestra senza farsi vedere, salutare ad occhi bassi immaginando la vita segreta di chi abita accanto a noi. A chi non è capitato di fantasticare su un vicino di casa appena arrivato? Ma attenzione, la storia teatrale di cui parliamo non è una di quelle faccende da film all’americana dove si litiga, si ride e si fa pace, qui alla fine nulla sarà come prima. Una coppia, Fausto Paravidino e Iris Fusetti, vive ormai da qualche tempo in una casa, la cui sezione riguardante l’ingresso e il salone è ricostruita con alte pareti bianche sul palco del Piccolo Teatro Eliseo. Non è un appartamento dal design ricercato, è spazioso, ma con vecchi infissi e una porta in legno altrettanto vecchia. Al centro della scena un divano e una poltrona sono sistemati attorno a un tavolo basso che occupa lo spazio di un tappeto grigio. Dello stesso colore i mobili. Una scena del genere ha senso solo se ha un valore drammaturgico. Infatti qui l’accento dal punto di vista visivo è posto non su ciò che vediamo, ma su ciò che è nascosto. Aprendo la porta dall’atrio si nota proprio l’ingresso dei vicini, è un pianerottolo che si tinge di colori rossi, è un piccolo spazio attiguo nel quale il nostro sguardo non potrà che infilarsi all’improvviso. E sulla sinistra c’è un corridoio che porta alla cucina, del quale vediamo solo la parte iniziale: una finestra mostra proprio quel lato della casa dove il corridoio è diretto, ma ancora una volta chiuso alla nostra vista da un’altra finestra.
È arrivata una coppia di nuovi vicini ad occupare l’appartamento dove viveva una vecchia vedova, ma, diffidenze iniziali a parte, nei rapporti avvertiamo da subito qualcosa di poco chiaro. Il personaggio interpretato da Paravidino è sempre in pigiama, a casa, nulla ci viene detto del suo lavoro, della sua vita e la conoscenza dei nuovi dirimpettai porta con sé anche uno svelamento della crisi nella coppia. A sgretolarsi lentamente sono le certezze rispetto al quotidiano, alla sequenza degli avvenimenti, alla veridicità dei ricordi e di conseguenza a deteriorarsi sarà la fiducia reciproca.
Intanto un elemento sovrannaturale fa sbandare le personalità delle due donne: Iris Fusetti e Sara Putignano riescono a far apparire tutto molto semplice e immediato, ma in realtà sta accadendo qualcosa di bizzarro. Si conoscono da pochissimo eppure le troviamo sul divano intente in ambigue effusioni. A dire il vero è la relazione tra i due gruppi a presentarsi da subito come qualcosa di inusuale. Tra i due uomini da subito si polarizza uno scontro inevitabile, il nuovo arrivato è una sorta di alter ego del protagonista: uno è mingherlino, affettuoso nei confronti della compagna e orgoglioso della propria parte femminile, l’altro, interpretato da Davide Lorino, è corpulento e alto, con una spiccata propensione al comando, anche della moglie. Ma cos’è che porta la relazione tra i quattro a un punto di non ritorno? Di tanto in tanto si sente qualcuno che sussurra ripetendo le parole pronunciate sul palco o mozziconi di frasi; appare una figura in controluce (Barbara Moselli sostituisce Monica Samassa dopo la recente scomparsa), per pochi secondi, solo guardando attentamente si intuisce l’ingegnoso trucco; e non è una proiezione.
La scrittura dell’autore genovese è densa e stratificata (anche di spunti comici): contagiata dal cinema horror e attraversata da scosse degne di un thriller non rinuncia però a ricercare quella complessità che apre a una visione prismatica. Regia e impostazione attorale a tratti smontano piacevolmente la serietà dei temi e delle atmosfere; gli interpreti si trovano a proprio agio, sempre pronti a varcare quel limite che li porterebbe oltre il piano del dramma per diventare personaggi bidimensionali, quasi da fumetto. Non a caso il finale congela la paura e le atmosfere horror con un monologo recitato dalla vecchia vicina, il fantasma aveva bisogno della scena: il racconto che si fa teatro, per lei, è la liberazione.
Andrea Pocosgnich
Piccolo Teatro Eliseo, Roma, in scena fino al 24 aprile 2016
I VICINI
Di Fausto Paravidino
Con Iris Fusetti, Davide Lorino, Fausto Paravidino, Sara Putignono, Barbara Moselli
Regia Fausto Paravidino
Scene Laura Renzi
Costumi Sandra Cardini
Luci Lorenzo Carlucci
Testo commissionato dal THÉÂTRE NATIONAL DE BRETAGNE
Produzione Stabile di Bolzano
Organizzazione e distribuzione Nidodiragno