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Astronave51. La fantascienza di Philip Dick

Astronave51 di Caterina Carpio e Alice Palazzi porta la fantascienza ai più piccoli. Recensione

Foto Ufficio Stampa
Foto Ufficio Stampa

In un’intervista del 1978, quattro anni prima della sua morte, un giornalista del New York Times chiese allo scrittore Philip K. Dick per quale motivo avesse scelto di occuparsi di fantascienza. La risposta fu: «Perché sono sempre stato una persona curiosa». Forse a conoscenza di questo aneddoto, Caterina Carpio e Alice Palazzi citano la curiosità come uno dei nodi cardine del loro spettacolo per bambini dai 6 anni in su, Astronave51, finalista al Premio Scenario Infanzia 2014 e presentato in doppia replica al Teatro India di Roma, che collabora alla produzione con lacasadargilla.
Dick è stato autore di pietre miliari del genere come La svastica sul sole, Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (meglio conosciuto con il titolo Blade Runner, nella versione cinematografica di Ridley Scott), Ricordiamo per voi (da cui Paul Verhoeven trasse Total Recall), Minority Report, Modello Due (che divenne film nel 1995 con il titolo di Screamers). Ma in mezzo c’è una piccola perla, Nick e il Glimmung, unico romanzo per bambini.

La Terra è ormai diventata la proverbiale “colata di cemento”, la nuova legge vieta la custodia di animali domestici. Così il giovane Nick infila il suo coniglio Tito nello zaino, si fa coraggio e si imbarca per un viaggio interplanetario che lo porterà sul Pianeta dell’Aratro, oasi extraterrestre dove agli animali viene assegnato un lotto di libertà. Nella grande tradizione del romanzo di formazione (che rielabora la struttura del poema epico), come in Oliver Twist, Tom Sawyer ma del resto anche in Pinocchio o Alice nel Paese delle Meraviglie, il protagonista compie un viaggio alla scoperta di se stesso, entrando in contatto con una serie di personaggi simbolo. Qui si tratta di creature, ora buffe ora inquietanti, i cui caratteri presentano un elemento comune: la diversità. Un sapore fortemente beckettiano pervade personaggi come il traghettatore muto che parla solo per cartelli o la coppia di alieni che si addormenta giocando perché sembra dimenticare il senso stesso del gioco; il vecchio saggio – una tenda da campeggio animata dall’interno – funge da oracolo che svelerà il segreto per sconfiggere il Glimmung, una sorta di Nulla de La Storia Infinita che minaccia di inghiottire tutto e finirà per esplodere dalle risate per il solletico del pelo di coniglio.

Foto Ufficio Stampa
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Gli interpreti si lasciano andare al divertimento e tengono sul pubblico dei più piccoli un’attenzione quasi sempre impeccabile, salvo i momenti in cui certe scene di soliloquio si prolungano troppo. Riesce a non stonare neppure l’interpretazione che l’adulto Fortunato Leccese dà di Nick, dove il carattere bambinesco non è poi tanto nel gesto o nella voce, quanto negli abiti sgargianti e tempestati di gadget luminosi. La drammaturgia è ben equilibrata e intelligentemente racchiusa in un piano narrativo ulteriore in cui è una stazione radio intergalattica a raccontare la storia, consegnando ai bambini l’elemento familiare della favola della buonanotte. Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro di Giuliano Scarpinato aveva di fatto dato uno schiaffo alla consuetudine nei temi trattati e nel linguaggio.
Questo esperimento non è da meno, indirizza in una modalità leggera, ritmata e perfettamente comprensibile questioni come il contatto con il diverso, l’avvicinamento senza pregiudizi: l’immaginazione fanciullesca tramuta così la minaccia distopica nella ricerca di un’alternativa puramente umana.
In presenza di un’architettura così ben curata anche dal punto di vista visivo, la fantascienza per bambini è allora possibile, ancor di più lo è immaginare un buon futuro per queste stagioni del teatro ragazzi.

Sergio Lo Gatto

Teatro India, Roma – aprile 2016

ASTRONAVE51
scritto e diretto da Caterina Carpio e Alice Palazzi
liberamente ispirato al romanzo Nick e il Glimmung di Philip K. Dick
con Caterina Carpio, Fortunato Leccese, Alice Palazzi
produzione lacasadargilla in collaborazione con Teatro di Roma

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Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto è giornalista, critico teatrale e ricercatore. È stato consulente alla direzione artistica per Emilia Romagna Teatro ERT Teatro Nazionale dal 2019 al 2022. Attualmente è ricercatore presso l'Università degli Studi Link di Roma. Insegna anche all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, alla Sapienza Università di Roma e al Master di Critica giornalistica dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" di Roma. Collabora alle attività culturali del Teatro di Roma Teatro Nazionale. Si occupa di arti performative su Teatro e Critica e collabora con La Falena. Ha fatto parte della redazione del mensile Quaderni del Teatro di Roma, ha scritto per Il Fatto Quotidiano e Pubblico Giornale, ha collaborato con Hystrio (IT), Critical Stages (Internazionale), Tanz (DE), collabora con il settimanale Left, con Plays International & Europe (UK) e Exeunt Magazine (UK). Ha collaborato nelle attività culturali e di formazione del Teatro di Roma, partecipato a diversi progetti europei di networking e mobilità sulla critica delle arti performative, è co-fondatore del progetto transnazionale di scrittura collettiva WritingShop. Ha partecipato al progetto triennale Conflict Zones promosso dall'Union des Théâtres de l'Europe, dove cura la rivista online Conflict Zones Reviews. Insieme a Debora Pietrobono, è curatore della collana LINEA per Luca Sossella Editore e ERT. Tra le pubblicazioni, ha firmato Abitare la battaglia. Critica teatrale e comunità virtuali (Bulzoni Editore, 2022); con Matteo Antonaci ha curato il volume Iperscene 3 (Editoria&Spettacolo, 2018), con Graziano Graziani La scena contemporanea a Roma (Provincia di Roma, 2013). [photo credit: Jennifer Ressel]

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