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Tribes. Udenti e sordi in una sola moltitudine

Al Teatro Piccolo Eliseo, dopo lo spettacolo Tribes di Nina Raine, l’incontro tra il pubblico e la compagnia per parlare di teatro e sordità.

foto ufficio stampa
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Al termine della pomeridiana di Tribes al Teatro Piccolo Eliseo di Roma il pubblico di udenti che parlano e di sordi che segnano nella loro lingua rimane in sala; prendo posto, mi guardo in quel gruppo di persone e penso a “sordo” e “lingua” come a due significanti che ho imparato a utilizzare di nuovo parlando con la regista Elena Sbardella, mentre sorridendo correggeva il mio “non udente” e il mio “linguaggio”, e mi invitava a tornare a teatro per l’incontro con la compagnia e con alcune delle persone che in diversa maniera sono state coinvolte in quel processo creativo e umano che è stata l’esperienza di Tribes.

Quando l’incontro inizia, con Luca Des Dorides dell’Istituto Statale Sordi – Roma a moderare gli interventi, si apre all’improvviso una prospettiva sulla quale si situa lo stato attuale del teatro per sordi in Italia: ancora lontanissimo dall’incredibile successo di questi giorni a Broadway di Spring Awakening della Deaf West Theatre, ma finalmente messo nella condizione di poter fare i suoi primi passi sulla scena nazionale. «Non mi aspettavo che il 2015 e il 2016 potessero essere due anni così intensi per il teatro. In Italia manca molto una formazione professionale per attori sordi e invece quest’anno siamo riusciti ad avere addirittura due spettacoli, e questo mi rende molto felice» dice Deborah Donadio, consulente e preparatrice LIS nel suo messaggio video, riferendosi a Tribes e a Figli di un dio minore, quest’ultimo andato in scena a Roma al Teatro Sala Umberto e in questi giorni al Politeama Rossetti di Trieste.

foto ufficio stampa
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Tribes è uno spettacolo di Nina Raine – rappresentato con successo al Royal Court Theatre di Londra e al Barrow Street Theatre, off-Broadway – che a novembre è stato selezionato come testo per la rassegna Trend – nuove frontiere della scena britannica al Teatro Belli e che ora è in scena sul palco più piccolo del teatro di via Nazionale. Una tragicommedia che, alternando lo humour inglese al dramma familiare, mette in relazione il tema della famiglia con quello della sordità, come due “tribù” di uomini costrette in qualche maniera a condividere assieme il proprio amore e il proprio disagio. «Tribes è un testo sull’identità e arriva allo scontro clou nel momento in cui si mettono a confronto delle identità che hanno delle diversità apparentemente inconciliabili: sordi e udenti» ribadisce Elena Sbardella, prima di raccontare come avesse inconsciamente sposato la volontà dell’autrice di scegliere un ragazzo sordo per la parte di Billy, figlio di una famiglia politicamente scorretta che incontrerà un’altra famiglia, quella dei deaf e della lingua dei segni, in Silvia, giovane donna nata da genitori sordi che sta per perdere l’udito.

foto ufficio stampa
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L’interpretazione di Federico D’Andrea (Billy), alla sua prima esperienza teatrale, attore sordo che parla e usa la lingua dei segni, amplifica in scena non solo la ricerca di Alice Spisa prima e Deniz Özdoğan poi, impegnate nel recitare  tra parola e LIS, ma amplifica soprattutto il sano cinismo di un testo in buona parte irriverente, supportato da una regia che lascia spiare come da un buco sulla parete l’universo della non comunicazione in una famiglia disfunzionale. Interessante come i sovratitoli per sordi diventino alla fine sottotesto del non ascoltato, svelando la debolezza del caustico e politically (in)correct lessico famigliare che domina la casa. La regia di Elena Sbardella e la disponibilità all’ascolto degli interpreti riesce in questo: delineare senza delimitare. «Il rischio era quello di essere “buoni”, quindi di edificarsi tutti come se stessimo facendo un’opera meritoria, e invece stiamo facendo una commedia che rappresenta una realtà molto complessa. La complessità è la cosa più interessante di questo testo» coglie Stefano Santospago, nel ruolo del padre.

La sordità costringe dunque gli attori e il pubblico a interrogarsi sui piani di ascolto, non solo linguistici, ed è proprio Rosa Anna Rinaldi (Aiuto Regia per la LIS) a sottolineare come sia stato fondamentale per la riuscita dello spettacolo il lavoro di ponte tra la cultura sorda e quella udente fatto con due laboratori all’Istututo Statale Sordi. Lavoro che si ritrova nelle parole di Deniz Özdoğan, alle prese con le problematiche del suo personaggio “Coda” (Children of Deaf Adults) che sta diventando a sua volta sordo. «È molto difficile raccontare la crisi di chi perde l’udito e mette in discussione la comunità nella quale sta entrando» ci confida Deniz Özdoğan «il filo che ho trovato è stato non parlare del mondo dei sordi di orecchio, ma dei sordi di cuore, perché il testo in fondo parla di quello, di non saper amare o di saper amare, aprire le orecchie, gli occhi, il cuore, ascoltare, riuscire ad aprirsi, non più separarsi, in comunità, in tribes, l’amore ci insegna finalmente a unirci».

TRIBES122_11 MEDIAIn sala intanto anche il pubblico è diventato tutt’uno; mi capita di applaudire battendo le mani, con gli udenti, o alzandole in aria, con i sordi. Gli interpreti traducono simultaneamente, i gesti della LIS riportano alla comunicazione la passione fisica vista nello spettacolo. «Quest’esperienza mi ha insegnato quanto a volte la parola sia sopravvalutata nello scambio di informazione tra due persone, quanti altri canali ci siano per esplorare un contatto»; tra gli ultimi interventi Barbara Giordano, nel ruolo della sorella del figlio sordo, offre la sua restituzione. E il teatro di Tribes, sicuramente, è uno di quei canali.

Luca Lòtano
Teatro Piccolo Eliseo, Roma – 6/24 gennaio 2016

TRIBES
di Nina Raine
regia Elena Sbardella
con Stefano Santospago, Ludovica Modugno, Barbara Giordano, Luchino Giordana, Federico D’andrea, Alice Spisa/Deniz Özdoğan
assistente alla regia Giulia Cosentino
interprete e aiuto regia per la LIS Rosa Anna Rinaldi
consulente preparatrice LIS Deborah Donadio
interprete LIS Chiara Lipparelli
supervisione costumi ed elementi scenici Alda Cappellini
sopratitoli per sordi a cura di CulturAbile
con la collaborazione dell’ISSR di Roma
produzione Artisti Riuniti

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Luca Lòtano
Luca Lòtano
Luca Lòtano è giornalista pubblicista e laureato in giurisprudenza con tesi sul giornalismo e sul diritto d’autore nel digitale. Si avvicina al teatro come attore e autore, concedendosi poi la costruzione di uno sguardo critico sulla scena contemporanea. Insegnante di italiano per stranieri (Università per Stranieri di Siena e di Perugia), lavora come docente di italiano L2 in centri di accoglienza per richiedenti asilo politico, all'interno dei quali sviluppa il progetto di sguardo critico e cittadinanza Spettatori Migranti/Attori Sociali; è impegnato in progetti di formazione e creazione scenica per migranti. Dal 2015 fa parte del progetto Radio Ghetto e sempre dal 2015 è redattore presso la testata online Teatro e Critica.

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