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Teatro delle Albe. Quanto dura l’amore, quanto è dura l’anarchia

QUINTA DI COPERTINA. Amore e anarchia – Uno spettacolo del Teatro delle Albe continua il dialogo scenico dei due internazionalisti Maria Luisa Minguzzi e Francesco Pezzi

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Ha ragione Gerardo Guccini quando dice che «fra il lettore e lo spettatore, c’è la tipologia intermedia – oggi piuttosto screditata – dello spettatore che ha letto anche il testo». Lo spettatore che accede a quell’insieme di segni che precedono la manifestazione. E poi, dopo la visione, ce ne sono altri di segni da osservare, postumi, spesso dispersi, forse gli unici da annoverare come parola nuova, come segno della messa in scena, sintesi del polimero drammaturgo-regista-attore-pubblico. Questi i segni che in Amore e anarchia – Uno spettacolo del Teatro delle Albe  sono raccolti e articolati con passione in un’opera che si fa sineddoche, nell’etimologia calzante del “ricevere assieme”, dove la parte e il tutto si alternano tra la pagina scritta, la storia, l’analisi della creazione e la risposta alla messa in scena.

La storia è quella di Maria Luisa Minguzzi e Francesco Pezzi, due anarchici ravennati vissuti a cavallo tra ottocento e novecento, tra militanza politica e un amore assoluto, rimasti in vita invisibili al mondo nella scuola Volkano di San Bartolo, continuando a percepire i rumori di oggi e a dare eco alle voci di ieri in un omaggio all’anarchia che nella terra di Romagna rivive la sua luce intensa, abbagliante come il cranio lucente di Luigi Dadina e lo sguardo di Michela Marangoni, e il buio della persecuzione, del carcere, del suicidio, della malattia. Il titolo sembra saltar fuori da una biblioteca impolverata, eppure le pagine ci restituiscono un ritratto verista che disvela la dimensione onirica di ciò che l’anarchia e l’amore sono stati e di cosa potrebbero essere oggi se li lasciassimo parlare.

È la Drammaturgia del testo e delle immagini a dare il ritmo del passo a Visioni e contesti, quegli sguardi critici e prospettici che aiutano il passante a riconoscere la prospettiva teatrale e storiografica, a indicare cosa osservare inerpicandosi tra le felci della foresta di Vallombrosa, dove sovrastati da enormi abeti bianchi un nugolo di anarchici concludeva il terzo congresso dell’Internazionale; Massimo Marino, Marco Martinelli, Ermanna Montanari, Massimo Ortalli e Cristina Valenti additano visioni e contesti come il fiore dell’elianto che spicca per le strade tortuose, avventurose di Amore e anarchia. Il terzo passaggio è Il percorso dello spettacolo, testimonianza curata da Cristina Valenti con chi su quel sentiero ha coraggiosamente camminato, e di chi, come Michele Pascarella nel suo prezioso diario, ne ha appuntato impegno e direzione. La risposta alla messa in scena è affidata alle Lettere, missive dal presente indirizzate alla passione senza tempo di Gigia e Francesco, lasciando all’immagine in bianco e nero del Sipario il processo storico agli Internazionalisti, perché solo della condanna la storia ha lasciato traccia.

Attraverso le tenebre della creazione Teatro delle Albe riapre sul presente una lezione storica fatta di ideali sociali, mai come oggi spunto necessario per illuminare il buio dell’annichilimento politico e culturale, per superare il terrore dell’assenza nell’incontro con l’altro. Una lezione di storia, di teatro, un allestimento scenico fatto d’inchiostro, uno spettacolo che estende la sua durata e il suo spazio nella ricreazione della lettura; questo è il libro curato da Cristina Valenti e edito da Titivillus. «Da quanto duriamo Gigio? Tu, Marcella, Marco e io?» chiede Ermanna Montanari al suo Teatro delle Albe. E perché sono ancora in vita quei due anarchici con il loro messaggio rivoluzionario? si chiede il lettore/spettatore. È Peter Handke a rispondere, dalle pagine del libro, in una strofa che vorremmo cantare assieme ai due attori, come coro al canto Addio a Lugano che chiude lo spettacolo «La durata ha a che fare con gli anni, con i decenni, con il tempo della nostra vita: ecco, la durata è la sensazione di vivere».

Luca Lòtano

AMORE E ANARCHIA – Uno spettacolo del Teatro delle Albe
a cura di Cristina Valenti
scritti di Claudia Bassi Angelini, Daria Bonfietti, Luigi Dadina, Pietro Fenati, Laura Gambi, Domenico Gavella, Gerardo Guccini, Alessandro Luparini, Maurizio Maggiani, Michela Marangoni, Massimo Marino, Marco Martinelli, Ermanna Montanari, Massimo Ortalli, Sara Panzavolta, Andrea Papi, Michele Pascarella, Cristina Valenti
fotografie di Davide Baldrati
edizione Corazzano (Pisa) Teatrino di Fondi/Titivillus Mostre Editoria, 2015
pagine 168, Euro 15.00
ISBN 978-88-7218-405-9

 

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Luca Lòtano
Luca Lòtano
Luca Lòtano è giornalista pubblicista e laureato in giurisprudenza con tesi sul giornalismo e sul diritto d’autore nel digitale. Si avvicina al teatro come attore e autore, concedendosi poi la costruzione di uno sguardo critico sulla scena contemporanea. Insegnante di italiano per stranieri (Università per Stranieri di Siena e di Perugia), lavora come docente di italiano L2 in centri di accoglienza per richiedenti asilo politico, all'interno dei quali sviluppa il progetto di sguardo critico e cittadinanza Spettatori Migranti/Attori Sociali; è impegnato in progetti di formazione e creazione scenica per migranti. Dal 2015 fa parte del progetto Radio Ghetto e sempre dal 2015 è redattore presso la testata online Teatro e Critica.

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