Tra le molteplici offerte teatrali, sul Taccuino Critico si appuntano segni di sguardi diversi che rispondono a un’unica necessità: osservare, testimoniare, dar conto dell’espressione pura, del piccolo e grande teatro…
Francesco Montanari e i (Cattivi) ragazzi
di Viviana Raciti
Una sala stracolma quella del Teatro della Cometa. Non siamo alla prima anche se la presenza in scena di Francesco Montanari, noto soprattutto per il suo “Libanese” nella serie tv Romanzo Criminale, giustificherebbe le giovani fan accalorate in pellicce fuori stagione che applaudiranno a ogni cambio scena. In questo Cattivi Ragazzi, tuttavia, non è lui a indossare la maschera del delinquente, quanto sette giovani ragazzi rinchiusi in un riformatorio, ai quali Montanari, in veste di insegnante ingenuo ma generoso, saprà indicare un percorso educativo. Sono proprio loro, questi giovanissimi provenienti da una scuola di recitazione e ora confluiti nell’omonima Compagnia Omnes Artes che, alternanandosi in due cast, fanno da reale traino per l’entusiasmo in platea e per l’energia sul palco… [continua a leggere]
Gli Emigranti di Fares e il tempo di tornare
di Luca Lòtano
Torno a teatro a vedere Emigranti di Giancarlo Fares una seconda volta, esattamente una settimana dopo aver assistito alla prima. Al mio ritorno la sala (una trentina di posti) è nuovamente piena, soprattutto di giovani attori, ma non solo, nonostante siano le 20:00 di un martedì di novembre. Scendo le scale del Teatro dell’Orologio, anfiteatro naturale per il testo del 1974 di Slawomir Mrozek, e mi infilo nel sotterraneo nel quale l’autore ambienta la notte di capodanno di due emigranti polacchi in una città straniera. Altra situazione politica, altra Europa, stesso processo migratorio «si fugge da qualcosa o verso qualcosa?». Eppure è proprio quel desiderio lontano, di uscire dallo spaesamento geografico e sociale per tornare in superficie, il bunker nel quale restano intrappolati i due emigranti del testo di Mrozek, quando il desiderio è cancrena e rimane tale, fermo sull’immagine illesa di un possibile che rinuncia a farsi attraversare dal presente… [continua a leggere]
Il sogno di Cordelia: Marina Carr letta da Binasco e Saponangelo
di Andrea Pocosgnich
Per un Teatro Nazionale, come il Teatro di Roma, sarebbe un modello da seguire: piccole produzioni a basso costo che servano da scandaglio, sonde lanciate nello spazio siderale della nuova drammaturgia. Piccoli eventi a metà strada tra la lettura a tavolino e la messinscena per scoprire nuovi autori italiani e stranieri. Trend fa questo ormai da diverse stagioni, specificatamente per i testi di area britannica e irlandese. Si va al Teatro Belli in autunno per cogliere sconosciuti frutti. Il caso di Marina Carr è davvero incomprensibile: come può non essere prodotta nel nostro paese una scrittrice di questa evidente potenza? Qualche stagione fa apparse al Teatro Eliseo un suo Marble, poi niente più. Ci vorrebbe poco per una produzione, pubblica o privata, e scommettere su questo The Cordelia Dream letto con maestria, trasporto e grande intuito da Valerio Binasco (che ne ha imbastito anche la regia grezza) e Teresa Saponangelo… [continua a leggere]
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