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Andrea Cosentino e Roberto Castello. L’arteconomia

Andrea Cosentino e Roberto Castello con Trattato di economia a Teatri di Vetro. Recensione in taccuino critico

andrea cosentino
Foto Dietrich Steinmetz

C’è una frase che mi sono detto subito dopo aver visto il Trattato di economia di Roberto Castello e Andrea Cosentino, è una frase che non hanno detto loro ma che mi pare abbia attraversato l’intera messa in scena, salutata da un grande trasporto di pubblico per Teatri di Vetro 9 in prima nazionale al Teatro Vascello. Ho pensato che il teatro ha come intimo fine il senso, là dove lo spettacolo si accontenta di avere come obiettivo primario il consenso, che gli somiglia. Ma non è.

Il tono e l’ambientazione sono inizialmente quelli di una conferenza in cui verrà non solo analizzato ma trasposto in forma scenica, quindi con una dote di fruibilità accresciuta dal potere visuale, il tema della teoria economica, applicata in forma pratica. Attraverso giochi linguistici e coreutici questo che viene definito “coreocabaret”, in cui si ride e molto con estrema intelligenza, riesce nel difficile compito di tenere insieme una tematica ostica come appunto l’economia, che ha esteso il proprio dominio a ogni ambito delle attività umane, con l’elettrizzazione della scena promessa e mantenuta dall’abilità del comico, grazie alla quale l’opera prende forma su fondamenta solide, geometriche, ma si sviluppa attraverso l’estremizzazione degli elementi di cui sono composte, secondo stile e poetica. Insomma, per farla breve, anche una casa di Gaudí ha le fondamenta di una casa cantoniera.

Lungo quest’opera che parafrasando Flaiano potrebbe definirsi “l’economia spiegata ai poveri”, ironizzando sui termini della finanza di cui sono pieni tutti gli organi di informazione e che arrivano a noi come una piena di fiume contro cui non sappiamo quale argine porre, Castello e Cosentino evidenziano i paradossi della nostra società che poggia su caratteristiche non più certe, ripetute fino al punto di farsi vuote, mentre i piani dei governi nazionali mostrano sempre meno sensibilità. Ma non è tutto, perché di artisti parliamo, e tra i migliori del teatro contemporaneo. E per questo si parla di forma, di professione d’artista, del valore del denaro nell’arte. Perché parlando d’altro, l’arte, parla di sé. E non possiamo non ascoltare. Perché parlando d’altri, l’arte, parla di noi.

Simone Nebbia

visto al Teatro Vascello, Roma – Novembre 2015

Questa recensione fa parte del Taccuino Critico. Clicca qui per leggere le altre

TRATTATO DI ECONOMIA
coreocabaret confusionale sulla dimensione economica dell’esistenza
scritto, diretto ed interpretato da ROBERTO CASTELLO e ANDREA COSENTINO
assistente ALESSANDRA MORETTI
direzione tecnica LUCA TELLESCHI
realizzazione oggetti di scena PAOLO MORELLI
produzione ALDES
con il sostegno di MIBACT/Direzione Generale Spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA/Sistema Regionale dello Spettacolo
durata 1h ca.

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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