Al Teatro Sala Umberto Lorenzo Lavia mette in scena Il Metodo dal testo di Jordi Galceran. Recensione in Taccuino Critico
Definito da El País come il “re della commedia nera”, Jordi Galceran, drammaturgo, sceneggiatore e traduttore catalano è noto soprattutto per Il Metodo Grönholm, testo del 2003 e da poco messo in scena in Italia da Lorenzo Lavia. La volontà del regista di una «maggiore astrazione» manifesta anche nell’abbreviazione del titolo in un «più immediato» Il Metodo, poco distanzia l’originale pièce dalla versione vista da poco a Roma al Teatro Sala Umberto (nella quale peraltro situazioni e nomi dei personaggi rimangono fedeli all’originale), poiché già il testo in sé si presta a una riflessione applicabile in più di un campo.
Fulcro della vicenda è un gioco al massacro nel quale quattro personaggi, rinchiusi in una stanza si trovano a concorrere per un unico allettante posto aziendale attraverso una particolare modalità di selezione a tappe senza possibilità di uscire pena la perdita del diritto acquisito. La dissezione e la disumanizzazione dei rapporti lavorativi e umani, testimoniate fin da un primo sguardo nell’asetticità costosa e minimal delle scene di Gianluca Amodio che piazza tra traliccio e palco un congegno di posta pneumatica – quasi fossimo in un’ambientazione apocalittica e però abusata à la Orwell – cela un costante rimando metateatrale. I personaggi, tutti nettamente tratteggiati hanno su di loro un ruolo: il loro stereotipato comportamento, in un equilibrio tra sarcasmo e ridicolo che in questi attori non si è sempre ritrovato, dovrebbe risultare funzionale alla spietatezza lavorativa che qui si vuole mettere a nudo. La situazione si rivela presto una trappola per topi nella quale il più furbo a smascherare gli altri vincerebbe il pezzo di formaggio. Ciascuno di loro, metodicamente diremmo, verrà messo in crisi, denudato della maschera dell’efficacia da perfetto pretendente (o di una delle tante). A turno gli altri chiedono che si venga loro creduti, che il “gioco” messo in piedi non travalichi la realtà che li sta circondando e che quella finzione rimanga tra quelle quattro mura. Come non leggere una sottolineatura allora il diretto riferimento allo psicodramma di Moreno tirato in ballo dal sarcastico e cinico dei quattro, reso da Giorgio Pasotti con nervo e tenacia, sicuramente tra i quattro il più credibile nell’interpretazione. Il ritmo delle scene regge la scena unica, salvo cadere in alcuni buchi. La commedia nell’ufficio rischia la farsa per poi piombare nel dramma, ma quel luogo rischia di farsi specificazione: senza una brillantezza uniforme, senza attori che spicchino nel loro annullarsi in quanto tali, facendosi personaggi a noi uguali e proprio per questo minaccia tremendamente vicina, universale, questo metodo rimane “d’ufficio”.
Viviana Raciti
Twitter @viviana_raciti
Visto al Teatro Sala Umberto – Ottobre 2015
Questa recensione fa parte del Taccuino Critico
IL METODO
di Jordi Galceran
versione italiana di Pino Tierno
con Giorgio Pasotti, Fiorella Rubino, Gigio Alberti, Antonello Fassari
regia di Lorenzo Lavia
scene Gianluca Amodio
costumi Alessandro Lai
Produzione Officine Del Teatro Italiano – Oti