Compagnia DeMix riporta in scena Ri-evolution al Teatro Sala Uno. Recensione in Taccuino Critico
Che la provocazione non sia un gusto. Ma sia provocazione. C’è un certo danno dell’atto ritrasformato in potenza, della volontà ridotta a categoria estetica. Ma non si tratta, o non sempre, di una povertà linguistica. In alcuni casi ciò avviene per un impedimento autoindotto, una mancata conoscenza dei propri caratteri artistici e un difetto di fiducia nella propria caratura. Ossia, si compita un buon progetto artistico, si nobilita di conoscenze tecnologiche e attorali, ma si permette che la drammaturgia sfugga di mano e che qualche incertezza scoraggi la buona intuizione. In questo rischio si è impigliata la Compagnia DeMix, nata nel 2008 per mano dei due fratelli Paolo e Roberto Di Maio e capace di mescolare influenze diverse, dedicando alla contaminazione tra di esse la propria ricerca espressiva. Il loro lavoro più duraturo si chiama Ri-evolution, risale al 2012 ed è stato di nuovo proposto in scena al Teatro Sala Uno di Roma.
La donna. O quel che c’è da recuperarne. Il tema affianca il femminile con curiosità e una calcata ironia, dissotterrando l’aggettivo tradotto in sostantivo – femminile – fino a riportarne in luce aspetti che si tende a considerare scomodi, indicibili, per questo dunque così poco affrontati. Eva, prima delle donne, succede a una mela proiettata che un vassoio cela allo sguardo, finché la sua voce non inizierà a dialogare con il corpo, che nel frattempo si è fatto schermo di un proverbiale serpente in cerca di non mordersi la coda, quello del videogioco Snake. L’ingresso di due donne, incatenate l’una a una sedia da ufficio con le ruote e l’altra alla scrivania, espone la confessione di Eva e la tramuta in questo mostro a due teste: l’amante stanziale e l’amante da viaggio; entrambe le teste si muovono, letteralmente, in un meccanico inesauribile pompino, fulcro di nutrimento e di una posizione sociale, alquanto visibile dalla scena che si propone. Il loro dialogo è una partitura ciclica che ogni volta perde qualche pezzo, mostra i buchi di una lenta trasformazione e si affaccia in una progressiva coscienza; le scuote soltanto l’arrivo dell’uomo, mascherato, cui segue una nuova confessione di colei che non è chiamata all’opera. Buona la scrittura che ha prodotto qualche scandaloso richiamo all’attenzione, pur con qualche azzardo di metafora un po’ eccessivo, attraente la sequenza di immagini e suoni ora d’ambiente ora di sistema, battenti le due ottime attrici Roberta Mattei e Beatrice Fedi che si scambiano esperienze e consigli. Il lavoro sarebbe pulito e completo. Perché non lasciare che siano loro a chiudere e permettere invece che torni Eva (Francesca Ceccarelli) a spiegarci cosa sia accaduto? E lanciarsi in una speranza retorica e vacua per le donne il mondo e l’evoluzione? Coraggio è anche rinuncia. Il teatro piega, non spiega.
Simone Nebbia
Twitter @Simone_Nebbia
Visto al Teatro Sala Uno – Ottobre 2015
Questa recensione fa parte del Taccuino Critico
RI-EVOLUTION
con Roberta Mattei, Beatrice Fedi e Francesca Ceccarelli
di Paolo Di Maio
regia Roberto Di Maio
videoproiezioni Federico Spaziani
musiche ATO
costumi Fabiana Di Vito
organizzazione Anna Laura Di Vito
una produzione DeMix