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MDLSX di Motus è Trouble Theatre!

MDLSX di Motus in scena ieri e oggi durante l’apertura della decima edizione di Short Theatre 2015 a La Pelanda.

 

Foto di Ilenia Caleo
Foto di Ilenia Caleo

Mi sono innamorata di un lirismo patinato che riluce di riflessi fluorescenti, di colori polposi e inebrianti; mi ha sedotta l’intimità esplosa e avvolgente che sottomette la distrazione, la imbavaglia e la costringe a guardare. Sono entrata in un antro oscuro preparato appositamente a ricevermi e ho giocato col fuoco, tra i vapori gassosi di lacca per capelli. Silvia Calderoni è il mostro, il prodigio, come vuole l’etimologia latina derivata dal tema di monere, ovvero avvisare, ammonire. Padrona inquietante di uno spazio triangolare nel quale di spalle al pubblico è ricurva su di un lungo tavolo di legno in fondo alla scena, manovra l’impianto suoni di Enrico Casagrande e quello luce e video di Alessio Spirli. In alto a sinistra un occhio la scruta, la spia: voyeur libidinoso che penetra dentro la stanza, che lei conosce e riconosce, col quale dialoga perché sa di essere guardata. Vuole esserlo. Ma anche lente di ingrandimento di quelle che si trovano nei laboratori, per analizzare, sezionare ed emettere giudizi.

In apertura della decima edizione di Short Theatre, MDLSX è autobiografia oscena e scandalosa, ibridata di elementi finzionali e costellata di alter ego – come il riferimento a Cal (Calliope) protagonista di Middlesex di Jeffrey Eugenides, Premio Pulitzer per la narrativa nel 2003. La scrittura dell’ultimo lavoro di Motus è orfana del «real hero» perché la singolarità è bandita e l’unicità è molteplice, scissa e eterogenea. Una drammaturgia che perde consapevolmente il suo centro gravitazionale e diventa forza centrifuga convogliando insieme tempi e spazi distinti e lontani, persone animali e piante, per bandire F e M. Tra referti medici e cartelle cliniche, l’intersessualità viene affrontata non solo dal punto di vista genetico come mutazione dei cromosomi sessuali manifestatasi solo durante la pubertà a livello fenotipico, ma si dispiega nella performatività come rappresentazione di sé stessi, homo performans (Victor Turner, Antropologia della performance 1986). Gender Trouble così scriveva nei primi anni novanta la filosofa femminista Judith Butler nel suo libro, frutto del confronto con le teorie di Monique Wittig, Gayle Rubin e Esther Newton. “Trouble” nell’accezione di fastidio, disturbo non solo scientifico ma sociale, nodo tematico affrontato in MDLSX mettendo l’accento sul divenire dinamico e mutevole, che rifugge dalla definizione sicura e tranquilizzante di un essere che in realtà non è ma si dimostra: «In questo senso genere non è un sostantivo, ma non è nemmeno una serie di attributi fluttuanti, perché abbiamo visto che l’effetto sostantivo del genere è prodotto performativamente».

Foto di Ilaria Scarpa
Foto di Ilaria Scarpa

In riferimento allo studio del linguaggio che la femminista Monique Wittig riteneva un imprescindibile «mezzo di rappresentazione e di produzione», quello teatrale di Calderoni è tanto intimo quanto collettivo, forte di una spinta rivoluzionaria detonatrice e accompagnato da una soundtrack glitterata di malinconici successi. La corporeità della performer è costruita, costretta, denudata, toccata, violata e prima di tutto esposta al pubblico, alla sua pruderie e alla sinuosa eccitazione. Maturo e coraggioso, contemporaneo nella misura in cui parla di questo tempo e ne anticipa le conseguenze, abbattendo le categorie dell’universo eterocentrico per ribadire il dominio delle parti, dei molti e diversi; MDLSX fa accadere, inevitabilmente e per circa un’ora e venti (tempo forse un po’ lungo per una narrazione che dice tanto e subito) ciò che nel 2000 Beatriz Preciado, nel suo Manifieste Contra-Sexuel, definiva «l’inimmaginabile».

Lucia Medri
Twitter @luciamedri

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MDLSX

con Silvia Calderoni
regia Enrico Casagrande & Daniela Nicolò
drammaturgia Daniela Nicolò & Silvia Calderoni
suoni Enrico Casagrande in collaborazione con Paolo Baldini e Damiano Bagli
luce e video Alessio Spirli
produzione Elisa Bartolucci & Valentina Zangari
promozione in Italia Sandra Angelini
distribuzione estera Lisa Gilardino
produzione Motus 2015 in collaborazione con La Villette – Résidence d’artistes 2015 Parigi, Create to Connect (EU project) Bunker/ Mladi Levi Festival Lubiana, Santarcangelo 2015 Festival Internazionale del Teatro in Piazza, L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, MARCHE TEATRO

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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