Teatro dei Luoghi, rassegna organizzata da Cantieri Teatrali Koreja in Salento quest’anno torna ad Aradeo. Una panoramica del festival.
Questo viaggio comincia dalla fine, come molti, come tutti. Questo viaggio comincia col ritorno al punto di partenza. Il nostro si conclude con un abbraccio non scontato eppure non gratuito all’arrivo del treno, col racconto di un percorso artistico ed esistenziale, col rinnovarsi dell’assunto che l’incontro in fondo è il regalo più o meno fugace di una parte di sé, è la summa e forse il preludio di uno scambio, di esperienze e di prospettive. Alla stregua del nostro è anche il viaggio dei Cantieri Teatrali Koreja che hanno riportato l’ultima edizione di Teatro dei Luoghi ad Aradeo, piccolo centro in cui nacque il progetto trent’anni fa e dove rimase per una decade, prima di spostarsi a Lecce dove oggi fa base all’interno di un’ex fabbrica di mattoni ripensata con la vocazione strutturale di uno spazio ma pure di un ecosistema scenico: sala, foyer, alloggi, cucina, mensa e un archivio in via di completamento.
Cuore pulsante e logistico di quello che più che festival – ci spiegano – preferiscono definire “fest (a)”, oltre al Castello Tre Masserie, è Palazzo Grassi, antica residenza baronale di fresco assegnata all’associazione per cinque anni dal SAC, consorzio dei comuni della Puglia volto alla valorizzazione dei sistemi ambientali e culturali del territorio. Tra le stanze al primo piano e i due cortili del piano inferiore si avvicendano una serie di performance differenti per tipologia e strutturazione. È il caso di Codice nero, studio di Riccardo Lanzarone – qui unico interprete coadiuvato dal trombettista Giorgio Distante – nei panni del fuochista Salvatore Geraci che da un abito beige anni ‘70 con croce d’oro al collo di ordinanza fino al pigiama passando per il camice bianco, sviscera la sua vita in nosocomio tra miraggi, aspettative, paure e rassegnata negazione delle stesse. Dinamica l’architettura di questo primo sviluppo dell’idea, trova nell’alternanza ritmica in senso ampio il suo pregio maggiore: crescendo tonali e di versificazione della parola rapportati a differenti intensità dell’uso del corpo creano un sistema di azioni senza cali e con pochi oggetti di supporto (una ciotola in cui rimestare, un cannolo su un vassoio d’argento, una benda per l’occhio affetto da melanoma intraoculare e l’effigie di una madonna affissa al retro di un comodino girevole). Per salti procede Trip. Viaggio nel Salento tra santi e fanti della Factory Compagnia Transadriatica, insieme di venticinque brevi episodi come micro-spaccati da vedere in blocco o tra uno spettacolo e l’altro, con l’intento di raccontare il Salento attraverso personaggi e situazioni vivificati nella cornice in legno di un altare su un tripudio di candele elettriche, efficace mix tra lo zapping di un televisore e la tipica iconografia votiva.
Polvere è invece esito di un laboratorio di Fabrizio Saccomanno, condotto con le donne aradeine del “Circolo della Gioia”. Undici sedie in legno su un fondale scuro per altrettante protagoniste vestite di nero, riunite – tra incertezze e piccoli nervosismi prevedibili – in semicerchio attorno a un tappeto quale feretro e punto cardinale di articolazione della narrazione, atto di conservazione e dono della memoria, nucleo primario e di sviluppo scenico gravitante sugli assi di temi (il pretendente/fidanzato/marito, la partenza oltre i confini nazionali per il lavoro, etc) cadenzati da un vernacolo più o meno terso, contrappuntati da quadri agiti dal ripetersi dei gesti quotidiani – alcuni di buon impatto visivo – e dal ricorrere di «Ma quai nu succedi mai niente?» «E c’ha succedire, è successo già tutto!».
Parte non marginale è riservata alla musica: insieme al progetto per quattro strumentisti – chitarra, violino, tromba e percussioni – Teatrini di Escher, Rien de rien, concerto-spettacolo che porta sulla scena alcuni momenti essenziali della vita di Edith Piaf tessendone le fila tra una canzone e l’altra interpretata sul pianoforte dal vivo da una Daniela Piccari la cui gestione vocale e la cui qualità della presenza si distinguono per misura e quasi totale resistenza al calco, mentre a Giorgia Maddamma si demanda l’esecuzione di un pezzo in cui l’influenza del tanztheater pur nella sua centratura autonoma lascia una perplessità, almeno rispetto all’organicità delle due situazioni performative nel medesimo contesto.
Questo viaggio comincia e termina, persiste con la discesa nell’antro arso della terra di Puglia, con la risalita combattuta oltre i suoi confini, tra il bianco ambrato del barocco salentino, i colori vivaci e proteiformi dell’umanità teatrale e i chiaroscuri delle specificità degli individui a comporla.
Marianna Masselli
Twitter @Mari_Masselli
Visti all’interno di Teatro dei Luoghi fest a Palazzo Grassi, Aradeo, luglio 2015
CODICE NERO
di e con Riccardo Lanzarone
musiche Giorgio Distante
luci Michelangelo Volpe
realizzazione Madonna Pietro Distante
organizzazione Giulia Maria Falzea
TRIP. VIAGGIO NEL SALENTO TRA SANTI E FANTI
con Fabio Tinella, Sara Bevilacqua
scritto e diretto da Tonio de Nitto
con i contributi drammaturgici di Fabio Tinella, Fabio Chiriatti, Mauro Marino, Francesco Farina
elementi di scena Iole Cilento
con il sostegno di Comune di Lecce
POLVERE
di Fabrizio Saccomanno
finale di laboratorio con le donne del “Circolo della Gioia”
progetto Ass. Terra e Salute e Agricoltura 2.0, Circolo ARCI Club Gallery Aradeo
TEATRINI DI ESCHER
chitarra e composizioni Valerio Daniele
batteria e percussioni Vito De Lorenzi
tromba Giorgio Distante
violino Roberta Mazzotta
RIEN DE RIEN
pianoforte Dimitri Sillato
voce Daniela Piccari
danza Giorgia Maddamma