Le metamorfosi di Roberto Latini e Alice Dragstore della compagnia Occhisulmondo nello sguardo critico sul Festival Inequilibrio di Castiglioncello. Recensioni
Un castello abbarbicato su un’enorme roccia, sospesa nell’aria sopra un placido oceano: la mutevolezza del mare contraddice la solidità del macigno, e tuttavia proprio quell’ininterrotto dialogo tra il moto ondoso e la granitica imponenza della pietra conferisce a entrambi significati imprevisti. Il castello dei Pirenei, celebre dipinto di René Magritte, sembra avere nel Castello Pasquini un corrispettivo reale: ad accomunare l’edificio immaginato dall’artista belga a quello costruito dal barone Patrone non è infatti soltanto una posizione geografica, ma anche un’intima opposizione a un universo contiguo. Le sale del Castello e la tensostruttura adiacente ospitano infatti da diciotto anni quel Festival Inequilibrio — diretto adesso da Angela Fumarola e Fabio Masi — la cui ostinata e coraggiosa attenzione ai linguaggi e alle espressioni della contemporaneità sembra collidere con i bagni popolati da ignari villeggianti e con un’atmosfera vacanziera retrò. Forte di 13 prime nazionali e di un cartellone equamente diviso tra teatro e danza, il Festival ha unito anche quest’anno, a poche centinaia di metri dai locali del lido, blasonati registi e giovani compagnie in ascesa, coreografi e danzatori, critici e operatori: una variegata enclave bohémienne che tuttavia sul territorio si innesta e che da esso riceve inaspettate rivelazioni, energie vitali, conferme veridiche.
È un paese le cui meraviglie sono tacchi a spillo, boa di struzzo e una ferrea consapevolezza di sé quello nel quale Matteo è condotto da un istinto pericoloso e irrefrenabile: Alice Dragstore, della giovane compagnia Occhisulmondo, è una variazione almodovariana sul racconto di Lewis Carroll, un “Bildungsroman glam” nel quale il protagonista, deciso a calcare la scena di un club nei panni della drag queen Alice, non soltanto affronta l’ostilità delle colleghe più esperte e ciniche, ma soprattutto scandaglia il proprio animo, alla ricerca di un’autenticità paradossalmente coincidente con il trucco e l’artificio. Le pregevoli interpretazioni degli attori — Matteo Svolacchia, Riccardo Toccacielo, Daniele Aureli, Amedeo Carlo Capitanelli, Stefano Cristofani — non salvano tuttavia una drammaturgia — di Aureli e Massimiliano Burini — fin troppo stereotipata, e che nulla aggiunge all’immaginario sulle drag queen, limitandosi a dipingere con deboli pennellate cinque anime in bilico tra fragilità e lustrini, spavalderia e senso di colpa. La scelta di ricorrere a due voci dal deciso accento dialettale — un comicissimo umbro e un dolente veneto — dona tuttavia alla pièce e ai personaggi un carattere di quieta ordinarietà che contrasta piacevolmente con una volontà inutilmente trasgressiva. Riabilitate anche dai programmi televisivi pomeridiani, le drag queen hanno ormai perso buona parte di quell’aura magica ritratta, più di vent’anni fa, nello straordinario Priscilla, la regina del deserto: e l’esigenza di trasgredire — nel teatro, così come nella vita e nella società — ha forse oggi bisogno di idee molto più dirompenti.
Clown simili a rockstar, sipari fugacemente aperti su figure di anziani, carte da gioco e megafoni: il teatro di Roberto Latini è onirico senza essere surrealista, è significante anche quando travalica il senso, è veritiero e illogico, è — questo sì — trasgressivo. A Castiglioncello, in luoghi e a orari diversi, con modalità di fruizione sempre differenti — all’alba sulla spiaggia libera del Quercetano, o per uno spettatore alla volta nei pressi della fontana del parco giochi — Fortebraccio Teatro ha creato una serie di azioni site specific a partire dalle Metamorfosi di Ovidio, tappa di un processo generativo immaginifico ed emozionale che porterà al debutto dello spettacolo definitivo nel corso del prossimo inverno. «Neppure dalla morte potresti essermi strappata» è l’urlo che Latini, un clown lacero con lunghi capelli corvini, ripete più volte nei trenta minuti della performance messa in scena lungo il viale di accesso al castello: e tuttavia del racconto di Orfeo e Euridice, e di quell’amore che vuole cambiare un destino, restano soltanto suggestioni ipnotiche, in un’accumulazione di soluzioni iconografiche e rimandi letterari di fronte ai quali è doveroso un puro atto di percezione pre-comprensivo. Arranca Latini, sul telo di plastica bianca steso sul selciato, e il suo viso è una muta smorfia di dolore e stupore: vibriamo all’unisono con lui, tremiamo quando la sua voce penetra nella carne. E quel sangue gettato a terra — perché è sangue, ne sono certo, il mio olfatto non mi inganna, non è succo di pomodoro, ma sangue — sferza lo sguardo degli spettatori con una violenza materica e naturale. Il mare si allontana sempre di più, sotto di noi, mentre il Castello Pasquini e il suo sogno di sassi e terra si sollevano nell’aria.
Alessandro Iachino
visti al Castello Pasquini, Castiglioncello, luglio 2015
da Inequilibrio Festival 2015 leggi anche: Daniele Ninarello e Helen Cerina, la danza all’ombra del Castello
ALICE DRAGSTORE
con Matteo Svolacchia, Riccardo Toccacielo, Daniele Aureli, Amedeo Carlo Capitanelli, Stefano Cristofani
realizzazione scene Francesco “SKY” Marchetti
disegno luci Gianni Staropoli
drammaturgia Daniele Aureli e Massimiliano Burini
consulenza Drag Samuel “Lily Boat” Salamone (Miss Drag Queen Italia)
regia Massimiliano Burini
una produzione – OSM Dynamic Acting
con il sostegno di Teatro Stabile dell’Umbria, Teatro Argot Studio, Kilowatt Festival, Armunia Festival Costa degli Etruschi
METAMORFOSI
(di forme mutate in corpi nuovi)
da Ovidio
traduzione Piero Bernardini Marzolla
adattamento e regia Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci Max Mugnai
costumi Marion D’Amburgo
con Sebastian Barbalan, Alessandra Cristiani, Claudia Della Gatta, Ilaria Drago, Esklan Art’s Factory, Giancarlo Ilari, Roberto Latini, Savino Paparella, Carlo Vicari
direzione tecnica Max Mugnai
riprese video Francesco Cordio
foto Futura Tittaferrante
organizzazione Nicole Arbelli
produzione Fortebraccio Teatro, Festival Orizzonti Fondazione Orizzonti d’Arte
con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi