Da Fabbrica Europa Mousing e On the other hand di Luisa Cortesi, Bul-ssang, Korea National Contemporary Dance Company Recensione
Fabbrica Europa sembra opporre una strenua resistenza a qualsiasi tentativo di condensare, nelle poche righe di una recensione, una molteplicità di stimoli ed esperienze. Redigere una partita doppia con cui contabilizzare estetiche e suggestioni, o identificare successi e passi falsi, rischia infatti di travisare la natura di un festival atipico, talmente dilatato nel tempo — quasi due mesi di programmazione — e nello spazio — ben otto luoghi a Firenze, ai quali si aggiunge il Teatro Era a Pontedera — da non permettere alcuna sintesi conclusiva, ma sempre nuovi incipit. La scelta di affidare due degli eventi finali di questa ventiduesima edizione alla scena teatrale coreana — della quale nella serata inaugurale avevamo avuto una piacevole impressione grazie a Zap della Lee Hee-moon Company — rivela, non casualmente, una circolarità soltanto formale, talmente rilevante è la differenza di approcci che separa l’androgino sorikkun Lee dalle coreografie della Korea National Contemporary Dance Company.
Mousing — creazione della toscana Luisa Cortesi per una danzatrice della KNCDC indaga attraverso il gesto tersicoreo l’esito incongruo di un tecnologia informatica capace di presentificare, con una veridicità sempre più formidabile, identità e geografie lontane nel tempo e nello spazio. Sul palco del Teatro Cantiere Florida, Cha Jin-yeob attraversa un universo nel quale perdono di significato le nozioni di realtà e irrealtà, o le cronologie che certificano il passato come un’entità irraggiungibile. Un clic sul mouse le consente di esperire qualsiasi emozione: può così reagire con uno stupore autentico al ronzio di una vespa o al canto degli uccelli, inesistenti ma evocati da quelle stringhe di parole digitate sulla tastiera immaginaria di un computer. Danza ruotando su se stessa, Cha, o scivola sul palco come una trackball carnale: quasi fosse un derviscio pagano, al quale sia stata concessa la possibilità, non più soltanto ascetica, di potere accedere a mondi ulteriori in un’ovvia e democratica quotidianità di ethernet e mp4.
Poco prima — o forse in un’altra epoca, e a distanza di migliaia di chilometri — un’altra donna — o era la stessa? — aveva sperimentato un’identica epifania: è Luisa Cortesi, in scena con On the other hand, performance che costituisce un risultato collaterale e imprevisto di Mousing e che sembra completare il lavoro originario al punto da diventarne un necessario contraltare. Opere speculari, Mousing e On the other hand sono accomunate dall’inconsapevole testimonianza di un pesce rosso, chiamato ad assistere, in una boccia d’acqua posta a lato del palco, ai frequenti movimenti circolari e alla natura che irrompe con un frinire di cicale. La coreografa toscana tuttavia associa qui alla riflessione sul legame tra corporeità e realtà virtuale quella sulla condizione femminile, con esiti a tratti didascalici: mentre voci maschili urlano il prezzo della merce in un mercato rumoroso, Cortesi assume pose innaturali, si tocca divertita il seno, porta all’estremo fisico le rotazioni su se stessa, a evidenziare la condanna muliebre per la quale la libertà va conquistata sfuggendo alla costrizione, e lo spazio vitale a disposizione assomiglia a quello di un acquario.
La commistione di sacro e modernità, cifra identificativa di un’Oriente erroneamente interpretato come monolitico, rappresenta uno scandalo soltanto ai disincantati occhi europei, incapaci di comprendere esiti storici diversi da quelli della secolarizzazione. In una sorta di sciacallaggio mistico, proprio l’Occidente ha piegato alle logiche economiche anche le divinità del pantheon asiatico, che riprodotte in innumerevoli fogge garantiscono un’atmosfera new age ai locali alla moda.
È su questo tema che la KNCDC ha costruito Bul-ssang, surreale performance vista al Teatro Goldoni, dove stucchi e velluti stridono con il live dj-set di Soulscape e amplificano tuttavia quelle contraddizioni sulle quali la coreografia di Aesoon Ahn pone l’accento. Bul-ssang è il termine che indica la statua del Buddha, ma ricorda foneticamente anche la parola che in coreano traduce “miseria”: e forse misero è il destino di icone religiose ridotte a pezzi d’arredamento e sostituite con quelle maschere pop — si intravede Bart Simpson — con le quali i danzatori celano divertiti i volti, replicando su tracce sonore techno le movenze tipiche della breakdance, o di quelle arti marziali tradite da certa cinematografia americana. Non tanto la tradizione coreana — che Lee Hee-moon traduceva in Zap in una vertiginosa ibridazione tra generi — quanto la percezione che di essa ha l’Occidente è infatti al centro del lavoro coreutico, teso a ricreare duelli tra gang rivali come in un film di Bruce Lee o a mettere in luce, nei rari momenti in cui la danza si fa meno sincopata, la ricerca di un difficile dialogo con l’ultraterreno. Solitaria, la statua di un Bodhisattva sembra contemplare dall’alto un caos coloratissimo e divertito, nel quale centinaia di piatti di plastica sono armi improprie con cui combattere, o fragili mattoni con cui edificare inani muraglie. La morte di Dio ha svuotato di senso l’esistenza, ha donato libertà agli uomini, e ha tramutato il nirvana nel gruppo di Kurt Cobain.
Alessandro Iachino
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KOREA NATIONAL CONTEMPORARY DANCE COMPANY/LUISA CORTESI
MOUSING
direzione artistica KNCDC: Ahn Aesoon
coreografia: Luisa Cortesi
visual art: Massimo Barzagli
danzatrice: Cha Jin-yeob
disegno luci: Kong Yonwha Music
arrangiamenti: Kim Taekyu Stage
manager: Jo Eunjin
costume: Choi Insook (el.)
produzione: KNCDC
LUISA CORTESI
ON THE OTHER HAND
coreografia e interpretazione: Luisa Cortesi
disegno luci: Mario Mambro
produzione: Anghiari Dance Hub
visti al Teatro Cantiere Florida, Firenze, giugno 2015
KOREA NATIONAL CONTEMPORARY DANCE COMPANY
BUL-SSANG
coreografia: Aesoon Ahn
danzatori: Minchan Kwon, Keonjoong Kim, Donghyun Kim, Jimin Kim, Hoyeon Kim, Hyoseung Ye, Minjin Kim, Hwangju Do, Sojung Park, Boae Yoon, Jungin Lee, Minsun Choi, Sangruly Han, Hyoseon Heo
musica: DJ Soulscape
scene: Jongseok Kim
installazione: Choi Jeong-Hwa
disegno luci: Backhee Ryou
direzione tecnica: Eunjin Jo
responsabile produzione: Jeannie Oh
in coproduzione con Opera di Firenze / Maggio Musicale Fiorentino
visto al Teatro Goldoni, Firenze, giugno 2015