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Alfonso Postiglione e l’amore a metà

Alfonso Postiglione. La riunificazione delle due Coree al Napoli Teatro Festival. Recensione

 

alfonso postiglione riunificazione coree 1Castel Sant’Elmo sta sopra Napoli come quando tiri su i piedi per non bagnarti le scarpe, ma poi l’onda arriva alta e allora non c’è niente da fare, almeno alle caviglie ti ha preso e senti il sale dell’acqua marina stringere la pelle, il tessuto, una carezza al verso contrario della Napoli di sotto. Sopra, sopra si fa il Napoli Teatro Festival con le sue sale divise tra il programma on e quello off, tra gli spettacoli in cartellone e quelli del Fringe purtroppo negli stessi orari e con una certa difficoltà a seguirli come si dovrebbe. Alla fine di una funicolare obliqua il Castello è una grotta ombrosa e basta seguire il tracciato per trovare la propria sala, il proprio teatro. Oltre uno di questi sentieri c’era Alfonso Postiglione che ha adattato e messo in scena il testo di Joël Pommerat La riunificazione delle due Coree, portato in Italia già due edizioni fa in versione originale dallo stesso drammaturgo francese.

Si tratta d’amore. E sia mai si tratti d’altro in ogni caso, il teatro. Le due “coree” come due metà di cuori infranti, come le parti discoste di quella mela proverbiale, se ne stanno lì nella fluida meccanica di un confronto di estremità, cercano il dialogo, scelgono le armi, si animano delle cose passate e le presenti e ne fanno i patimenti dell’immediato domani in cui saranno – o non – insieme. Amore, lasciarsi abitare da chi non abbiamo invitato, accettare che esista in noi come una protuberanza ineludibile: non c’era, non poteva esserci niente, ora c’è; nelle scene ideate da Pommerat si avvicendano situazioni realistiche di variegate possibilità amorose, uomini donne mogli mariti amanti e poi figli genitori preti prostitute babysitter, il sentimento è universale ma è il particolare che ne gode – o ne sconta – la misura.

Una foto delle prove- www.enteteatrocronaca.it
Una foto delle prove- www.enteteatrocronaca.it

Le situazioni, vero elemento portante, permettono agli attori di misurarsi continuamente con diversi ambiti del sentimento, attraversando i vari stadi dal comico al tragico, così da far emergere, in virtù di una partitura fisica dinamica realizzata da Simona Lisi, delle individualità di rilievo come la brillante Giulia Weber e Paolo Musio abile e solido, come Laura Graziosi sempre più capace di presenza scenica o Armando Iovino che gioca l’ironia con peculiarità raffinate, fino a Giandomenico Cupaiuolo che si candida una volta di più a diventare uno degli attori più potenti dell’intero panorama nazionale.
Postiglione assimila bene le intenzioni del testo, nei 18 quadri (alcuni a dire il vero un po’ superflui) che si susseguono sotto una clessidra cangiante scandisce una geometria decorativa in cui però si articola una profondità lenticolare, come fosse la materializzazione del confuso concetto di coppia.

Pommerat s’interroga dunque sulla veridicità di un’illusione, con simile sforzo di concretizzazione che toccò a un altro ottimo drammaturgo francese, il Pascal Rambert dello struggente Clôture de l’amour; entrambi affondano le proprie radici in un paese come la Francia che ha certificato rispetto al legame sentimentale la libertà laica fin nelle sedi del potere, giungendo però al punto paradossale di svilupparne un fondamentalismo di ritorno, come se la coppia dovesse tornare un punto d’arrivo a rischio di ogni forzatura. È con questa Francia che il testo di Pommerat si confronta, con l’idealità compromessa che ha freddato il concetto d’amore in una fuga dalla relazione. E anche noi, a nostro modo e quasi passando per la strada opposta, stiamo vivendo la difficoltà che siano congiunti gli estremi, l’ascolto spesso tradito e la disponibilità sempre minore di attendersi, accogliersi, superarsi per, infine e come per gioco, lasciarsi di nuovo passare.

Simone Nebbia
Twitter @Simone_Nebbia

Castel Sant’Elmo, Napoli Teatro Festival – giugno 2015

LA RIUNIFICAZIONE DELLE DUE COREE
Di Joël Pommerat Traduzione/Translation Caterina Gozzi
Con Sara Alzetta, Giandomenico Cupaiuolo, Biagio Forestieri, Laura Graziosi, Gaia Insenga, Armando Iovino, Aglaia Mora, Paolo Musio, Giulia Weber
Scene Roberto Crea
Costumi Marianna Carbone
Musiche Paolo Coletta
Scrittura Fisica Simona Lisi
Regia Alfonso Postiglione
Produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
In collaborazione Con La Corte Ospitale, Armunia Festival Inequilibrio

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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