Oltre la soglia del pulito al Teatro degli Audaci. Recensione
Oltre tempo, oltre la soglia. La nostra prima visita al Teatro degli Audaci sembra curiosamente esser segnata da questo avverbio, oltre. Quasi a fine della sua seconda stagione varchiamo le porte di questo teatro su cui è caduto l’onore e l’onere di interessare i gusti di un ampissimo municipio, il III e più precisamente nel quartiere Bufalotta, oltre il centro disseminato di luoghi di spettacolo e verso una popolosa zona periferica sprovvista di sale teatrali (e in generale di poli culturali) accanto ad uno dei poli commerciali più grandi e frequentati della città. Osserviamo una programmazione nel quale Flavio De Paola, ideatore del progetto, direttore artistico e uomo in prima linea di molti degli spettacoli, propone un cartellone che sfida le medie teniture, ponendo accanto a classici del contemporaneo come il Beckett di Finale di Partita o al Baricco di Novecento l’accento sul genere della commedia per concludersi con una punta poetica nelle Sirene Confuse, unico spettacolo in scena soltanto due giorni.
L’ampia e comoda sala (in condivisione con una scuola media adiacente, a cui tuttavia la pratica delle matinée è spesso vincolata) pur non riuscendo sempre ad esser sold out, durante la sera della nostra visita presentava un nutrito gruppo di spettatori, oltre i numeri a cui siamo ormai sempre più tristemente abituati. Nella varietà di famiglie, compagnie più attempate e anche qualche adolescente, ci sediamo per assistere a Oltre la soglia del pulito, spettacolo diretto e interpretato, tra gli altri, proprio da De Paola, ambientato nella Berlino divisa dal Muro, sceglie di affrontare la tragedia di una città spaccata in due attraverso il registro leggero della comicità.
Il testo di Elisa D’Alterio, figlio di alcune ingenuità che non riescono sempre a sostenere il tema e rischiano di imbrigliare la drammaturgia nelle gag e di porre gli attori in bilico tra verosimiglianza e tratti leggermente grotteschi, mette al centro delle vicende una dimessa lavanderia da cui prende titolo la pièce, Oltre la soglia del pulito. Grosse lavatrici e panni stesi ad asciugare rappresentano il luogo in cui si aggira un’eterogenea combriccola di personaggi, dal soldato bolscevico alla grassa signora filoamericana, dal finto burbero proprietario fino alla ragazzina stralunata, uniti – si capirà poi – perché al comando di una clandestina operazione di superamento della frontiera Est, attraverso un tunnel che da una lavatrice conduce diritti in una cantina della frontiera Ovest. Si è nel 1971 e la politica rigida non permette eccezioni, sfiducia e speranza sono compagne di un discorso troppo spesso trattato con un’empatia che poco lascia al giudizio dissacratore della risata. Ben venga allora trattare una tale vicenda con uno spirito che poggia sull’equivoco una buona prima parte della vicenda, a patto di non cullarsi troppo sull’istigazione di quella risata a tutti i costi che sospende l’azione e porta avanti solo la situazione.
Sulla scia ironica che fa mettere in connessione alcune conseguenze di quell’atroce “pulizia etnica” operata dal nazismo, si trova la “soglia” su cui vive Armin, che ha iniziato ad aiutare gli altri a raggiungere la propria libertà ma che non ha mai desiderato la propria, intrappolato come bolla di sapone in una delusione amorosa. Nell’epilogo a distanza di vent’anni, rappresentato dai jeans a vita alta, dalle t-shirt d’epoca e, soprattutto, da uno spostamento di scena che mostra un frammento di Muro graffitato da ricordi, a barriera caduta sarà proprio il protagonista l’unico a non aver mai varcato la soglia, forse perché ormai privo del proprio eroico compito, egli continua ad essere ancorato al dover rimanere indietro per mandare oltre gli altri. Non di codardia ma, come il nome del teatro che lo presenta, di audacia forse parla, con uno sprone: andare avanti oltre la lettera, oltre il testo scritto sopra un muro.
Viviana Raciti
Twitter @viviana_raciti
OLTRE LA SOGLIA DEL PULITO
di Elisa D’Alterio
Regia di Flavio De Paola
con Flavio De Paola (Armin) Maria Cristina Gionta (Angela) Antonio Buttari (Patrick) Enrico Franchi (Grigory) Antonella Rebecchi (Bernadeth) Emilia Marra (Tamara) Stefano Grossi (Ingo)
Audio e luci: Fabio Massimo Forzato
Scenografia: Antonio Buttari