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Taccuino Critico. Da Shakespeare a Cortàzar multimediale

Tra le molteplici offerte teatrali, sul Taccuino Critico si appuntano segni di sguardi diversi che rispondono a un’unica necessità: osservare, testimoniare, dar conto dell’espressione pura, del piccolo e grande teatro… I nomi di questo taccuino: Tonio De Nitto, Emiliano Valente, Caterina Casini e Alessandro Marmorini, Cinzia Pietribiasi e Pierluigi Tedeschi

 

La Bisbetica di Tonio De Nitto. Schiavitù contemporanea

di Sergio Lo Gatto

Foto Ufficio Stampa
Foto Ufficio Stampa

l teatro ragazzi italiano sta vivendo una stagione intensa, soprattutto grazie agli artisti che osano, e che con tenacia fronteggiano tutta quell’altra (pur copiosa) frangia di mestieranti, dedicati a tenere aperti vecchi circoli viziosi più che ad affinare una ricerca e a cercare un contatto sempre nuovo con un pubblico tra i più difficili da interpretare. In chiusura di stagione al Teatro India abbiamo visto il nuovo lavoro di Factory – Compagnia Transadriatica. Il collettivo nato a Lecce nel 2009 dall’esperienza di Tonio De Nitto, Paola Leone, Anna Miccolis e Fabio Tinella, abile nell’intercettare la vitalità che ha caratterizzato negli anni recenti il territorio pugliese, ha affiancato produzione e distribuzione alla coproduzione e a progetti di formazione in scuole e strutture penitenziarie. Grazie anche al progetto regionale Teatri Abitati, che dal 2008 raccoglie tredici realtà pubbliche e private, l’attività di questo come altri gruppi ha avuto modo di circolare per l’Italia e oltre: Factory ha messo a punto un linguaggio personale attento alla cura della visione e interessato al recupero e alla rielaborazione dei classici del teatro e della fiaba popolare. Dopo una Cenerentola riscritta in forte mimica e un’estetica quasi à la Bob Wilson, e dopo il passaggio di Romeo e Giulietta, abbiamo visto un’ingegnosa versione de La bisbetica domata… [continua a leggere]

 

Oltremare. Viaggio in un interno

di Simone Nebbia

Oltremare
Foto Ufficio Stampa

Interno. Presunta, sera. Slobo è un giovane uomo e accudisce Anna, una donna ammalata, o degente, più grande di lui; lo fa per soldi, in apparenza, è scostante, arrabbiato, non le concede alcun vezzo dell’età, non le perdona nessun cedimento all’incombenza di un malessere fisico che si mostra, a tratti, invalidante. Pian piano però, in un quartiere che solo si scorge dai vetri delle finestre da tenere tuttavia chiuse, si instaura una relazione tra i due, è inquieta, a tratti febbrile. Siamo già nella scena, piuttosto satura di oggetti, di Oltremare, nato dalla penna di Giorgio Serafini Prosperi su progetto di Saša Vuličevič, diretto alle Carrozzerie n.o.t. da Giles Devere Smith per l’interpretazione di Caterina Casini e Alessandro Marmorini.
Lei è ancorata alla memoria, lui la reputa inutile e insiste ferocemente per volerla cancellare, ma la memoria di lei è aleatoria, esiste per consumo del presente, quella di lui è invece urgente e troppo recente, una ferita che sanguina ancora… [continua a leggere]

 

Pietribiasi Tedeschi: l’astrazione Cortàzar

di Viviana Raciti

Foto di Annarita MAntovani
Foto di Annarita MAntovani

Bios. Senza aprire vocabolari, trattati di medicina, di informatica o di filosofia, a voler operare una estrema sintesi di significato potremmo identificare il principio vitale con la trasformazione causata da agenti interni ed esterni, con un contrappunto che genera movimento. Seguendo quest’ottica, dall’ anatomia giungeremmo all’identificazione di un “dentro” e di un “fuori”, ciò che muove e da cosa sia mosso. Simili presupposti sono alla radice del lavoro presentato al Teatro Tordinona da Cinzia Pietribiasi e Pierluigi Tedeschi, in una compenetrazione del lavoro della regia anche video di Pietribiasi sul testo di Tedeschi e la presenza in scena di entrambi.
Il movimento si fa spostamento del pensiero che induce all’ambivalenza percettiva: la visione di un fondale ci riporta a una consistenza metallica, a gigantografia epiteliale, istallazione di cellule, scaglie che a guardarle da vicino rivelano indagine interna, interiore – di interiora –, lastre di raggi x dove ossa e organi mutano in vuoto da cui osservare, mentre il nero della vacanza si erge a muro per la visione. [continua a leggere]

 

Emiliano Valente. NaMolletta e i sogni appesi

di Simone Nebbia

Emiliano Valente
Foto Antonella Bovino

Capacità fuori dal comune degli autori teatrali è quella di dedicare attenzione alle cose più piccole, quelle che in una giornata passano senza lasciare tracce apparenti, indagarle con gli occhi voraci di chi dentro ci vede una storia, cercarla, tracciarla, portarla fuori per bocca d’attore. E allora quando sembrano finite le storie ce n’è sempre qualcuna che sorprende l’ascolto, perché stai lì a pensare: ma com’è venuto in mente a questo qui di tirare fuori la storia della prima molletta? Una cosa piccola, sembra un’idiozia e magari nasce proprio per un goliardico senso di dare residenza a minuscoli apparati dell’esistenza, eppure Emiliano Valente (con Antonella Bovino) deve aver avuto un’illuminazione su un terrazzo, su un balcone, appena prima di iniziare a parlare dentro questo testo, appunto, NaMolletta, visto in prima al Teatro Biblioteca Quarticciolo….  [continua a leggere]

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