Ben Moor e i Tre desideri (Three Wishes): la recensione dello spettacolo con Elisa Benedetta Marinoni e Mauro Parrinello.
Che avrà mai di speciale questa drammaturgia britannica rispetto alle scritture teatrali italiane del contemporaneo? Perché dedicarle addirittura una finestra in stagione, con tanto di pacchetto biglietti come ha fatto il Teatro dell’Orologio quest’anno? La risposta è apparentemente semplice e immediata: queste drammaturgie spesso si prestano a livelli di lettura multipli. Il discorso vale anche per un testo come Tre desideri, commedia a due che potrebbe sembrare l’ennesima riflessione sulla coppia e che invece di essa sopporta efficacemente il peso. Come spesso accade nelle più riuscite e recenti narrazioni seriali per la TV, è la cornice ad assumere un ruolo primario e a modificare nella sostanza anche il plot principale. Nella pièce del dramamturgo e attore inglese Ben Moor due trentenni si incontrano, cominciano a frequentarsi, si amano fin quando la loro relazione va in crisi, ma tutto ciò avviene mentre il pianeta Terra è avvolto da una nuvola gigantesca che ha lo sbalorditivo e apocalittico effetto di far avverare i primi tre desideri pronunciati in quei giorni. Il testo, scritto nel gennaio del 2000 e portato in scena con l’interpretazione dello stesso autore l’anno successivo al Fringe Festival di Edimburgo, alterna il racconto al dialogo; attraverso la consolidata formula postdrammatica (con cui ormai si misurano numerosi lavori teatrali) gli interpreti si fanno anche narratori svelando al pubblico il passato e il presente di un incubo collettivo che ha determinato scelte controverse. La nuvola infatti non solo sfalda la realtà con il caos determinato dai desideri di ognuno, ma mette anche alla prova la relazione dei due protagonisti proprio nel momento in cui stava per maturare verso il matrimonio, finendo così per accelerarne la crisi.
La metafora apocalittica immaginata dall’autore inglese è il luogo drammaturgico perfetto per una comicità capace di sfruttare la situazione, cosa che riesce agilmente alla messinscena semplice ma efficace di Mauro Parrinello; il resto lo fanno i due attori. Piacevoli da ascoltare, con due vocalità molto accattivanti, Elisa Benedetta Marinoni (anche traduttrice del testo) e lo stesso Parrinello catturano sguardo e attenzione del pubblico nella consapevolezza che la struttura teatrale è data dalla parola. L’equivoco, e dunque il comico, nascono facilmente dalla situazione apocalittica: la crisi di coppia porta lui a desiderare che la fidanzata sia una hostess tutta sorrisi, come d’altronde era la ex, qui Marinoni sfodera le armi migliori e non possiamo fare a meno di ridere quando ci accorgiamo che i gesti all’interno di una conversazione quotidiana vengono sostituiti dai movimenti geometrici tipici delle assistenti di volo.
Eppure fra i tre desideri ve n’è uno definitivo, quello che qualsiasi coppia lascerebbe come ultima spiaggia, doloroso, ma potenzialmente rigenerante, il classico periodo ipotetico: «E se ricominciassimo tutto da capo?». E Ben Moor non se lo lascia di certo scappare. Qualche taglio avrebbe giovato, non si può però negare la forza di uno spettacolo che nella sua semplicità risulta magnetico e pone lo spettatore di fronte a una prestazione attorale di livello – e nell’attuale appiattimento dei valori qualitativi di questo mestiere non è poco – ma soprattutto lo stimola alla riflessione rispetto a tematiche spesso trattate con una certa retorica.
Andrea Pocosgnich
Twitter @AndreaPox
visto ad Aprile 2015, Teatro dell’Orologio
TRE DESIDERI
di Ben Moor
Spettacolo vincitore del premio delle arti L. A. Petroni 2014
con Elisa Benedetta Marinoni e Mauro Parrinello
regia Mauro Parrinello con la supervisione artistica di Ben Moor
scene e costumi Chiara Piccardo
disegno luci Paolo Meglio
traduzione Elisa Benedetta Marinoni
produzione OffRome, Bottega Rosenguild, Pierfrancesco Pisani, Compagnia DeiDemoni
con il sostegno produttivo di Residenza Idra