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Taccuino Critico. Uomini e rivoluzione

Tra le molteplici offerte teatrali, sul Taccuino Critico si appuntano segni di sguardi diversi che rispondono a un’unica necessità: osservare, testimoniare, dar conto dell’espressione pura, del piccolo e grande teatro…

 

L’America di Yates, sulla Revolutionary Road

di Sergio Lo Gatto

Foto Davide Apuzzo
Foto Davide Apuzzo

Un esordio folgorante dal titolo Revolutionary Road portava, nel 1961, il suo autore Richard Yates trentacinquenne in finale al National Book Award e contemporaneamente sulla bocca di tutti, per quella sua maniera disincantata e crudele con cui narrava l’America degli anni Cinquanta, così abbagliante e, al contempo, piena di ombre. Frank e April sono «i Wheeler», coppia convenzionale tanto da meritarsi l’articolo davanti al cognome declinato al plurale, con villetta in zona residenziale, tappezzeria sempre pulita, giardino con erba appena rasata e in perenne competizione con “quella del vicino”. L’alienazione presa in dote col perbenismo borghese ha per un momento la speranza d’essere sconfitta da un radicale cambio d’aria, l’ipotesi di mollare tutto e andarsene a Parigi. Ma il demone ha già cominciato a divorare tutto e la promessa di un lavoro più gratificante e meglio pagato ha la meglio e costringe a rimanere, più di una nuova gravidanza cui pure i due sarebbero stati pronti a rinunciare….  [continua a leggere]

 

Resistenza outbound: quale rivoluzione?

di Lucia Medri

Foto Ufficio Stampa
Foto Ufficio Stampa

Dal nero opaco e sbiadito di un paio di mocassini si diramano due coppie di lacci, sdruciti e slegati, ritti all’insù come sorretti da qualche nervosa tensione; sopra le scarpe poggiano pigri dei pantaloni color fango, stretti a fatica da una cintura forse troppo sportiva per un simile abbigliamento. Gialla accesa ma non radiosa è la camicia che sbuca a tratti fuori dai pantaloni, quasi costretta da un bavero che però non la contiene; storta e un po’ sbilenca la cravatta poggiata sul petto, simile a un cappio ad essere sinceri. Eccolo è lui: Guido codice operatore PM1 precario in un’agenzia di polizze assicurative. Resistenza outbound spettacolo che Yuri Ferrero, autore e unico interprete, ha portato in scena nel piccolo spazio del Teatro Kopò, “outbound” perché il lavoro del protagonista riguarda le telefonate in uscita, è proprio quel disturbatore che vi chiama a casa nei momenti meno opportuni. Tra surrealismo e cinica osservazione viene ritratta la giornata tipo di un centralinista alle prese con colleghi spocchiosi, sadiche team leader come Cinzia – impersonata da un’ inquietante bambola in procinto di perdere pezzi… [continua a leggere]

 

CampoverdeOttolini tra Me e gli uomini.

di Viviana Raciti

Foto www.stefanodeponti.it
Foto www.stefanodeponti.it

Prima che tutto inizi, nella mia testa ripetuta come un mantra, come una litania per non essere dimenticata, c’è la sequenza di preposizioni che danno il titolo allo spettacolo della Compagnia CampoverdeOttoliniDI A DA – Me e gli uomini, presentato nella sala piccola, dedicata a Lee Strasberg, del Teatro Tordinona. Nel momento che precederà l’avvio della prima romana di questa compagnia milanese, ad attenderla solo in tre, posti di fronte una selva di corde che dal soffitto recano bambole, un tavolo alto con delle costruzioni sparse, una bolla-retino, anch’essa sospesa. Diretto da Elisa Campoverde (che ha curato anche il testo, nato durante le prove), come un bambino, imperatore assoluto del proprio universo, sulla scena ci sarà Me (l’estraniante Marco Ottolini), intento a conferire poteri e afflizioni, distruggere e ricostruire, cullato dal vibrante tappeto sonoro di Stefano De Ponti. Il gioco tra lui e i suoi uomini  di pezzai quali prendono vita, costriscono città, si sposano, si arrabbiano, compiono anche atti violenti dovrebbe astrarsi e divenire metafora… [continua a leggere]

Accura teatro. Il mondo a testa sutta

di Simone Nebbia

Frame dal trailer youtube
Frame dal trailer youtube

A testa sutta. Si può vedere il mondo da posizioni diverse, capovolte. Oppure si può dimenticarlo, aggirare l’usuale andamento degli eventi. A testa sutta, di certo, si può raccontare una storia. La propria. È questo che fa il giovane protagonista dell’omonimo spettacolo di Accura Teatro, scritto da Luana Rondinelli per l’interpretazione di Giovanni Carta che ne cura anche la regia, contemplato nel dittico sulla diversità che comprende anche Giacominazza, in scena fino a domenica.
In una Sicilia assolata e pervasa da venti caldi, Giovanni vive una vita sospesa, come su una nuvoletta, egli non si strugge di essere diverso dagli altri quanto invece capita agli altri, suoi parenti, nel considerarlo al cospetto dei coetanei; un cugino, suo cugino, lo protegge e cerca pian piano di prepararlo al dolore che la crescita gli imporrà. Ma la sospensione dalla vita pone il rischio che la vita stessa si presenti, un giorno, come un brivido improvviso di impotenza o di potenza, smascherando un equilibrio traballante e anche la purezza, quel giorno, può farsi dolore. C’è in questa storia, inserita in Argotdrama – Focus sulla nuova drammaturgia interamente dedicato all’autrice siciliana… [continua a leggere]

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