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CampoverdeOttolini tra Me e gli uomini

La compagnia CampoverdeOttolini con Di  A DA – Me e gli uomini al Teatro Tordinona. Recensione in Taccuino Critico

Foto www.stefanodeponti.it
Foto www.stefanodeponti.it

Prima che tutto inizi, nella mia testa ripetuta come un mantra, come una litania per non essere dimenticata, c’è la sequenza di preposizioni che danno il titolo allo spettacolo della Compagnia CampoverdeOttoliniDI A DA – Me e gli uomini, presentato nella sala piccola, dedicata a Lee Strasberg, del Teatro Tordinona. Nel momento che precederà l’avvio della prima romana di questa compagnia milanese, ad attenderla solo in tre, posti di fronte una selva di corde che dal soffitto recano bambole, un tavolo alto con delle costruzioni sparse, una bolla-retino, anch’essa sospesa. Diretto da Elisa Campoverde (che ha curato anche il testo, nato durante le prove), come un bambino, imperatore assoluto del proprio universo, sulla scena ci sarà Me (l’estraniante Marco Ottolini), intento a conferire poteri e afflizioni, distruggere e ricostruire, cullato dal vibrante tappeto sonoro di Stefano De Ponti. Il gioco tra lui e i suoi uomini  di pezzai quali prendono vita, costruiscono città, si sposano, si arrabbiano, compiono anche atti violenti dovrebbe astrarsi e divenire metafora, racconto in altri termini di un potere che governa ma anche lascia soli; tuttavia, persi tra i dialoghi apparenti verso giocattoli muti, rischiamo di sentirci chiusi nel retino, senza spiccare il volo liberatorio in grado di andare oltre la scena, ché anche i pesci rimarranno impigliati nei fili che qualcun altro ha posto. Il blocco non sembra tanto derivare dalla tessitura scenica, di per sé evocativa e con un’interessante base ideativa, quanto da un sostrato del pensiero non ancora ben espresso. Chi è Me, dio o bambino? Sul crinale delle due identità, non riusciamo a convincerci: troppo poca follia da incutere timore, eccessiva per poter esser credibilmente infante e dittatore. L’amico Spyke, cagnolino giocattolo, verrà scacciato, lo stesso Me si appenderà per l’amo; di chi è il potere, a chi è rivolto, da dove proviene, queste le preposizioni non ancora del tutto risolte.

Viviana Raciti

Twitter @viviana_raciti

Questa recensione appartiene a un Taccuino Critico

Visto al Teatro Tordinona – Aprile 2015

 

DI A DA – Me e gli uomini
Compagnia CampoverdeOttolini
testo e regia Elisa Campoverde
con Marco Ottolini
ambiente sonoro Stefano De Ponti
aiuto alla drammaturgia Carolina De La Calle Casanova
oggetti di scena Francesca Lombardi e Paola Tintinelli
prodotto da ASSOCIAZIONE K. in collaborazione con CineTeatro AGORÀ di Robecco sul Naviglio

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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