Andrea Cosentino per Dominio Pubblico con Not here not now. Recensione
Alcune volte le parole hanno significati che vanno oltre le intenzioni. Alcune volte sono le forme a derivare contenuti, la grammatica a definire le finalità semantiche. Ma andiamo con ordine, perché l’ordine degli eventi sarà importante per ciò che segue. Prima di tutto è Marina Abramovic, famosissima artista contemporanea di origine serba che sperimenta la sua ricerca nel campo della performance art, di cui è considerata una delle massime esponenti mondiali; poi è appunto la grammatica che inconsapevole rivela ciò che le formule tendono a tenere nascosto: arte performativa, traduciamo noi, ma nel termine anglofono risiede il corso dell’opera, l’inafferrabilità volatile dell’esperienza e – dunque – l’impossibilità di dichiarare in essa il “qui” e “ora” che ne è ritenuto fondamento e che per molti, forse frettolosamente, è l’arma di contrasto nei confronti dell’evasiva rappresentazione del teatro. Mai ora, mai qui, sempre in un luogo privato di concretezza e dove l’accadimento è subordinato all’immagine.
Ecco allora il terzo movimento, la curiosità che spinge un artista teatrale italiano, Andrea Cosentino, a riflettere sulla dichiarazione della Abramovic a proposito della superiorità dell’arte performativa proprio rispetto all’arte della scena: «in teatro il coltello è finto e il sangue è ketchup, mentre nell’arte performativa il coltello è un vero coltello e il ketchup è sangue». Il dubbio, in un sistema ordinato, va verificato. Così Cosentino ha preso il suo bagaglio di domande e si è recato al PAC di Milano dove ha avuto luogo The Abramovic Method, dove cioè l’artista performativa Abramovic ha concesso l’opportunità di vivere con lei, attraverso la sua presenza, un’esperienza irripetibile: osservare e farsi osservare da lei seduta proprio di fronte, penetrarsi probabilmente, al modico prezzo di quindici euro (ma osservare soltanto ne costa cinque) che frutteranno un attestato di partecipazione firmato dalla stessa artista. Se bisogna pagare un biglietto per “essere”, se l’esperienza ha bisogno di un certificato con una precisa firma che ne attesti validità (e gradazione di essa) a posteriori, il dubbio di Cosentino si installa allora su un’intenzione precisa, una direttiva: la verità promessa dell’esperienza, in un contesto veicolato da un patto precostituito, fin dove mantiene il proprio carattere verace e dove poi sconfina nello spazio della finzione? Ma è poi vero che la verità esuli dalla finzione? O meglio: quali sono i patti che si possono stipulare e quali invece relegano l’esperienza a un secondo livello?
Si nutre di tali interrogativi il suo ultimo Not here, not now, spettacolo [in scena fino a domani al Teatro Argot Studio di Roma] che tuttavia non si priva della sagacia e dell’ironia sviluppata dai “personaggini” cui sempre l’attore abruzzese demanda la comprensione e la resa speculativa, trasferendo la domanda sul proprio “corpo comico” e cioè stentato, non completo, ridicolo. E per questo tragico.
La compensazione in sé stesso di entrambe le espressioni della maschera è un atto d’amore al teatro, la cui dimostrazione in scena sconfessa l’artista serba che viene irrisa, ridicolizzata attraverso la proiezione in video di una parodia dalle sue azioni performative. Dunque, resa oggetto teatrale. Soltanto allora, quando la parodia si fa spettacolo teatrale, le affilate armi di Cosentino sanno colpire, affondare la carne che palpita del riso e soffre l’asimmetria dell’uomo rispetto all’uomo in scena. Cola sangue dalla sua rappresentazione, ketchup arricchito di senso. Ma non risorge, se non fuori, il corpo che in scena muore.
Simone Nebbia
Twitter @Simone_Nebbia
Questo articolo è apparso sul numero di Estate 2013 dei Quaderni del Teatro di Roma. Per gentile concessione.
Spettacolo visto al Teatro Palladium di Roma, Teatri di Vetro, in maggio 2013
In scena al Teatro Argot Studio, Roma – Fino al 3 aprile 2015
NOT HERE, NOT NOW
di e con Andrea Cosentino
regia Andrea Virgilio Franceschi
video Tommaso Abatescianni
una produzione Pierfrancesco Pisani
in coproduzione con Fondazione Campania dei Festival E45 Napoli Fringe Festival
in collaborazione di Litta_Produzioni /ass. Olinda / Infinito srl / Teatro Forsennato
con il sostegno del progetto Perdutamente del Teatro di Roma