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Passi una confessione intimamente nostra

Passi una confessione di Bartolini/Baronio debutta al Teatro Argot Studio nella stagione di Dominio Pubblico

 

Foto Manuela Giusto
Foto Manuela Giusto

Intricati, imbrigliati, accartocciati, arrotolati, sono i fili intimi di un discorso lungo e interminabile fatto di istanti di memoria, sia vissuta che viva. I ricordi, come a comporre i telai dell’artista sarda Maria Lai, sono tessuti su tavole di esperienza, partendo dalla sfera intima e personale vengono poi tesi e tirati fino a raggiungere l’altro. Il lirismo è un linguaggio, l’apparente punto di vista che dall’Io avvolgerà il Noi.

Incontreremo così Passi una confessione spettacolo presentato dal duo Bartolini/Baronio, coprodotto insieme a 369gradi e vincitore del Premio Dominio Pubblico Officine 2014 il cui debutto – dopo una residenza di dieci giorni a Kilowatt Festival– è stato accolto al Teatro Argot Studio. La storia di questo lavoro possiede una lunga gestazione, iniziata nel 2011 quando arrivò in finale al Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti  e non vincendolo i due artisti scelsero di archiviarlo: «Da qui la decisione di fermarlo, di non lavorarci più, portando avanti altri progetti». Una sincera presa di posizione, dettata sì da una delusione ma non da una sconfitta, La Caduta è servita ancora una volta a risollevarsi e guardare avanti. I premi non sono un punto di arrivo certo, ma sono economicamente indispensabili, sostengono e rafforzano dando, almeno così ci si auspica, concretezza ai progetti.

Foto Manuela Giusto
Foto Manuela Giusto

Passi è un’autobiografia, un racconto personale che partendo dai limiti nei quali ci imbattiamo quotidianamente li trasforma in possibilità, se vi è un ostacolo occorrerà essere spinti dall’ urgenza di oltrepassarlo e l’essere andati avanti sarà allora una conquista. Tamara Bartolini autrice e attrice in scena con indosso un vestito di pizzo nero e capelli furiosamente ricci, muove dei passi incerti prima a piedi nudi, come quelli di una bambina, infilati poi in rosse scarpe décolleté. «Ti piace? Va bene così? No, aspetta, ricomincio!» Le parole compongono un soliloquio oscillando come dovrebbe l’altalena alla quale l’attrice è aggrappata, in assenza di slancio e bloccata in un’eterna rincorsa. I Passi riecheggiano «[…] il movimento solo non basta, devo sentir cadere i passi, per quanto leggeri siano» (S. Beckett Passi 1976) scandendo le giornate in cui si «lavora per lavorare», facendo fronte ai doveri imposti da una società che ci vuole senza «piedi di scimmia», che non ammette le pause, il tempo rallentato e dilatato, come quando ci si siede a pescare e si gode dell’attesa perché è vero sta tutto lì, nella tensione desiderosa e paziente che svanisce quando la lenza inizia a tirare…

Foto Manuela Giusto
Foto Manuela Giusto

Ma Lei non è sola, sotteso e silenzioso si nasconde un dialogo con Lui (Michele Baronio) che a piedi nudi siede in un cantuccio all’angolo della scena. È un artigiano delle parole, cesellate, illuminate, disegnate da mani pronte e decise a sostenerle, ricorrendo all’utilizzo di materiali grezzi e poveri: sassi, fili, pesci, insetti, biglie e terra, che su un fondale animato appaiono alle spalle dell’attrice. Lui l’ascolta, la guarda, l’ accompagna nei suoi Passi, le tiene la mano pensandola, l’incoraggia e si com-muove con lei per la sua camminata, per la sua esplorazione . «Uno spettacolo analogico che si basa sull’arrangiarsi» per riscoprire l’umile bellezza delle piccole cose, la loro sincerità, infrangendo il confine tra le biografie perché in fondo «è un diario, un’esposizione di vita e della natura umana».

La maturità di Passi è stata accolta in una serata in cui molti sono accorsi nello spazio di Trastevere per quella che sembra una festa, una ri-nascita e non esclusivamente un debutto teatrale. Ci sono parenti, amici, collaboratori, colleghi, tutti hanno contribuito alla creazione di un progetto trasversale e ampio tale da accogliere in sé molte suggestioni, da quelle della musicista Ilaria Graziano, della danzatrice Alessandra Cristiani, di Sarah Moon e delle sue fotografie. Passi è la prova che «c’è sempre tempo», presto o tardi i fili si intrecciano e non sapremo mai dove inizia il mio e termina il tuo.

Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri

Leggi anche l’intervista agli artisti

PASSI una confessione
visto al Teatro Argot Studio-febbraio 2015
Bartolini/Baronio
vincitore del Premio Dominio Pubblico Officine 2014
di e con Tamara Bartolini
scene, luci, suoni e immagini live Michele Baronio
regia Tamara Bartolini/ Michele Baronio
canzone originale Ilaria Graziano
collaborazione artistica Alessandra Cristiani
assistente alla regia Antonio Cesari
produzione Bartolini/Baronio e 369gradi
co-produzione Sycamore T Company
co-produzione/residenza Carrozzerie | n.o.t
con il sostegno di Teatro Argot Studio, Teatro dell’Orologio, Kilowatt Festival, Argot Produzioni, ATCL Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio in collaborazione con Rialto Santabrogio / Ass. Il Moderno – Agliana / Kollatino Underground

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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