La cameriera di Puccini scritto e diretto da Nicola Zavagli. Recensione
Una stanza pienissima di oggetti d’arredo: tavolo, armadi, valigie, stivali in pelle, poltrone e addirittura un pianoforte con un’ombra di spalle. Questo l’ambiente de La cameriera di Puccini, spettacolo che mira ad indagare la vita privata del noto compositore toscano attraverso un racconto tra un giovane e spiantato giornalista e la fedele governante, dal quale viene fuori più che l’umanità che ha portato alla creazione di arie indimenticabili, un giallo a tinte rosa. Lo spettacolo scritto e diretto da Nicola Zavagli conclude formalmente la Trilogia dei Musicisti, che ha visto protagonisti Vivaldi per Una stagione in fuga, il librettista Lorenzo Da Ponte in Il poeta di Mozart e per ultima la vicenda presentata al Teatro dei Conciatori. Della trama raccontata troviamo alcune affinità tematiche con la ricerca che Paolo Benvenuti operò su documenti e testimonianze inedite poi confluite nel film Puccini e la Fanciulla (2008), nel quale intrighi amorosi e inganni – che portarono alla morte di una giovane cameriera, Doria Manfredi, ingiustamente accusata d’essere l’amante di Puccini e spinta ad un terribile suicidio – fanno da sfondo al processo di composizione musicale. Nel nostro caso, l’arrivo del giornalista (Giovanni Esposito) inizialmente accolto con sospetto dall’attempata governante Marianna (Beatrice Visibelli) nella casa di Torre del Lago proprio poco dopo gli scabrosi avvenimenti, funge da – un po’ abusato – escamotage per poter parlare della vita del compositore. In una prosodia a volte funzionale altre volte un po’ ripetitiva e distraente, piccole azioni inframezzano il discorrere portando l’intervista verso un piano più vicino all’intimità quotidiana, dove però sembra che la vicenda si riduca al mero intrigo sentimentale e l’immagine restituitaci di Puccini è quella del seduttore a mala pena accortosi dell’affetto disinteressato della narratrice. Non basta però rievocare la natura e il lago da cui Puccini spesso traeva ispirazione, né bastano le arie musicate (al pianoforte Fabio Montani) e cantate dal vivo dal soprano Francesca Romana Tiddi (di cui l’esibizione più riuscita ci sembra l’ultima, tratta dalla Madama Butterfly) a restituirci la grandezza del compositore, in quanto si tratta di intermezzi fini a sé stessi slegati dal contesto drammaturgico se non nell’evocazione musicale di cui non si riesce a capire fino in fondo l’utilità e la cura nei dettagli si perde «nel peso della lunga attesa».
Viviana Raciti Twitter @Viviana_Raciti
Visto al Teatro dei Conciatori – marzo 2015
LA CAMERIERA DI PUCCINI
Testo e regia di Nicola Zavagli
con Beatrice Visibelli e Giovanni Esposito
soprano Francesca Romana Tiddi – al pianoforte Fabio Montani