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Roberto Abbiati: l’attore ammalato ha bisogno di Shakespeare

Roberto Abbiati è passato al Teatro del Lido di Ostia con Riccardo l’infermo. La recensione dello spettacolo scritto insieme a Francesco Niccolini

 

foto Lucia Baldini
foto Lucia Baldini

Riccardo l’infermo è uno spettacolo squinternato, delicatamente surreale, a tratti geniale e come spesso accade con gli spettacoli di Roberto Abbiati (tra i quali Pasticceri, Una tazza di mare in tempestaLa radio e il filo spinato) è un lavoro sincero, che forse non pretende di essere un capolavoro, ma che anzi mette in campo e problematizza la crisi dell’attore-autore. Abbiati si presenta da subito giocando con una forma teatrale aperta e a dire il vero lo “scherzo” è posto con una delicatezza che gli impedisce di essere solo l’ennesimo divertissement metateatrale. Il Riccardo III di Shakespeare diventa pretesto per un gioco di specchi e una riflessione sul ruolo dell’attore e dello spettatore.

Ci è capitato di vederlo (passati alcuni anni dal racconto di Simone Nebbia da Lari) al Teatro del Lido, spazio ora facente parte della Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea e rinato dopo anni di lotta dei cittadini e delle associazioni locali. Era uno dei “teatri di cintura”, imprescindibile in una zona carente dal punto di vista delle sale teatrali come quella del litorale romano. La storia del Teatro del Lido, segnata proprio dal rapporto tra le associazioni del territorio e le istituzioni parte da lontano, quando nel 1997 un gruppo di artisti e associazioni riapre lo spazio e lo rimette in moto facendolo diventare nel 2003 il primo “teatro di cintura”, un esempio della fruttuosa collaborazione tra spinta dal basso e istituzioni. Ed è ancora dai cittadini, lavoratori dello spettacolo e artisti che nel 2010 riparte la lotta per l’apertura dopo due anni di stop e di rimpalli tra le istituzioni locali e il Teatro di Roma che intanto portava a regime proprio la progettualità sugli spazi di cintura in altri quartieri. Nel 2013 la riapertura all’interno del progetto Casa dei Teatri segnava la vittoria di un’importante battaglia. Anche ora, con il budget destinato ai teatri ex “di cintura” tagliato di un terzo, al Lido rivendicano una progettazione partecipata, multidisciplinare e accessibile (anche per gli artisti dato che qui è previsto un cachet per tutti) – rispetto all’anno scorso il biglietto è passato da 5 a 7 euro, comunque meno di un cinema.

Ed è in questo contesto che a Ostia arrivano artisti come Roberto Abbiati (e altri quali Marta Cuscunà, Sosta Palmizi, Giampiero Rappa, Eugenio Allegri troveranno spazio nelle prossime settimane). Il continuo dialogo col pubblico è d’altronde centrale nel discorso poetico dell’attore e autore lombardo, che compone questo Riccardo l’infermo attingendo anche dalla platea. Agli spettatori il ruolo di maschere quasi sempre mute che aiutano un attore, costretto in ospedale per problemi alle articolazioni, a mettere in scena il dramma storico shakespeariano. Sul palco mobili e oggetti di un vecchio ospedale e poi la maschera di Abbiati, in maglia bianca e straccali per tener su i pantaloni del pigiama: «Noi attori contemporanei abbiamo abolito il sipario − spiega l’artista alla sala illuminata − e ora c’è questo problema, noi attori contemporanei non sappiamo quando lo spettacolo è iniziato». Shakespare entra nel gioco, grazie alla collaborazione di Francesco Niccolini nella scrittura, con degli innesti chirurgici trasformando l’interazione col pubblico in poetici atti di clownerie: la cassetta del pronto soccorso diventa maschera e grottesca arma di tortura per il fratello di Riccardo Giorgio (al quale uno spettatore presta il corpo) e quando Abbiati la apre, una serie di sbarre esemplificano lo stato di prigionia del personaggio svelando il volto del malcapitato; oppure l’uso della cornamusa col solo scopo di introdurla in uno spettacolo teatrale. Ma anche l’intrusione di Riccardo nel corpo di Abbiati è una clownerie, il fisico dell’attore, che già porta con sé la finzione del ginocchio malandato, accetta la possessione shakespeariana curvandosi e riempiendosi di tic; è giocoleria pura, un effetto speciale che si autodistruggerà quando l’attore scenderà per l’ennesima volta dal palco per spiegare la storia del Riccardo III. E il pubblico sorride per questo Buster Keaton capace di prendersi gioco di certi stilemi post drammatici poggiando i piedi sullo strettissimo crinale che divide l’adesione dalla critica, il mondo della scena con quello che c’è fuori, inglobando la platea e respingendola al grido di: «Il mio io regno per un pappagallo».

Andrea Pocosgnich
Twitter @andreapox

Teatro del Lido, Roma, Gennaio 2015

369gradi presenta
Roberto Abbiati in
RICCARDO L’INFERMO
il mio regno per un pappagallo
molto, ma molto liberamente ispirato al “Riccardo III” di William Shakespeare
drammaturgia Francesco Niccolini e Roberto Abbiati
idee, musiche e suggerimenti di Bano Ferrari e Carlo Pastori
si ringrazia per il contributo alla produzione Armunia

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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