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Dentro Werner Schwab. Mentre tutto scivola giù

Fäk Fek Fik – Le tre giovani – Werner Schwab. Spettacolo di Dante Antonelli. Recensione

 

Werner Schwab
Foto Gabriele Savanelli

La scrittura di Werner Schwab è frontale. L’autore austriaco ha costruito la propria carriera drammaturgica, nella seconda metà del Novecento, calcando le trasformazioni del mondo contemporaneo e sentendone i risvolti drammatici su di sé come individuo nella collettività; quel sentimento ha prodotto parole vorticose, lava fuori dai denti. Prima di tutto sono le ambientazioni il vero nodo, il contesto cupo entro cui certe vite instabili e corrose hanno avuto modo di crescere, manifestare la propria aderenza alla società del tempo. E oggi? Al Teatro Sala Uno di Roma se lo domanda Dante Antonelli, che di un testo di Schwab come Le presidentesse (contenuto in Drammi fecali, Ubulibri) immagina una riscrittura degradante, in cui ogni parola – ormai lontana dal testo ma non dalla maniera di Schwab – carica le attrici di un peso di responsabilità; ogni frase, sul filo di una provocazione al limite che chiama in causa traffici di droga, povertà, una feroce critica alla chiesa cattolica, senza di loro non può esistere, i tre personaggi originali – Grete, Erna e Mariedl – sono ormai penetrati nel loro corpo, animano la saliva densa che zampillerà dalla loro bocca.

Fäk Fek Fik – Le tre giovani – Werner Schwab. Come tre lame uscite in un suono, le tre giovani, rivivono la flessione esistenziale dell’autore. In loro prende vita ciò che la sta perdendo, la gravidanza è in assonanza con la grave-danza del loro movimento intrecciato in quel contesto sintetico: quante cose si possono nascondere nel corpo? Di quante ci si può disfare? «Io sono il mio involucro», dirà ognuna di loro in diversi modi, con diverse parole. Ed è davvero questo uno dei dilemmi della presente civiltà, il corpo che non conta più niente, ridotto in un progressivo, cadenzato ribasso, fino a esaurirsi. È un corpo che stimola a oltrepassare il conformismo ma si contiene a tradire necessità, eppure anche il corpo estremizza quell’urgenza intima (non a caso tra i Drammi fecali) fino a perdere i contatti con la decenza. Che mondo è quello di Schwab? Ha redenzione o solo martirio? Io, con la presenza ingombrante del mio corpo, sono il mio martirio?

Werner Schwab
Foto Gabriele Savanelli

Dante Antonelli, grazie anche all’ottimo rimando delle tre energiche attrici Marta Badiluzzi, Giovanna Cammisa e la disinvolta Arianna Pozzoli, già segnalatosi con la sua visione de La cocciutaggine di Rafael Spregelburd, compone uno spettacolo spoglio di scenografia ma carico di intensità, vocato all’interpretazione e rispettoso di ogni lascito dell’opera, fin quasi a esagerare nella “fedeltà del tradimento” compiuto incastonando le due volontà, dell’autore e del regista. Egli compie così un’operazione di misura contemporanea, usa la visione di un testo per tracciare le linee del proprio mondo, distende nel suono prodotto dalle parole di Schwab le proprie, non meno violente, verso il tempo presente. Tutto questo ha bisogno di attrici che siano parti attive e creative all’interno del progetto e capaci di intraprendere una discesa negli inferi della propria degradazione, non semplici interpreti; a loro, cui forse si può consigliare una maggiore ricerca di equilibrio nel loro spazio creativo interno al personaggio, spetta anche un finale vibrante: frontali si mostreranno alla platea, consegneranno a chi le ascolta ciò che siamo anche noi, nessuno potrà più dire di non esserne coinvolto; si volteranno di spalle, riprenderanno a ballare una preghiera techno-dance, la sola possibile, ovviamente: sintetica.

Simone Nebbia
Twitter @simone_nebbia

Teatro Sala Uno, Roma – gennaio 2015

FÄK FEK FIK – LE TRE GIOVANI – WERNER SCHWAB
da un’idea di Dante Antonelli
con Marta Badiluzzi, Giovanna Cammisa, Arianna Pozzoli
drammaturgia collettiva a cura di Dante Antonelli
ambiente scenico. Francesco Tasselli
ambiente sonoro. Samovar
costumi. Nina Ferrarese
gestione progetto. Annamaria Pompili
ufficio stampa. Marta Scandorza
foto. Gabriel Volver Savanelli
video. Francesco Tasselli
illustrazioni. Serena Schinaia
progetto grafico. Donato Loforese
Con il sostegno di Forum Austriaco di Cultura Roma / Österreichisches Kulturforum Rom

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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