Teatrodilina e Le vacanze dei signori Lagonìa in pima nazionale al Teatro Biblioteca Quarticciolo
«Una foto di famiglia per due attori, un ombrellone e un mare immaginato» è il sottotitolo volto a specificare Le vacanze dei signori Lagonìa, spettacolo presentato in prima nazionale dalla compagnia Teatrodilina al Teatro Biblioteca Quarticciolo. Testo scritto a quattro mani dal regista Francesco Lagi e dall’attore Francesco Colella, che insieme a Mariano Pirrello è il protagonista di questa cartolina, il ricordo di una giornata passata al mare. «Questo giorno qua, che non è un giorno qualsiasi della loro vita» sarà l’ occasione per potersi ri-conoscere, come la prima volta, guardarsi negli occhi, ridere sguaiatamente e sì, anche cantare. Tra le pagine della Settimana Enigmistica, le grandi mani di Gianni Morandi e i panini alla ricotta, Marisa e Ferdinando si scopriranno giovani amanti di una vecchia storia d’amore.
«Godiamocela», dice l’imponente signora (Francesco Colella) a suo marito (Mariano Pirrello) che sul bagnasciuga con pantaloncini, sandali e camicia aperta sul petto, cerca di dare forma a un cono di sabbia ma non ci riesce, disturbato dalle domande di lei, immobile sotto l’ombrellone con una lunga tunica arancione, a coprire quelle gambe non più abili a muoversi.
«Invecchiasti» è la presa di coscienza del fluire, dello scorrere inevitabile dei giorni, che lasciano nei gesti, negli sguardi e nelle parole, uno strato di polvere, o forse sabbia, a nascondere l’autenticità di un sentimento senza però annullarla, affinché nello scoprirla ci si ritrovi di nuovo uniti, di nuovo insieme. La musica dei racconti di Marisa, nostalgicamente divertiti, si armonizza ai silenzi di Ferdinando, muti di voce ma risonanti parole già parlate, discorsi già affrontati, litigi già accaduti. «Sollevami Ferdinà, sollevami!» come se si potesse, come se accadesse, viaggiare a ritroso, incontrando la bambina dagli occhi che non si ricordano, i genitori per i quali il bagno in mare è sempre lungo, e Casa, quella che ora non c’è più. La cartolina di un’estate, con l’ombrellone, una sedia, il castello di sabbia e la borsa per i panini; a sinistra una barca e a destra, vicino alla radio che suona Lascia ch’io pianga (dal Rinaldo di Georg Friedrich Händel), una tanica di benzina…
Lagonìa è il nome di questi due signori, fermi a ricordare un tempo già scorso, agìti in scena da attori sinceri nella cura e nell’affetto che dimostrano per i propri personaggi. Commoventi perché capaci di muovere insieme i sentimenti del pubblico e indirizzarli con genuina semplicità e senza eccessi nelle pieghe di una foto scattata non importa come, non importa quando; la loro regia è tanto premurosa quanto permissiva, dando spazio alla prova attoriale. Ricordiamo infatti che Lagi è stato vincitore del Premio In-Box 2013 per lo spettacolo Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile, confermando anche in quest’occasione che per Teatrodilina fare teatro «è il gesto più contemporaneo e potenzialmente dirompente. Il nostro metodo è artigianale ma anche un po’ mistico».
«Vento, portami via!» il desiderio gridato con l’accento del dialetto calabrese, forte nelle parole di lei, che muoversi non può, che ha pensato a una soluzione, estrema, crudele, ma indispensabile, quando vivere nel ricordo diventa un’agonia e il presente è avaro di alternative e possibilità… o forse no? Se a bastare fossero proprio loro, Marisa e Ferdinando, l’uno all’altra, nonostante tutto e tutti, soli in mare e su di una barca che ha finito il carburante.
«Occhi di ragazza io vi parlo coi silenzi dell’amore e riesco a dire tante cose che la bocca non dirà» così si chiude questa storia e si ripone la foto nel cassetto. Il color seppia di una giornata, di un anno lontano, in un’epoca che non è adesso ma che è stata, tra le risate, le canzoni, i giochi e i divertimenti. Lagonìa è il malinconico saluto di un sorriso ormai ingiallito.
Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri
visto al Teatro Biblioteca Quarticciolo nel mese di gennaio 2015
di Francesco Colella e Francesco Lagi
con Francesco Colella, Mariano Pirrello
disegno suono Giuseppe D’Amato
scenografia Salvo Ingala
organizzazione Regina Piperno
regia Francesco Lagi