Teatro in video 17° appuntamento. Gastone di Ettore Petrolini. Petrolini nacque a Roma il 12 Gennaio del 1884 e morì il 29 giugno del 1936
Tanti avranno impresso in qualche luogo più o meno recondito della mente il frac col cilindro di Gastone, il tono penetrante e trascinato del suo ritornello anche fra quanti non riescono nell’immediato a collegarli al volto e alla presenza di Ettore Petrolini. Consegnatasi alla storia con il suo autore, l’opera del 1924, immagine di attore di cinema muto attaccato a un moncone d’orgoglio nell’avvento del sonoro, è divenuta l’emblema della crudeltà comica e triste insieme delle figure di Petrolini, del suo carattere d’artista, di uomo, di romano, delle macchiette e dei personaggi come molti dei suoi sè, tutti disgraziatamente autentici e miracolosamente nessuno vero. Dalle strade dei quartieri popolari capitolini si intrufolò fra i primi baracconi, balzò fino alle assi dei palcoscenici del varietà di inizio ‘900 per asservire alla propria dissacrazione il regno dell’avanspettacolo e della rivista, guadagnandosi dal critico Alberto Cecchi il conio della definizione di “disconsacratore”. Con la fama arrivarono le tournèe internazionali (Sudamerica, Egitto, Tripolitania, Francia, Germania, Austria), l’ammirazione di Martinetti e dei futuristi, di Bontempelli e Craig, arrivò il cinema e la redazione degli atti unici, poi di commedie più complesse e delle memorie autobiografiche. Siccome a volte non son bastati libri interi, si lascia qui traccia diretta per vedere come possa il teatro profilarsi in qualcuno e qualcuno profilarsi nel suo teatro.
Marianna Masselli
Twitter @Mari_Masselli
Dichiarazioni tratte da Un po’ per celia e un po’ per non morir, 1936
«Le belle invenzioni teatrali: Teatro Sperimentale: voi avete visto che il pubblico non accetta questa specie di esperimenti che sono fatti a sue spese. Chi vuole fare degli esperimenti li faccia a casa sua, e non con i quattrini degli altri. Teatro Stabile: solamente la parola – stabile – mette paura a pronunziarla. Il pubblico quando sa che un teatro è stabile, non sente nessuna premura di accorrervi. Dice: – Tanto è stabile… non si muove… avremo il tempo di andarci… – E di sicuro c’è questo: che il teatro rimane stabilmente vuoto. Teatro dei Giovani: questo è un teatro che, prima di nascere è già vecchio, perché ha già una buona parte del pubblico contraria. E sono gli antagonisti giustificati… perché non si può essere tutti giovani. Senza contare che ci sono giovani vecchissimi e vecchi giovanissimi. Teatro degli Indipendenti: Indipendenti da chi? Si dipende sempre da qualcheduno, e specialmente dal pubblico che paga: se manca il pubblico anti-portoghese, l’indipendenza defunge… Teatro di Stato: potrebbe risolvere molti problemi: ma ho paura che faccia l’effetto del chinino, che fa un po’ sudare, un po’ dormire, e poi lascia un grande spossamento… Facezie a parte, anche il chinino, se dato a proposito talvolta fa bene alla salute, e perciò credo che un teatro di Stato ben organizzato e diretto, potrebbe almeno risolvere il problema di vedere premiati per elezione – non esclusa quella del pubblico – autori, attori e registi veramente meritevoli.»
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