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Kevin Spacey e il suo Riccardo III su laeffe

Kevin Spacey ancora nei panni di Riccardo III nel documentario in onda il 24, 25 e 29 dicembre su laeffe. Il film di Jeremy Whelehan ripercorre il tour mondiale e le fasi di creazione della messinscena shakespeariana

 

I fan di Frank Underwood, il protagonista del political thriller seriale The House of Cards, hanno avuto modo di conoscere quella spiazzante caratteristica che sin dalla prima puntata si annida nella narrazione cinematografica dello show prodotto da Netflix e mandato in onda qui da noi su Sky: quello sguardo in macchina prepotente e sardonico, seducente e disturbante con cui Kevin Spacey non fa altro che riproporre in televisione il consueto “a parte” dei drammi shakespeariani. È lo sguardo del potere, di uno Jago che trama per arrivare direttamente al cuore del governo mondiale, a quella White House che altro non è se non il premio per una lunghissima partita a scacchi senza regole etiche o fair play da rispettare. Ed è proprio in Shakespeare che Kevin Spacey ha trovato l’ispirazione per tratteggiare con formidabile scaltrezza il congressman di The House of Cards; recentemente ha dichiarato: «Aver interpretato la tragedia a teatro mi ha aiutato a costruire il personaggio di Francis perché io posso guardare nella macchina da presa e dire al pubblico: “Guardate cosa sto per fare…”». Una tragedia in particolare ha segnato negli ultimi anni la vita artistica del due volte Premio Oscar (I soliti sospetti e American Beauty), è il Riccardo III di Shakespeare. Lo spettacolo, presentato in Italia nel 2011 in occasione del Napoli Teatro Festival 2011, sarà protagonista anche questa sera (e in replica il 25 e 29 dicembre) alle 21 su laeffe. Il canale televisivo, che trasmette sul canale 50 del digitale terrestre e in chiaro, da poco più di un anno, cala l’asso tra i palinsesti della Vigilia dedicati alla cultura con una prima TV in grado di attrarre pubblici diversi anche grazie alla star americana.

L’interpretazione di uno dei più famosi ruoli tragici della storia del teatro costò al divo americano naturalizzato britannico non pochi sacrifici: smise di fumare e di bere per concentrarsi anima e corpo al suo Riccardo. Nonostante la fortuna a Hollywood e la recente conquista del pubblico televisivo, Spacey è ben conscio dell’unicità del teatro: «L’atto di riunirsi ogni sera per condividere una storia con degli spettatori che diventano parte dell’esperienza è una delle cose più potenti che un attore possa mai provare». A condurci dietro le quinte dello spettacolo con la regia di Sam Mendes ci pensa il documentario di Jeremy Whelehan, presentato dalla rete TV come un film che «racconta la genesi e ne testimonia il lavoro creativo e tecnico, portandoci sul palco nel momento in cui la rappresentazione prende vita». D’altronde parliamo di una vera e propria opera cinematografica (e non di un backstage di servizio), dal titolo originale NOW: In the Wings on a World Stage – laeffe lo propone con il titolo “Kevin Spacey: Io Riccardo III” –, presentata anche al Tribeca Film Festival.

Il documentario non racconta solo il “making of” e dunque l’incontro tra l’attore e direttore dello storico teatro londinese Old Vic con il regista Sam Mendes, a più di dieci anni da quell’American Beauty che brillò con la stessa coppia vincente, ma è anche un avventuroso world tour tra i palcoscenici che hanno accolto lo spettacolo: da Londra a Istanbul, da Napoli a San Francisco, e poi Pechino, Sydney e New York. È l’epopea di un blockbuster teatrale che dal 2011, anno del debutto, ha saputo mantenere una lunga scia produttiva, di cui questa coda cinematografica è solo l’ultimo scampolo. Eppure non è meno importante delle stesse repliche dal vivo perché consegna alla Storia, e a un pubblico ancora più vasto, un lavoro durissimo ma evanescente come quello del teatro. Il film di Whelehan è anche questo, una testimonianza, il mosaico di una moltitudine di fotografie attraverso il quale è possibile carpire tale evanescenza, tentare di afferrare l’inafferrabile. In un’intervista all’Irish Post Whelehan parla delle due linee che attraversano la narrazione: una dedicata alle serate di debutto nelle varie città e l’altra centrata sul lungo cammino creativo. Il rischio di mettere in campo una produzione che risultasse appassionante solo per gli specialisti del teatro era alle porte, a tal proposito Whelehan afferma: «Per me i più stimolanti ed eccitanti documentari sono film che devono portarmi in un mondo di cui non conosco nulla e mostrarmi una conoscenza più profonda».
Nei novanta minuti trovano spazio le interviste ai venti attori del cast, i frammenti dello spettacolo, le prove, la preparazione dietro le quinte (anche Kevin Speacy fa stretching), il pubblico che riempie le sale più differenti, le indicazioni di Mendes, e naturalmente lui, il Premio Oscar con la corona e gli occhiali da sole, con la camicia grondante sangue, che urla al cielo “A horse. A horse. My kingdom for a horse!”.

Andrea Pocosgnich
Twitter @andreapox

Questo articolo è apparso su Cronache del Garantista il 24 dicembre 2014. Per gentile concessione

info: www.kevinspacey.com/nowthefilm

in onda
MERCOLEDÌ 24 DICEMBRE ALLE 21:00
GIOVEDÌ 25 DICEMBRE ALLE 22:50
LUNEDÌ 29 DICEMBRE ALLE 01:45

www.laeffe.tv

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