Roma per Pasolini: Una giovinezza enormemente giovane con Roberto Herlitzka, scritto da Gianni Borgna e diretto da Antonio Calenda; la recensione
Nonostante il diluvio quasi promesso, diverse le autorità – come gli ex sindaci Rutelli e Veltroni – che si univano ai tanti appassionati per la prima al Teatro Argentina di Una giovinezza enormemente giovane. Tra gli ultimi scritti di Gianni Borgna, questa messinscena diretta da Antonio Calenda e dedicata alla figura di Pier Paolo Pasolini, si colloca all’interno dalla rassegna romana che celebra il poeta friulano e che presenterà, in primavera, una vera e propria «partita di calcio su partitura pasoliniana ad opera di Giorgio Barberio Corsetti» per dirla con le parole del direttore del Teatro di Roma, Calbi, durante la presentazione poco prima dello spettacolo. Non si tratta di una novità in ambito culturale, d’accordo, basti pensare all’ultima dibattuta pellicola di Abel Ferrara, alla ricchissima e originale mostra – curata tra gli altri dallo stesso Borgna – presentata quest’anno presso il Palazzo delle Esposizioni e piena di documenti critici, di articoli d’epoca oltre che scritti di PPP; e tuttavia ben venga la celebrazione, l’adesione, soprattutto se il tentativo è quello di restituire il teatro a una sua funzione primaria, ritornando a quel luogo di trasformazione della realtà che Calbi giustamente chiama «agorà civile».
Affidato a Roberto Herlitzka il compito di traghettarci nella parabola pasoliniana attraverso le parole del politico e saggista romano, recentemente scomparso. A cavallo tra recitazione e lettura, tra distacco e immedesimazione Herlitzka impersona lo spirito di Pasolini in una cristallizzazione sul finire della vita, montaggio di significanti ai quali solo alla conclusione si può tentare di conferire senso complessivo.
In una scena che rappresenta, forse in maniera un po’ scontata, la spiaggia di Ostia dove trovarono il corpo lacerato del poeta, affiora nelle parole il «fascismo nominale delle stragi» e le perplessità su certa politica “di sinistra”, vengono fuori con scioltezza le riflessioni sul caso Mattei e quindi la stesura della sua ultima opera incompiuta, Petrolio, o la forza visionaria di Alì dagli occhi azzurri. Forse per sopperire alla preponderanza della narrazione e alla mancanza d’azione in scena, si scorgeranno proiettati sul fondo alcuni scorci dei suoi luoghi cinematografici e non: dalla Torpignattara di Accattone al Quarticciolo del Gobbo di Lizzani (dove Pasolini fu attore), e poi ancora Nuova Ostia e Trastevere fino all’epilogo tragico probabilmente atteso dallo stesso Pasolini, rappresentato in scena da un altro corpo, stessi abiti della voce narrante, doppio ormai senza vita. Un coro polifonico tra terrore e purificazione rafforza le parole al momento della strage di Piazza Fontana, e però si insinua suo malgrado un pensiero: siamo soddisfatti – eticamente e socialmente – nell’aderire al sentimento d’indignazione per il «Golpe istituitosi a protezione del Potere», ma teatralmente parlando questo è sufficiente? Basta la catarsi raccontata perché il teatro possa risorgere come luogo di trasformazione?
Arriva il consenso finale: all’autore, per il suo tracciato storico su una delle personalità culturali più importanti del secolo scorso, all’attore, che nonostante gli acciacchi dell’età restituisce la dignità di un discorso limpido, si applaude sicuramente, per la motivazione prima che ci aveva spinto a teatro in una condizione potenzialmente avversa, alla figura di Pasolini, ma si ha come l’impressione che queste adesioni rimangano non legate, ognuna per sé a prescindere l’una all’altra.
Viviana Raciti
Twitter @viviana_raciti
in scena fino al 9 novembre 2014 al Teatro Argentina
Roma per Pasolini presenta
UNA GIOVINEZZA ENORMEMENTE GIOVANE
ispirato ai testi di Pier Paolo Pasolini
di Gianni Borgna
regia Antonio Calenda
con Roberto Herlitzka
scene Paolo Giovanazzi – luci Nino Napoletano
Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con Mittelfest 2013