Luca Barbareschi e la questione Eliseo: la riflessione e i dubbi di Andrea Pocosgnich sulla precedente gestione e sulla nuova
È in atto una guerra, politica e culturale, campo di battaglia è il Teatro Eliseo, tra la vecchia gestione diretta da Massimo Monaci e la nuova, targata Luca Barbareschi. Da una parte c’è una storia teatrale novecentesca, coi vecchi abbonati, la stagione delle grandi compagnie di giro che tengono stretta quella tradizione tutta italiana purtroppo assimilabile anche all’incapacità di rinnovarsi e dunque di mettere in crisi il pubblico. Dove ha fallito Massimo Monaci? Probabilmente su questo punto: non è mai riuscito a liberarsi di certi bastoni della vecchiaia o comunque non è riuscito in quel processo di rinnovamento artistico che spesso aveva sbandierato. Non bisogna essere uno stratega del marketing per capire che un nuovo pubblico avrebbe giovato alle sale di via Nazionale e, che proprio quel pubblico sarebbe però arrivato anche attraverso il perseguimento di scelte radicali; ma questo non è mai accaduto e ogni anno ci si ritrovava con Leo Gullotta, Umberto Orsini, Luca De Fusco, cosicché le signore abbonate di lungo corso potessero fare un sospiro di sollievo.
Dall’altra parte della vallata, bardato di tutto punto, in assetto da guerra, con armi di ultima generazione a portata di mano e un sorriso da piccolo schermo ultra brillante, Luca Barbareschi guarda da lontano la caduta del nemico, gli basta un colloquio con le truppe avversarie per affermare che non farà prigionieri e feriti. E infatti così è andata: nella mattinata di giovedì, dopo l’ennesima proroga data dall’ufficiale giudiziario alla gestione del teatro (cacciata dalla proprietà per morosità), ai lavoratori già presenti nell’edificio è stato chiesto di sgomberare ed è stato impedito agli altri di accedervi. Tutto è accaduto senza il bisogno di utilizzare la violenza, ma la camionetta della polizia se ne stava lì ferma quasi come monito, a ricordare le manganellate inflitte negli ultimi mesi a lavoratori e operai. Sgomberato il campo, Barbareschi ha rassicurato i lavoratori e ha fatto cambiare le serrature.
Sarà lui molto probabilmente il nuovo direttore artistico dell’Eliseo, la sua società Casanova Multimedia S.p.A. ha stipulato e firmato un accordo con una parte della proprietà dello Stabile, accordo che la vecchia gestione trova illegitimo perché non passato attraverso l’assemblea dei soci, quella di cui fa parte anche la famiglia Monaci. In ballo ci sono 60 posti di lavoro – Barbareschi non ha detto quanti ne assumerà – e il lavoro delle compagnie in cartellone.
L’imprenditore e show man non arriva da quella nomenclatura teatrale di cui l’Eliseo è Vessillo, ma ha attraversato decenni di esperienze diverse nel mondo dello spettacolo trangugiando bulimicamente qualsiasi cosa: dalla prosa al musical, passando per il cinema (ultimamente da lui stesso prodotto), le fiction, le prime serate nelle quali i vip fanno finta di essere vip più famosi (pare sia stata un successo l’interpretazione di Renato Zero a Tale e quale show su Rai 1), senza farsi mancare un breve periodo in politica, parlamentare prima Pdl, poi Futuro e Libertà e per finire l’immancabile gruppo misto; celebri le sue litigate con le Iene che lo accusavano di assenteismo. Ma è simpatico, canta bene e soprattutto, nel caso dell’Eliseo, ha pronta una bella iniezione di liquidità: 4milioni solo per il primo anno. Sempre a sentire l’attore nato a Montevideo non dovrebbero esserci problemi rispetto alla stagione in corso, ma intanto Romaeuropa ha dovuto sospendere lo spettacolo di Emma Dante Operetta Burlesca. Sulla vicenda riguardante lo spettacolo programmato nel Romaeuropa Festival, poi apparentemente risolta dall’assessorato con lo spostamento al Teatro Valle nel 2015, Barbareschi il 22 novembre scriveva sulla propria pagina facebook: «Stiamo lavorando assiduamente affinché il Teatro Eliseo riapra il prima possibile. Mi spiace moltissimo per lo spettacolo di Emma Dante, nutro una grande ammirazione per lei e per tutto il Romaeuropa Festival e mi sono subito impegnato in prima persona a cercare una sala alternativa dove Emma Dante potesse proseguire le sue recite e recuperare le sue rappresentazioni. Desidero ribadire che tutti gli artisti e tutti i lavoratori mi stanno a cuore e in queste ore sto chiamando tutti per spiegare le motivazioni della temporanea chiusura. Purtroppo si tratta di impedimenti di natura puramente tecnica, logistica e amministrativa che stiamo cercando di risolvere nel più breve tempo possibile!» A mettere un sigillo sulla nuova direzione ci ha pensato anche il Ministro Franceschini, infatti sempre sulla bacheca dell’attore (aggiornata costantemente come la guerra mediatica impone) viene riportata un’affermazione del Ministro fatta durante un incontro avvenuto nella giornata dello sfratto: «Sono convinto che vi siano le condizioni per far tornare l’Eliseo ad essere quello che è stato nel passato: una grande eccellenza del teatro italiano», alla quale segue la soddisfazione del neo direttore. Pubblico e commentatori si sono divisi, da una parte, in minoranza, i fiduciosi, che però incassano alcuni importanti benedizioni, ultima quella di Umberto Orsini, dall’altra parte gli indignati “giammai uno della televisione nella culla del teatro privato romano”.
Andrea Pocosgnich
Twitter @Andreapox
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Ah no, caro Andrea: stavolta non ci sto! Quest’ anno ho sottoscritto un abbonamento a tagliando alle sale dei Monaci, come non facevo da tempo: volevo vedere,soprattutto, “Operetta burlesca” e “Gospodin” (l’abbonamento dava diritto a vedere anche spettacoli del REF ) , “I vicini ” di Paravidino e “Amerika” di Kafka, “Nuda proprietà” di Ravera con regia di Emanuela Giordano e “La dodicesima notte” di Cecchi e non mi riconosco neanche un po’ in quella figura di vecchio frequentatore di polverosi teatri romani dediti solo a riedizioni stantie di Pirandello e Goldoni che mi sembra Lei descriva nella prima parte del Suo articolo. Ho 51 anni, vado a teatro da quando ne avevo 14, ho vissuto tutte le grandi performance degli ultimi 35 anni, dalle cantine ai salotti borghesi, cercando di prendere il meglio da ciascuna di queste esperienze, e ancora cerco con il lanternino, ovunque si trovi (nei sottoscala, nei garage riadattati, nelle salette prova o nei grandi spazi), qualcosa che mi dimostri che il teatro è ancora NECESSARIO. I Monaci hanno sbagliato molto, sono d’accordo, ne porto i segni (economici, soprattutto…) ma le loro scelte artistiche non erano in toto da condannare.
Su Barbareschi è lecito avere dei dubbi: le sue produzioni (anche teatrali) degli ultimi anni parlano per lui, ma dobbiamo dargli fiducia, non si può criticare nessuno senza averlo visto all’opera. E, soprattutto, non si può categorizzare il pubblico: “questo frequenta l’Eliseo, sicuramente è un anziano che rimpiange ancora De Lullo e Visconti, o un vecchio lobotomizzato”. Io ho visto più volte Eduardo in scena, e non lo dimenticherò mai, ma non vedo l’ora di vedere il Natale in casa Cupiello di Latella, pur sapendo che della “tradizione” eduardiana non ci sarà l’ombra; mia figlia, 20 anni, che Eduardo l’ha conosciuto in DVD, assisterà allo stesso spettacolo ma, da me avvisata sulla probabile “non tradizionalità” dell’allestimento, ha storto subito il naso. Per dire…..
Con immutata stima.