Lo spettacolo di Emma Dante offerto a giovani tra i 18 e i 30 anni andato in scena all’Eliseo prima dello sfratto
Chi sostiene che le pomeridiane siano il covo di impellicciate signore, avrebbe potuto ricredersi mercoledì 19 novembre: a sedere sulle poltrone dell’Eliseo di Roma erano giovani dai 18 ai 30 anni, invitati ad assistere gratuitamente allo spettacolo di Emma Dante per Romaeuropa Festival con programmazione prevista fino al 30 novembre. Dopo la prova mattutina di Virgilio Brucia di Anagoor, anche questo secondo e ultimo appuntamento sostenuto dal Gioco del Lotto si profila innanzitutto quale possibilità per poter osservare – a costo zero – lavori importanti come questi; ma soprattutto diventa un momento nel quale il pubblico, proprio per quel limite generazionale, può essere considerato corpo unico, smette di essere massa informe e diventa soggetto di una dedica specifica: spettatore. Non a caso, dopo lo spettacolo, fervidamente la giovane platea ha risposto al dibattito con la regista, dimostrando conoscenza e interesse per il lavoro della compagnia SudCostaOccidentale, al punto da trovare diversi rimandi tra diverse opere prodotte.
Difatti quel che appare evidente in Operetta burlesca è la presenza di alcuni tratti caratteristici del teatro della regista palermitana, come la marginalizzazione e la disperata vitalità dei personaggi, il desiderio negato e la ricerca identitaria come motori dell’azione, un certo gusto per il kitsch contrapposto a istanti di verità commovente (su tutti il bacio traslato in un famelico divoramento a due di un cornetto). Dalla stessa Dante definito come “figlio” de Le Pulle, a nostro avviso Operetta mostra al confronto un’inferiore attenzione all’organicità complessiva, e tuttavia non si fa fatica a riconoscere lo stesso gusto per l’avanspettacolo e perfino uno dei personaggi, Stellina, qui Pietro, animo femminile non ancora rivelato che sogna l’amore pur se costretto dalle angherie di una madre accomodante ma sottomessa e di un padre oppositivo e ottuso. Non mancano bambole (e bamboli) gonfiabili e un certo utilizzo della danza, mutuata nel caso specifico dal burlesque: se da una parte questa ha il pregio di conferire forma e identità prima ai personaggi, dall’altro rischia a tratti una superficialità grottesca che mette di canto quella vitalità alla quale il lavoro della Dante ci ha abituato. Risulta allora più forte la spoliazione di tutti gli orpelli, di quegli eccessi che caratterizzavano la gioia esagerata dello spettacolo del 2009 fatti di paillettes, tacchi a spillo, boa; ciò che rimane è un uomo, abiti comuni, che prova a definire se stesso e a trovare la propria dimensione di agio.
È una “burla” pensare di poter associare il desiderio inappagato di riuscire tanto al protagonista della pièce quanto a quello dello stesso teatro che lo ospita? Che l’Eliseo fosse al centro di un’infelice situazione [leggi qui tutti gli articoli], con una spada di Damocle a forma di ingiunzione di sfratto, si sapeva da tempo. Certo, le speranze di tutti – organico tecnico e artisti, operatori e pubblico – stazionavano sull’eterno rinvio, o per lo meno agognavano un cambiamento il più indolore possibile. Ma proprio la mattina del giorno seguente alla nostra visione piomba l’inevitabile, e nel passaggio – indolore? – “qualche” pezzo viene lasciato per strada. Si fosse trattato dei cancelli di una fabbrica, il “grido all’ingiustizia” avrebbe attraversato tutto il paese e qualcuno ci avrebbe, magari negli anni, perfino costruito un bello spettacolo. Purtroppo quel che è venuto a mancare, in questo caso, è proprio il tassello fondamentale, lo spettacolo. Difatti, nonostante le dichiarazioni lampo del nuovo direttore e proprietario Luca Barbareschi (dal suo profilo twitter leggiamo come abbia «intenzione di lasciare questo cartellone così come è stato concepito») il risultato è che, a causa di una serie di permessi mancanti per la rinnovata apertura del teatro, le repliche di Operetta Burlesca sono state cancellate, con un danno non soltanto economico – ricordiamoci che lo spettacolo aveva debuttato appena due giorni prima dell’interruzione, con una prospettiva di ben due settimane di repliche – ma anche culturale. Da un artico di Lorenzo De Cicco apparso sul Messaggero di oggi apprendiamo che il Comune sembrerebbe aver trovato un’alternativa nel Teatro Italia, tuttavia ancora nulla è stato confermato.
Quell’iniziativa culturale di avvicinamento e possibilità per i giovani si è rivelata essere, almeno per ora, l’ultimo faro prima di una notte in tempesta. Restiamo come Pietro a roteare sulle nostre certezze, come un carillon incantato, indossando un costume che non serve perché i giochi sono stati interrotti.
Viviana Raciti
Twitter @viviana_raciti
Visto al Teatro Eliseo il 19 novembre 2014
OPERETTA BURLESCA
di Emma Dante
con Viola Carinci, Roberto Galbo, Francesco Guida, Carmine Maringola
testo, regia, scene e costumi Emma Dante
coreografie Davide Celona
luci Cristian Zucaro
produzione Sud Costa Occidentale
distribuzione Amuni / Alessandra Simeoni
Mi piace da sempre Emma Dante, ho visto tutti i suoi spettacoli e ogni volta mi sono trovato difronte ad un “fatto” teatrale. Questo spettacolo però ha una struttura registica notevolmente al di sotto degli standard di Emma Dante. Ho avuto come l’impressione che qualcuno le abbia chiesto uno spettacolo sul tema del travestitismo e lei un pò stancamente abbia messo insieme “operetta burlesca”. Senza slanci, senza una vera motivazione. Ho avvertito una certa “stanchezza” autoriale di regia. Mi sono sembrati lunghi anche i 50 minuti di spettacolo.
Ho assisitito forse al fatto che anche Emma Dante possa avere dei cali si ispirazione!
Concordo pienamente con te, Andrea, ma mi dispiace molto. Silvana
Questo spettacolo mi ha disgustato molto. Ogni scena è studiata appositamente per colpire lo spettatore con gli elementi più commerciali che si potessero trovare in teatro. Il nudo, l’inutile e finto dialetto, quello che chiamate gusto per il kitsch in Sicilia si chiama “tasciata”. Mi sono offeso in quanto esponente del mondo lgbt e in quanto attore. Uno spettacolo che dice esattamente quello che lo spettatore “moderno” di teatro vuole che gli si dica. E l’hanno pure fatto vedere ai ragazzi!