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Civilleri Lo Sicco con Tandem. Un gioco da ragazzi(?)

Civilleri Lo Sicco, recensione di Tandem, spettacolo presentato alle Carrozzerie n.o.t per Teatri di Vetro 2014

 

Tandem - Foto di Chiara Ferrin
Tandem – Foto di Chiara Ferrin

Tandem è l’ultimo lavoro della compagnia Civilleri/ Lo Sicco, coppia che avevamo amato in molti spettacoli di Emma Dante e apprezzato, slegati – ma non troppo – dall’egida della regista palermitana, in vesti più autoriali nel precedente Educazione fisica. Come in quello, il lavoro presentato a Teatri di Vetro vede la presenza di Elena Stancanelli come autrice del testo, e Veronica Lucchesi che, in questo caso solo insieme a Manuela Lo Sicco, calca la scena con le consuete generosità e dispendio energetico, mentre a Sabino Civilleri spetta il compito della conduzione fuori scena. Al centro della scena allestita alle Carrozzerie n.o.t. campeggia un’imponente scultura praticabile, composta per l’appunto da un tandem, doppia bicicletta sospesa in aria da una molla. Le due attrici sono in sella ad ambire a discese e salite ardite, tendono vertiginosamente al suolo, sfiorando il pavimento e inclinandosi quasi fossero in una curva da gran premio. Viene da dire allora che questa macchina scenica (ideata e costruita da Mario Petriccione) sia un po’ il centro dello spettacolo, a maggior ragione se si considera quanto la partitura delle attrici acquisti in precisione e in pulizia rispetto ai momenti a terra. Peccato che la dinamica, una volta vista, esperita (da loro) e anche ammirata (da noi), rischi di ripetersi senza nulla aggiungere; ci si chiede allora perché risalire, o in una paradossale possibilità, perché discendere, lasciando che il tandem possa parlare anche oltre la sua irruente fisicità, il cui utilizzo, per quanto efficace, rimane parziale.

Tralasciando ciò che non è stato ed entrando nel dettaglio della scena, accompagnate da un tappeto musicale di basso e sonorità più elettroniche, si trovano Paola e Federica: capelli crespissimi e allisciati (nella contrastata acconciatura-maschera che caratterizza il personaggio ancor prima del movimento), le due giocano; fra loro, con delle monetine, con una pistola, sul tandem – gioco anch’esso, privato così del terreno da macinare. In una ormai tipica drammaturgia scenica che lascia “respirare” il personaggio, facendolo vivere soprattutto in piccoli accadimenti anziché evolvere linearmente la narrazione, le due giocano e si confidano, confidando l’una nell’altra che la pedalata posteriore stia al passo di quella davanti, sempre insieme. Cristallizzando un immaginario adolescenziale che non ha nel proprio vocabolario la parola fine, i due personaggi sono per sempre lì, coi capelli in faccia o col viso sformato dal vento, stessa vitalità, stesso senso di sfida, che si debba andare dal primo amore o in piazza a manifestare, e non basta sentire più volte la stessa richiesta: «Paola, non andare via!», per uscire dal romanzo a lieto fine.

Tandem - Tavola di Jazz Manciola
Tandem – Tavola di Jazz Manciola

Il gioco, il “come se” dell’infanzia (e del teatro) ha confini labili: quale è il limite, cos’era realtà, cosa invece immagine, ricordo, finzione, desiderio? Lasciati volutamente più sfumati, i due mondi in scena sembrano sovrapporsi, per rivelare solo alla conclusione, nella tragicità del fatto, la propria appartenenza all’una o all’altra dimensione. Si scoprirà solo nelle ultime battute quanto ciò che è stato finora visto potrebbe essere una riflessione all’indietro da parte dell’amica per cercare di trovare un senso alla morte improvvisa dell’altra. La drammaturgia prosegue per salti, raccontando appena, come a voler tratteggiare le linee di un disegno ancora da colorare; non necessariamente un male, ma quel che manca ancora nel lavoro è un affondo reale in quell’età critica nella quale è immersa la storia. Non basta utilizzare un linguaggio giovanile (ganzo, si sarebbe detto negli anni ’90) prendendolo però alla lontana, non bastano gli argomenti tipici come la presa in giro degli insegnanti, il racconto delle disavventure amorose, il dubbio se scegliere la politica o lo svago. Purtroppo non basta nemmeno la veemenza delle due attrici, le quali più che interpretare sembra che abbiano giustapposto il personaggio su di loro come un involucro nel quale modulare gesti, parole e azioni senza una reale adesione, esasperando i toni, le movenze, la parlata – e non si cerca una corrispondenza anagrafica naturalistica, quanto uno scandagliare più a fondo cui non serva strascicare le parole come chewing gum per rappresentare dei ragazzi.

Fare i conti con il vuoto, con l’elaborazione di un’assenza non vuol dire – forse solo in prima battuta? – rimuoverla del tutto; si sente la necessità di scovare una traccia, forse un po’ più evidente che l’inquietudine accennata in un volto sorridente mentre si scende da una bicicletta per due.

Viviana Raciti
Twitter @viviana_raciti

settembre 2014 Carrozzerie N.o.T.

Leggi altri articoli e recensioni sul festival Teatri di Vetro

TANDEM
di Civilleri/ Lo Sicco
con Manuela Lo Sicco e Veronica Lucchesi
testo di Elena Stancanelli
spazio musicale Davide Livornese
luci Cristian Zucaro
disegno e costruzione Tandem Mario Petriccione
posa in aria Tandem Stefano Pasquali/La Moto34 Roma

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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