HomeArticoliInequilibrio: la presenza scenica fra attore e danza

Inequilibrio: la presenza scenica fra attore e danza

Canelupo nudo di Nerval Teatro, Sa vida mia perdi apo nudda di Leonardo Capuano, Purgatorio, panopticon per 32 testimoni di Zoe Teatro, 40.000 centimetri quadrati di Claudia Catarzi. Recensioni da Inequilibrio 2014

 

Canelupo Nudo. Foto Lucia Baldini
Canelupo Nudo – Nerval Teatro. Foto Lucia Baldini

Al via Inequilibrio, il festival di Castiglioncello che nonostante le vicissitudini inerenti alla sostituzione del direttore Andrea Nanni e le incertezze sul futuro – Fabio Masi e Angela Fumarola sono stati designati solamente per un anno – riesce a rinnovare con forza la sua cura e attenzione per il teatro d’autore, cifra caratteristica per una delle rassegne più importanti d’Italia dedicate alla scena del contemporaneo.

La linea che ha innervato la prima settimana di programmazione è certamente focalizzata sull’attore, sulla centralità della sua presenza scenica. Ad aprire le danze è stato un progetto che ha visto la collaborazione di Maurizio Lupinelli ed Elisa Pol (Nerval Teatro) con un maestro come Claudio Morganti e con Rita Frongia, che hanno curato rispettivamente la regia e la drammaturgia di Canelupo nudo, un omaggio all’autore austriaco Werner Schwab. Il lavoro si incentra infatti sull’ultimo testo di questo artista fuori dai ranghi, La mia bocca di cane, materiale incandescente e per certi versi intraducibile in palcoscenico attorno al quale  Frongia tesse un rapporto di coppia corrosivo e disturbante come la “merda/merdra” evocata costantemente. E se il cardine dello spettacolo – in sostanza un tributo ai temi schwabiani della decadenza della carne e delle situazioni asfittiche, malsane e senza via d’uscita – è certamente nella presenza di Maurizio Lupinelli, che entra ed esce da un’ipotesi di personaggio per urlare al microfono come un cantante punk, non è da meno la figura in qualche modo “deforme” di Elisa Pol, che si aggira torva e guercia, con una benda da pirata, rimbeccando il compagno. La regia di Claudio Morganti si muove con sapienza ad affinare l’energia di Lupinelli, già apprezzata irrompere come un fiume in piena attorno ai testi di Schwab (l’ultimo, Le Presidentesse, vedeva già la collaborazione di Rita Frongia). Stavolta però ci troviamo di fronte a uno spettacolo “punk”, urlato e sporco – la scenografia di bottiglie vuote suggerisce i postumi di una sbronza colossale – eppure allo stesso tempo estremamente rigoroso, la cui potenza che nasce, come si diceva, tutta dalla presenza dell’attore. È un bell’incontro questo tra Morganti-Frongia e Lupinelli-Pol, che ci regala un affresco divertente e al contempo inquietante di quella meteora incandescente della drammaturgia europea che fu Schwab, morto per overdose d’alcolici a soli trentacinque anni.

Altra figura di grandissimo valore artistico è quella di Leonardo Capuano, uno degli artisti più luminosi della nostra scena (ancora troppo invisibile per molti palcoscenici, non ultima la piazza della capitale dove lo si vede rarissimamente). La presenza attoriale di Capuano è forgiata dalla sua prestanza di atleta, che in questo Sa vida mia perdi apo nudda trova forse la sintesi più completa di entrambi gli aspetti. Lavoro semplice e accuratissimo, il monologo di Capuano ruota attorno alla vicenda di Raskòl’nikov, il protagonista di Delitto e Castigo di Dostoevskij. Delirio e malattia provocati dal senso di colpa, sono inquadrati da Capuano dentro il profilo energico di un atleta di lotta greco-romana in costante allenamento, il “lottatore” come lo definì l’ispettore di polizia, che guarda con sospetto presenze immaginarie e scivola pian piano nella paranoia. Si tratta però di una cornice plurale, composta anche da una serie di altre figure, tra cui quella arcaica della madre che parla in sardo (in un cortocircuito continuo tra la figura di Capuano, sardo d’origine e atleta, e quella di Raskòl’nikov). Capuano corre lungo il cerchio del tappeto fino a piegarsi a 45° come una moto in corsa, afferra e sbatte il pupazzo d’allenamento con una forza incredibile – ancor di più se pensiamo che questo monologo è una ripresa di un lavoro immaginato e portato in scena una quindicina di anni fa.

40.000 centimentri quadrati -  Claudia Catarzi. Foto Lucia Baldini
40.000 centimentri quadrati – Claudia Catarzi. Foto Lucia Baldini

Ancora drammaturgia contemporanea e lavoro d’attore propone Zoe Teatro con la messa in scena di Purgatorio, panopticon per 32 testimoni, testo del drammaturgo cileno-argentino Ariel Dorfman in cui prende corpo l’immaginazione di un aldilà cupo e asfissiante dove un uomo e una donna si scambiano i ruoli di inquisitori per i peccati dell’altro, una vicenda che vede intrecciati i loro destini di vita e di morte: lei, abbandonata per un’altra, ha ucciso i figli avuti con lui. Ci vogliono poche battute per capire che stiamo assistendo a una rilettura del mito di Medea e Giasone, attualizzata come un fatto di cronaca nera simile a quelli di cui abbondano i nostri giornali. Emiliano Pergolari, che cura la regia ed è in scena assieme a Stella Piccioni, ricrea un ambiente ctonio presentando lo spettacolo a soli 32 spettatori alla volta – i testimoni – costretti a guardare dagli spioncini di una stanza ottagonale di legno, dove avviene il dialogo. Bravi sono gli attori a rendere un testo serrato e ben scritto, non scivolato nei tranelli possibili e comuni a molte riattualizzazioni di miti classici; avvolgente e affascinante è l’atmosfera creata dal “panopticon” e dal disorientamento acustico che provoca la recitazione al microfono, dove la voce è restituita a volte alle spalle dello spettatore. Disorientamento forse eccessivo nel primo quarto d’ora dello spettacolo, un buio completo squarciato da piccoli bagliori di luce fioca entro cui l’attenzione fatica a concentrarsi su qualcosa e seguire il testo. Ma lo spettacolo cresce fino a catturare del tutto il pubblico, complice anche la recitazione dura e pulita di Pergolari e Piccioni.

Se l’attore e la drammaturgia sono i segni-cardine del festival, non manca però una sezione danza con proposte interessanti, tra le quali di certo spicca il solo di Claudia Catarzi (Company Blu) 40.000 centimetri quadrati. L’allusione del titolo rimanda allo spazio delimitato su cui inizialmente si muove la danzatrice: una pedana di legno, leggermente sbilenca rispetto al proscenio e amplificata, dove ogni colpo impresso dal corpo al legno viene restituito come suono accresciuto e ritmo. Tutto è ridotto all’essenziale in questo solo che dura appena venticinque minuti, tuttavia il rigore dell’esecuzione e la pulizia dei movimenti della danzatrice sono tali che lo spettatore viene coinvolto emotivamente fin da subito. Molto efficace Claudia Catarzi – che ha lavorato con artisti del calibro di Roberto Castello e Virgilio Sieni – a tenere insieme precisione formale ed emozione, rigore e armonia.

Il festival di Castilglioncello prosegue questa settimana con artisti come Claudio Morganti, Roberto Latini, Gaetano Ventriglia, Oscar De Summa, Roberto Abbiati. Armunia si conferma un luogo fondamentale per molti artisti italiani di riconosciuto talento ed è importante, nella geografia incerta e in crisi del teatro italiano, che continui a svolgere questo ruolo di cura. Il mancato rinnovo della direzione artistica di Andrea Nanni, che era riuscito a disegnare un festival di qualità e grande rilievo, e la scelta di affidare la direzione artistica per un solo anno alla coppia Masi-Fumarola, nella continuità e nell’approfondimento di rapporti importantissimi con alcuni artisti della scena nazionale, sono elementi che non lasciano ancora intravedere il destino di un festival certamente in metamorfosi. Qualunque sarà il risultato di tale metamorfosi, è importante che Inequilibrio possa esprimere una curatela forte, con un respiro progettuale, continuando con la consueta attenzione ad essere un approdo essenziale e insostituibile per il teatro d’arte e per il pubblico, come è sempre stato in questi anni.

Graziano Graziani
Twitter @grazianji

Vai al programma completo del festival Inequilibrio 2014

Nerval Teatro
CANELUPO NUDO (GLI ALTRI)
regia di Claudio Morganti
testo di Rita Frongia
con Maurizio Lupinelli ed Elisa Pol
Omaggio a “La mia bocca di cane” di Werner Schwab, opera inedita in Italia e tradotta da Sonia Antinori
coproduzione Armunia

Leonardo Capuano
SA VIDA MIA PERDIA PO NUDDA
Liberamente tratto da: Delitto e castigo di F. Dostoevskij
di e con Leonardo Capuano

Lemuri/Zoe Teatro
PURGATORIO
di Ariel Dorfman
Traduzione Alessandra Serra
Regia Emiliano Pergolari (con il contributo di Stella Piccioni)
con Emiliano Pergolari, Stella Piccioni
Ideazione Emiliano Pergolari, Stella Piccioni, Michele Branca
Partitura Sonora Michele Branca
Con il sostegno e la collaborazione di Fontemaggiore Teatro Stabile d’Innovazione e di Armunia.
Struttura Scenica Realizzata da Marcello Sabbati, con l’ apporto ideativo di Elisabetta Pergolari e Stefano Emili
Foto Livia Sperandio
Si ringrazia Michele Bandini, Maurizio Lupinelli, David Rinaldini, Simone Trippetta, Francesca Paris, Stefano Romagnoli, Cinquepiudue

Company Blu /Claudia Catarzi
40.000 CENTIMETRI QUADRATI
di e con Claudia Catarzi
disegno luci Massimiliano Calvetti

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Nell’architettura di vetro di Williams/Latella

Lo zoo di vetro di Tennessee Williams diretto da Antonio Latella per la produzione greca di di Technichoros e Teatro d’arte Technis. Visto al teatro...