Punta Corsara presenta il suo nuovo Hamlet Travestie
Beh, forse è il caso di finirla con la compagnia giovane nata dal progetto per la costruzione dell’Auditorium di Scampia dopo aver avuto per maestri Marco Martinelli, Arturo Cirillo… i giovani della periferia napoletana che hanno conquistato piazze importanti e convinto osservatori di livello fino a ottenere premi di rilevanza nazionale… i simpatici “scugnizzi” che animano i festival teatrali di mezza Italia con la loro verve e l’energia esplosiva del loro teatro. Basta. Basta perché i componenti di Punta Corsara, o più affettuosamente “I Corsari”, sono artisti e stanno diventando una realtà di rilievo da qui all’avvenire, tra i pochi in grado in questi ultimi anni di imporre uno stile inanellando una serie di buone proposte, ricche di spunti e culturalmente vive. Emanuele Valenti ne è il regista e ideatore primo, ma per questo Hamlet Travestie si avvale della collaborazione come co-autore di Gianni Vastarella, attore che possiamo definire “storico” della compagnia, se non fosse che la storia la si riconosce come tale soltanto quando si narri al passato. E invece è al presente, che parla, Punta Corsara. Raccogliendo le suggestioni di un passato trasversale, stimoli da catturare, sinonimie da approfondire, dialoghi impossibili da promuovere in teatro dove tutto questo è, invece, possibile.
Quando si apre la scena del Teatro Sybaris di Castrovillari, durante l’edizione numero XV di Primavera dei Teatri, un vestito di luce, bronzeo, raccoglie una doratura uniforme sui volti e i movimenti degli attori, trasfigurarli come a farne dei tipi da Commedia dell’Arte o, più precisamente, da strip comica. Siamo alle cinque del mattino, all’ora del risveglio per una famiglia napoletana classica con le sue relazioni di forza, i guai del quartiere, quelli interni di casa per i debiti contratti, il lavoro che manca, la morte repentina del padre capofamiglia avvolta in un sinistro mistero. La situazione di base, pur nella trasposizione contemporanea, ricalca nei caratteri e nelle occasioni quella dell’Amleto shakespeariano, a esso si riferisce non come un simbolo, tutt’altro, come una concreta figura umana, avvolta in un enigmatico mutismo, una riflessione magmatica e insoddisfatta. Eppure in questo Amleto si affacciano testi di varia natura e provenienza: come Il signor de Pourceaugnac di Molière che ripercorre proprio certi canovacci di Commedia dell’Arte, come il PetitoBlok che già nel titolo riserva una apertura dialogica tra universi apparentemente distanti: l’autore napoletano e il poeta russo (ora i due lavori sono addirittura presentati insieme), questo nuovo lavoro riconosce supremazia all’arte del mosaico e contiene come una matrioska, nell’ordine, una riscrittura settecentesca di gusto burlesque dal titolo omonimo, firmata John Poole, e l’ancor più importante riferimento al Don Fausto di Antonio Petito, quindi una parodia obliqua di altra provenienza (il Faust di Goethe) con cui Petito, nel 1865, intese riconvocare la vicenda della trattativa con il diavolo a fini più pratici della matrice tedesca.
Gli ambienti dello spettacolo sono ricreati dalle luci di Giuseppe Di Lorenzo e pochi moduli componibili, ora una casa, ora la riva di un lago, infine un banco di mercato per la vendita di stoffe; all’interno si articola una struttura fisica a ritmo sostenuto, itinerante, a farsi racconto. Sono attori di spessore a incarnare i personaggi con vivacità e profonda coscienza della propria partitura di azioni; lo stesso regista Valenti in scena dispone da sé stesso, nei panni di Don Liborio ‘o professore che consiglia la famiglia di rappresentare Amleto per riavere il “proprio” Amleto, l’intromissione di un testo nell’altro rivelando la natura dell’innesto per averlo però sciolto nella vicenda primaria. Ma tutti gli altri (lo stesso Vastarella è protagonista, poi Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Carmine Paternoster, Valeria Pollice) virano verso il comico con decisione, contagiando totalmente chi vi assiste.
L’intenzione stilistica di Punta Corsara è allora chiara: se l’opera classica mostra il suo carattere lineare, la parodia ragionata e assistita da parodisti d’eccezione non può che fornire l’effetto di complemento, la parte mancante, a rintracciare sfumature perdute nella rigidità cui la pratica della metodica e banalizzata lettura ha costretto il lettore. Amleto allora, figlio pensieroso e senza padre, ha proprio nella parodia il suo travestimento e pertanto, ammettendo nel proprio teatro il teatro, Punta Corsara svolge un percorso inverso che raggira la tragedia per trarne farsa, ma tornare infine ancora alla tragedia. Già, perché cos’è Amleto se non il pensiero rivolto a sé stesso? La sua tensione a liberarsi dalla prigionia è insieme la scoperta dell’impossibile redenzione, il principe è ben lontano dalla Danimarca, non ha mezzi per raggiungerla («’o 47 – dirà – nun arriva a ‘a Danimarca»), ma la sua prigionia lo raggiunge anche in una Napoli popolare.
Simone Nebbia
Twitter @Simone_Nebbia
Visto in giugno 2014 al Teatro Sybaris di Castrovillari
Festival Primavera dei Teatri XV
HAMLET TRAVESTIE
di Emanuele Valenti e Gianni Vastarella
con
Giuseppina Cervizzi Amalia Esposito Barilotto, mamma di Amleto, poi Gertrude
Christian Giroso Salvatore Barilotto, zio di Amleto, poi spettro e re
Carmine Paternoster Ciro Liborio, figlio del Professore, poi Laerte
Valeria Pollice Ornella Liborio, fidanzata di Amleto, poi Ofelia
Emanuele Valenti Don Liborio detto o’ Professore, padre di Ornella e Ciro, poi Polonio
Gianni Vastarella Amleto Barilotto, poi Amleto principe di Danimarca
dramaturg Marina Dammacco
disegno luci Giuseppe Di Lorenzo
collaborazione artistica Mirko Calemme
organizzazione Marina Dammacco
aiuto regia Gianni Vastarella
regia e spazio scenico Emanuele Valenti
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