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Peli o la partita di una vita

Peli di Carlotta Corradi e Veronica Cruciani al Teatro Valle Occupato.

 

peli corradi cruciani foto teatro valle 1
Foto Tiziana Tomasulo

«Perché mi hai chiamato?» «Per giocare». Questo il motivo, formale e solo apparente, dell’incontro tra Melania e Rossella, amiche da trent’anni che come ogni giovedì pomeriggio si ritrovano a casa della prima per una partita a burraco. Ben vestite, coi capelli sistemati, ricoperte da un leggero strato di trucco adatto a due signore di mezza età, sono educatamente sedute attorno al campo di battaglia, il tavolo. «Il burraco a due non è divertente» ribatte stizzosa Rossella, lamentandosi dell’assenza delle altre amiche che hanno saltato questo consueto appuntamento settimanale…

Peli è stato scritto da Carlotta Corradi per Nuove Drammaturgie in Scena, rassegna tenutasi lo scorso anno al Teatro Palladium in collaborazione con la Fondazione Romaeuropa e Atcl Lazio. In questa programmazione per giovani autori è avvenuto l’incontro tra l’autrice e la regista Veronica Cruciani che subito hanno deciso di lavorare insieme allo spettacolo. Dopo il debutto al Teatro delle Donne di Calenzano, passando per l’Elfo Puccini di Milano, è  ora la volta del Teatro Valle Occupato per la stagione Altresistenze.
Con passo fermo e deciso, quasi una marcia, Melania entra dal fondo fermandosi sul proscenio; un sorriso inizia a delinearsi sul volto, tracciando un’espressione maliziosa esplosa poi in una risata di soddisfazione dalle sfumature nevrotiche e non intenzionata ad arrestarsi. Vicino a lei Rossella, insieme e in lingua inglese (usata solo all’inizio) le due parlano degli ultimi pettegolezzi, una routine automatica ormai sfociata nella monotonia, che le intrattiene giusto il tempo di riportare i fatti per poi farli cadere nella vanità del parlare, tanto ormai come afferma Melania: «Non mi sciocca più niente».

peli corradi cruciani foto teatro valle 1
Foto Tiziana Tomasulo

Si stendono le carte sul tavolo, il rumore plastificato fa da sottofondo a un’incalzante sequenza di sottili scambi di sguardi tra le due donne, l’una osserva l’altra, la partita è solo all’inizio e sarà dura arrivare alla fine. Il gioco è dialettico, ogni carta cela l’incognita di una battuta ironica che aggredisce e disarma l’avversaria, la posta – quella di una vita – è altissima, trent’anni passati nella calma apparente di un composto ma falso silenzio borghese giunto alla resa dei conti. Il non detto allora irrompe finalmente nell’esistenza vulnerabile delle amiche: stanche, rancorose, vibranti di rabbia, vorrebbero strapparsi di dosso l’ingombrante passato e  adesso è il momento per farlo. Le gambe smettono di essere l’una stretta all’altra, la schiena si stufa di stare ritta sulla sedia e cede a un’animalesca orizzontalità, la bocca è spalancata e le parole sputate, i capelli sono diventati parrucche cadute a terra, gli eleganti e ricchi vestiti vengono compulsivamente gettati via. I corpi sono ora privi dei loro involucri e scoprono i due attori – Alex Cendron e Alessandro Riceci – prima donne, adesso uomini, spogliati della meschina apparenza, fieri della verità e liberati dall’ astio.

foto Tiziana Tomasulo
foto Tiziana Tomasulo

«Preferisco gli uomini, se soffrono non ce la fanno», Melania e Rossella non spariscono, anzi la loro femminilità è sublimata dalla perfetta prova attoriale. Rimangono i lungimiranti sguardi, le parole sussurrate con materno affetto accompagnate da carezze premurose nonostante siano mani grandi e virili a farle, così da attestare un finale di partita all’insegna della purezza ritrovata.

Senza peli sulla lingua, un brillante schiaffo al pregiudizio e ai modelli nei quali siamo quotidianamente ingabbiati. Un lavoro giovane ma non emergente, perché impregnato di una rara saggezza teatrale che oltrepassa i generi e il genere, emozionando con autenticità.

Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri

visto al Teatro Valle Occupato

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PELI
di Carlotta Corradi
regia Veronica Cruciani
con Alex Cendron e Alessandro Riceci
scene e costumi Barbara Bessi musiche Paolo Coletta
progetto luci Gianni Staropoli
una produzione Quattroquinte in collaborazione con OffRome

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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