Teatro a Canone ha messo inscena ORAZIO-vite nude a INsensINverso
Nella Roma dissoluta, disorganizzata e tradita a ogni tornata elettorale a suon di promesse sempre svanite tra le paludi del bilancio che tutti e tutto tiene in scacco, è ogni volta incredibile conoscere esperienze che salvano spazi dall’abbandono per riportarli a una vita culturale accessibile alla cittadinanza. È inevitabile proprio per l’assenza endemica di luoghi che dovrebbero fungere da aggregatori e da fucine culturali capaci di far incrociare esperienze, culture, arti e saperi: gli spazi abbandonati sono sempre stati occupati e sempre lo saranno, con buona pace di chi agita con demagogia la bandiera della sicurezza e della legalità.
Poi ci sono esperienze che potremmo definire addirittura vitali, sono esempi di autogestione in periferia, al riparo dagli speculatori ma a rischio di invisibilità nonostante la funzione di coesione che esercitano tra gli abitanti. È il caso di INsensINverso che da sette anni opera in zona Magliana, un colorato stanzone che dà sulla strada, prima adibito a centro anziani. Entrando si viene immediatamente colpiti da una certa elettricità: famiglie con bambini, adolescenti probabilmente figli di migranti; un biliardino rumoreggia senza sosta e dietro il bancone del bar si agitano indaffarati giovani e meno giovani; un aperitivo casalingo scalderà prima dello spettacolo in programma. Su una bacheca sono affisse indicazioni dedicate agli stranieri, per loro il centro tiene gratuitamente corsi di italiano.
Qui al teatro assistono tutti: il biliardino rimane in silenzio e in una sala attigua, essenziale per illuminazione e capienza, seduti in cerchio su sedie di plastica, aspettiamo che l’artista faccia la propria entrata.
Luca Vonella della compagnia torinese Teatro a Canone ha costruito ORAZIO-vite nude a partire da un’approfondita ricerca sul disagio mentale: tra il Trentino e Roma ha accumulato nell’osservazione una sfaccettata realtà sofferente e l’ha introiettata nel proprio vissuto (come spiegherà in un breve incontro aperto dopo la performance) anch’esso ferito da vicende personali. È nel corpo che i pazienti manifestano maggiormente i propri stati d’animo: nei gesti ripetuti, in una camminata sbilenca o geometricamente perfetta c’è un messaggio che fatica a farsi ascoltare con le parole. Ed è nel corpo che infatti Vonella cerca una traduzione artistica, con un tappeto sonoro usato per riempire lo spazio – dal repertorio classico arrivando a Venditti ed Enya – e nel quale forse si sentiva qua e là il bisogno di qualche strappo di silenzio, verrebbe da dire che danza senza danzare. C’è più che altro una partitura fisica fatta appunto di sensazioni, ossessioni, paure, ricordi, ferite che al corpo (e da esso) vengono trasmesse.
La parola, sacrificata e utilizzata con grande parsimonia arriva con la stessa tensione delle vibrazioni fisiche: una spiazzante sincerità nella voce come nei gesti. Frammenti di storie rubate dal manicomio di Pergine, dalle esperienze che l’autore ebbe in un contesto riabilitativo a Trento e a Roma; una paziente incinta – è una nascita quasi biblica –, poi improvvisamente due amanti: «ieri lungo il praticello del manicomio abbiamo letto Giulietta e Romeo, com’erano dolci quelle parole d’amore». Non sono personaggi, sono ombre che si incontrano, come la vicenda dell’uomo che «partì un giorno per andare a tirare le orecchie al Papa e portò con sé del denaro e una valigia e dentro la valigia uno smoking e un ferro da stiro…».
Al termine la maggior parte della platea rimane seduta per un breve dibattito, il calcio balilla non riprende a suonare, siamo ancora lì, in cerchio, a guardarci negli occhi.
Andrea Pocosgnich
Twitter @andreapox
INsensINverso, Maggio 2014
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ORAZIO-vite nude
di e con Luca Vonella
Una produzione Associazione Culturale Teatro a Canone
Con il patrocinio dell’ANPE Associazione Nazionale Pedagogisti