Sciapò: il pubblico paga gli artisti a cappello. Siete d’accordo?
Su Twitter siamo stati intercettati da Laura Belloni promotrice e organizzatrice della rassegna Sciapò, nata da un’idea di Domenico Santo per il Teatro Civico 14 di Caserta nel 2011. Dal 15 aprile la rassegna sarà a Roma presso il teatro Tordinona con cinque spettacoli: Ladyoscar (20 Chiavi Teatro, 15 aprile), Il macero (Roberto Solofria, 16 aprile), Cyrano (I Marabutti 17 aprile), Rosa Nurzia (compagnia esposti, 18 aprile) e La parola madre (Teatro di Legno , 19 aprile). La peculiarità dell’evento è il pagamento degli artisti con la formula del “cappello”. Sarà il pubblico a decidere quanto varrà lo spettacolo e la performance lasciando una somma a proprio piacimento.
Laura Beloni ci ha chiesto cosa ne pensassimo, ne è venuto fuori un interessante dibattito al quale potete aggiungervi rispondendo alla conversazione su Twitter o utilizzando qui i consueti commenti.
info: www.sciapò.it
@la_belloni dico che "il cappello" è un'arma a doppio taglio… comunque emergenziale
— Andrea Pocosgnich (@andreapox) April 8, 2014
@la_belloni @andreapox radicalizzarla in maniera troppo sommaria, netta. Torniamo troppo presto al "mi piace" e "non mi piace"
— Sergio Lo Gatto (@silencio1982) April 8, 2014
@la_belloni @andreapox non farei questo mestiere se non credessi nel giudizio.Ma slegato dai soldi,sennò è tutto mercato.povero, ma comunque
— Sergio Lo Gatto (@silencio1982) April 8, 2014
@la_belloni @andreapox ma la fiducia va conquistata al di là della dimensione economica. trovo il tutto paradossalmente diseducativo 🙂
— Sergio Lo Gatto (@silencio1982) April 8, 2014
@la_belloni @andreapox così è una svendita. e apre il rischio di avere tanto pubblico disinteressato. Una cosa è un evento gratuito, dove1/2
— Sergio Lo Gatto (@silencio1982) April 8, 2014
@andreapox @silencio1982 io sono partita dalla commedia dell'arte, non dal mercato del lavoro. Non sono assolutamente d'accordo.
— Laura Belloni (@la_belloni) April 8, 2014
@andreapox @la_belloni mezzo millennio vorrai dire! 🙂 sono d'accordo
— Sergio Lo Gatto (@silencio1982) April 8, 2014
@andreapox @silencio1982 la commedia ha dato le basi del teatro così come lo conosciamo oggi. In parte era merito del pubblico popolare 1/2
— Laura Belloni (@la_belloni) April 8, 2014
@la_belloni @silencio1982 quando trovavano una corte ad ospitarli potevano usufruire di sussidi e allora via il cappello 🙂
— Andrea Pocosgnich (@andreapox) April 8, 2014
@silencio1982 @andreapox …e sempre più importante fu avere la recensione su Repubblica che l'applauso del pubblico.
— Laura Belloni (@la_belloni) April 8, 2014
@la_belloni @andreapox AP-PUN-TO. per me la differenza la fa un lavoro *organico* *con* il pubblico, e la rete degli spazi, la mappatura
— Sergio Lo Gatto (@silencio1982) April 8, 2014
@silencio1982 @andreapox ma adesso di chi parli? Mi sono persa? Sciapò è organico e ha una rete sul territorio e lavora *con* il pubblico
— Laura Belloni (@la_belloni) April 8, 2014
@la_belloni @andreapox è buono perché lavora *per* il pubblico,cosa sempre più rara.ma una programmazione che miri alla qualità è + efficace
— Sergio Lo Gatto (@silencio1982) April 8, 2014
@la_belloni @andreapox no no no no! non cadere adesso nella pubblicità e nella promozione ti prego! 🙂
— Sergio Lo Gatto (@silencio1982) April 8, 2014
@la_belloni @andreapox e allora #Sciapò per te. 🙂
— Sergio Lo Gatto (@silencio1982) April 8, 2014
@silencio1982 @la_belloni Ma questa è diventata un'intervista. @LauraBelloli si difende alla grande anche in 2 contro 1
— Andrea Pocosgnich (@andreapox) April 8, 2014
@andreapox @silencio1982 non potrei essere più d'accordo!
— Laura Belloni (@la_belloni) April 8, 2014
@silencio1982 @andreapox @LauraBelloli we, Laura Belloli l'avete inventata, io son Belloni 🙂
— Laura Belloni (@la_belloni) April 8, 2014
@la_belloni @andreapox sti giornalisti, refusi su refusi…
— Sergio Lo Gatto (@silencio1982) April 8, 2014
@andreapox @silencio1982 @LauraBelloli certo, son tutti ben accetti specialmente le quasi omonime 🙂
— Laura Belloni (@la_belloni) April 8, 2014
https://twitter.com/LauraBelloli/status/453529741522644992
C’è un’aspetto che mi ha colpito del ragionamento di Laura Belloni, quando dice che il cappello è un’arma a doppio taglio “solo se sbagli”. Mi ha colpito perché il “diritto allo sbaglio” è stato uno dei punti fermi della ricerca, rivendicato da più generazioni di artisti che volevano fare del teatro qualcosa di più che semplice intrattenimento. E’ anche vero che c’è chi ha abusato di questo diritto, creando una frattura tra pubblico e teatro di ricerca (ne parla bene Roberto Castello in un documentario che spero vedrà presto la luce). E quindi la voglia di ricucire quella frattura è sicuramente importante, nella scena di oggi. Ma senza perdere il diritto di cercare e, a volte, di sbagliare. Altrimenti la ricerca artistica non può essere altro che il passatempo di chi può permettersela. Il consenso che si cerca nel pubblico gioca necessariamente su ciò che si conosce già, sono rare volte è “progressivo”. Il teatro come arte, per me, è invece qualcosa che mi parla di ciò che non conosco ancora.
Non sono d’accordo, gli artisti vanno pagati. Magari poco ma pagati. E’ un lavoro, non è un hobby. Se al ristorante mangio male non pago? Pago e non ci torno più. Dietro ogni spettacolo, anche il più piccolo, c’è un lavoro immenso. Sarebbe bello però se anche da noi prendesse piede il teatro di strada dove ognuno può cimentarsi con il cappello!! Ho visto all’estero artisti di strada meravigliosi con il cappello pieno di soldi. Ho scoperto poi che la sera lavoravano in fior di teatri!!!!