Alessandro Preziosi in Cyrano sulla luna, Sabbie omaggio a Ilaria Alpi, T/Empio critica della ragion giusta. Recensioni
Tra le molteplici offerte teatrali, sul Taccuino Critico si appuntano segni di sguardi diversi che rispondono a un’unica necessità: osservare, testimoniare, dar conto dell’espressione pura, del piccolo e grande teatro…
SABBIE OMAGGIO A ILARIA ALPI
Scritto e diretto da Romano Talevi
con Rita Pasqualoni, Pierfrancesco Ceccanei, Antoinette Kapinga Mingu, Romano Talevi
foto di scena Fabrizio Caperchi
Il 20 marzo 1994 morivano in un attentato a Mogadiscio, la giornalista Ilaria Alpi insieme al suo operatore Miran Hrovatin. Nel ventesimo anniversario, Romano Talevi porta in scena Sabbie omaggio a Ilaria Alpi, dal 18 al 23 marzo al Teatro Millelire, con Rita Pasqualoni, Pierfrancesco Ceccanei, Antoinette Kapinga Mingu e la partecipazione dello stesso Talevi.
L’Italia ha una strana abitudine, far cadere nell’indifferenza omertosa molte tragedie di Stato, e questa è solo una delle tante, troppe, questioni ancora irrisolte. Da un simile spettacolo, che sin dal titolo sembra assumersi un compito importante, ci si aspetterebbe dunque un racconto storiografico e documentario in grado di far luce sull’operato in Somalia della giornalista. Purtroppo, la messinscena si carica di elementi altri che non solo causano fraintendimento, ma rendono poco chiari i confini tra la storia e le aggiunte narrative inserite dal regista. L’Africa è inoltre raccontata attraverso uno sguardo etnocentrico e carico di esotismo, che giudica prima di comprendere: una terra magica che lancerebbe dei «segni» ai due giornalisti, la cui mancata comprensione condurrà loro alla morte. Dispiace ammettere che quella di Romano Talevi è stata un’occasione sprecata, nonostante la bravura degli attori, il suo teatro non è riuscito a farsi testimonianza storica. Sintomo di quell’Italia che stenta, ancora una volta, a far affiorare la verità.
Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri
visto al Teato Millelire in marzo 2014
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CYRANO SULLA LUNA
ovvero L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna
di Savinien Cyrano De Bergerac
con e per la regia di Alessandro Preziosi
Produzione Khora.teatro in coproduzione con il TSA Teatro Stabile d’Abruzzo
Del Cyrano de Bergerac diretto e interpretato da Alessandro Preziosi, divo del piccolo schermo dagli occhi blu, non avevamo dato notizia. Notizia ci era arrivata della sua scelta di non applicarsi sul volto il proverbiale nasone, non vorremo qui indovinare se per ragioni di estetica scenica o di estetica e basta. Questo Cyrano sulla Luna, in scena al Teatro Vascello di Roma, era stato presentato sì come una figliazione diretta dell’esperienza passata, ma anche come un accattivante esperimento che andava a estrarre dal testo epico di Rostand il personaggio storico, quell’Hercule Savinien de Cyrano che era stato, nel pieno del Seicento francese, un letterato minore. Come da locandina (vedi sopra) ci aspettavamo di ascoltare, una volta digerita l’idea della forma monologo, un testo sconosciuto ai più, al quale – in favore di un coraggio d’intenti – avremmo perdonato anche qualche leziosità. Ma questo, questo proprio no. Goffamente distribuita sul largo palco, mal illuminata e con il magro ausilio di vecchi libri, un manichino nasuto e pennacchiuto e videoproiezioni degne di una brutta puntata di Voyager, si snoda in due tempi una conferenza spettacolo sul personaggio di Cyrano, in cui la voce microfonata di Preziosi, pur possente, ben impostata e non antipatica, racconta la vita di questo personaggio senza tuttavia avere alcuna fonte se non lo stesso testo di Rostand. Dal quale infatti finisce per sgraffignare i monologhi più celebri, rubando la scena a se stesso in pose statuarie sotto l’unico sagomatore. Un’opera a buon mercato, per nulla curata e indirizzata, si direbbe, a un pubblico di analfabeti, in cui toni da Melevisione si mescolano misteriosamente alla lettura di brani di Don Chisciotte, con inflessioni spagnole, partenopee, piemontesi e lombarde. Il vero Hercule Savinien resta un personaggio misterioso. E forse è l’unica vittoria dello spettacolo.
Sergio Lo Gatto
Twitter @silencio1982
Visto al Teatro Vascello, fino al 27 marzo 2014
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T/EMPIO. CRITICA DELLA RAGION GIUSTA
Libera reinterpretazione dell’ Eutifrone di Platone
Scritto, diretto ed interpretato da Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
Aiuto regia Roberto Bitto
Disegno luci Roberto Bonaventura
Scene e costumi Cinzia Muscolino
Collaborazione artistica e tecnica Saverio Tavano
Produzione Carullo-Minasi in coproduzione con Federgat
La compagnia Carullo/ Minasi, conosciuta per aver vinto Scenario per Ustica 2011, ha proposto ora al Teatro dell’Orologio T/Empio, critica della ragion giusta. Ma non dal trittico kantiano prende le mosse, quanto dal platonico Eutifrone. I due autori e attori siciliani, abito bianco-nero e cerone sul viso, ripercorreranno sulla scena la socratica disquisizione tra i concetti opposti e speculari come sacro ed empio nei quali sembra che l’uno non riesca ad essere spiegato senza l’altro. Pericolosa anche se allettante prospettiva, i due, spogliati dei personaggi, incarnano l’idea: sul petto un segno di carta, interrogativo per l’uno esclamativo per l’altro. Abbandonato il superfluo movimento burattinesco iniziale, la conversazione si riempie presto del battibeccare quotidiano, donando al dialogo freschezza non altisonante. Risuonano nel lavoro i “Beckett” dell’attesa senza fine, gli “Ionesco” addirittura i “Pinter” dell’assurdo, tuttavia, la parola, tutta presa ad afferrare il concetto, a farne il processo, prende il sopravvento a discapito del teatro. Città di carte alle spalle, rimarranno davanti alla soglia del tribunale che mai varcheranno. Forse anche per via di quel “torno subito” apposto allo stipite e rivolto al contrario – verso chi agisce e non verso chi osserva – il lavoro, denunciando l’intenzione alla ricerca senza poi concretizzarla, rimane un po’ “tra le righe”.
Viviana Raciti
Twitter @Viviana_Raciti
Visto all’interno di Dominio Pubblico in marzo 2014
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