Recensione di Nell’Oceano, il mondo di Enoch Marrella
Ci sono volte in cui speri che un tweet non si perda nel flusso delle notifiche, quando ad esempio cerchi di spronare il pubblico alla ricerca di energie fuori dal mainstream, ad armarsi di tuta speleologica e casco con torcia per andare a scoprire luoghi più nascosti. E per pubblico si intende tutto il pubblico, addetti o non addetti ai lavori. Certo, una città come Roma è talmente piena di luoghi che questa operazione è ad alto rischio, spesso il prodotto di gruppi che si sentono pronti e pronti non sono o di gruppi che neppure si pongono il problema è in grado di scoraggiare. Ma i mezzi per disciplinare la ricerca e per imparare dai propri errori esistono, uno su tutti quello di credere negli spazi. E a Roma ve ne sono alcuni che provano ad anteporre alle esigenze di cassa quelle di un’offerta artistica di qualità, intercettando quelle spinte creative che ormai hanno imparato a fare dell’emergenza uno stimolo all’eccellenza, usando pochi mezzi per arrivare dritti al cuore.
Ci prova anche il Teatro Tordinona, spazio centrale e ben attrezzato ora con due sale, foriere a volte di qualche bella sorpresa. Nell’oceano, il mondo (finalista in forma di studio al Premio Dante Cappelletti) è un testo scritto a quattro mani da Andrea Ciommiento ed Enoch Marrella: uno dirige l’altro in un bel pezzo di teatro povero, che fa affidamento sulla presenza dell’attore e sulla sua capacità di evocare intere storie. Se il termine “teatro povero” è sgombro qui di ogni riferimento a esperienze come quella di Grotowski e se quella capacità di evocare ha niente o quasi a che fare con il teatro di narrazione, di questi due estremi Marrella conquista la parte necessaria a tenere l’attenzione del pubblico e lo fa usando il corpo in maniera composita, attenta, precisa ma senza mai scadere nella freddezza di una lezione di recitazione.
All’ingresso, l’attore occupa il minuscolo palco totalmente vuoto salutando gli spettatori con il sorriso stampato e sul naso un paio di appariscenti occhiali rossi.
È la storia di Fausto e del suo scambio culturale in una famiglia ultra-americana, punto di partenza per una riflessione sincera e non pretenziosa sull’universo virtuale dei social network, soprattutto di Facebook, un piccolo saggio sulla “scomparsa della realtà”, diremmo citando un collega più esperto. Una “foto di famiglia” della East Coast, tra nonne premurose che cucinano come un fast food, fratelli adottivi promesse del baseball, un sogno americano fatto di concorsi di bellezza al liceo e serate alcoliche, l’italiano “mafia e mandolino” che intrattiene gli yankees declamando i Canti dell’Inferno dantesco; tutto il quadretto ironico prende presto forza e si stacca dallo stereotipo, spiccando un agile volo sull’evoluzione distorta e assurda della vicenda. Fausto non riesce a conquistare la bella April, beauty queen che però mostra il suo corpo nelle chat erotiche, ma otterrà un posto come insegnante-esegeta di Dante nelle high school americane. Salvo venire divorato dalla virtualità del social network di Zuckerberg, in grado di essere al contempo un archivio di apparenze e una rappresentazione tecnologica dei gironi danteschi. Allora, nel delirio immaginifico di questo simpatico e picaresco personaggio, Paolo e Francesca hanno un proprio profilo pieno di foto in un paradiso di macchinoni, ville a tre piani e feste cool, mentre il Conte Ugolino si tempesta di selfie divorando i figli.
L’ottima prova d’attore di Marrella si gioca su due espedienti: gli occhiali rossi che toglie e inforca cambiando personaggio e una precisa partitura fisica, che gli permette – con l’ausilio di pochi e ben selezionati intermezzi musicali – di visualizzare quel suo mondo nell’oceano con pochi gesti stilizzati che si codificano subito mantenendo intatta la concentrazione del pubblico. Pubblico ancora troppo poco numeroso, paradigma di una realtà teatrale sotterrata che a volte, come in questo caso, meriterebbe di più. Ricordando sempre che, in un mondo normale, il lavoro degli artisti comincerebbe e si spenderebbe in scena, lasciando al luogo che li ospita e ai mezzi di informazione la responsabilità di far circolare una voce. In una geografia così frammentata, così esplosa, la qualità dell’offerta è resa efficace innanzitutto da un attento lavoro di cura.
Sergio Lo Gatto
Twitter @silencio1982
guarda il video su e-performance.tv
Visto al Teatro Tordinona di Roma in marzo 2014
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NELL’OCEANO IL MONDO
con Enoch Marrella
Creazione scenica di Andrea Ciommiento