Così rapiscono gli alieni. Come? Con un semplice retino per pesci da mettere sulla testa di un malcapitato spettatore. È solo uno dei leitmotiv di gU.F.O., il nuovo spettacolo di DoppioSenso Unico, andato in scena al Teatro dell’Orologio di Roma. Nella consueta formula di comicità surreale quando non apertamente assurdista, fatta di brevi e a volte fulminee “strip” teatrali, il duo composto da Luca Ruocco e Ivan Talarico snocciola una serie di gag condite da una recitazione tutta estroflessa, meticolosamente innaturale e volta a creare delle odierne maschere comiche. Due sono i fili conduttori che attraversano gli sketch: i rapimenti alieni e l’influenza di queste razze cosmiche sulla vita della razza umana, e gli strampalati dialoghi casalinghi di una coppia di gufi, Luigino e Marisa, su cui incombe lo spettro di un terzo incomodo, Gianni Barba. D’altronde l’accostamento tra Ufo e Gufo già dal titolo denuncia il gioco implacabile di slittamenti verbali, di distorsioni di senso ricavato cambiando una vocale e spostando una consonante, di non-sense scavato a forza tra le maglie della parola che è il marchio di fabbrica della comicità di DoppioSenso Unico. Una comicità che prima di sciogliersi in risata punta allo sconcerto, andando a pescare laddove il confine tra gioco linguistico e idiozia si fa molto molto labile.
E poi ci sono gli alieni. Che, per chi non avesse mai perso neanche un pomeriggio su internet a leggere articoli fiume sulle teorie complottiste e sulle migliaia di prove e confutazioni, va detto: è una vera e propria subcultura. Con tutta una classificazione di stampo linneiano sulle razze galattiche e sugli scopi che spingerebbero questi viaggiatori dello spazio a mettersi in contatto con noi. Ruocco e Talarico pescano a mani basse da questo materiale, dove spesso si rintracciano teorie sull’influenza diretta degli alieni nei riguardi dell’evoluzione scientifica e filosofica degli umani, per dare vita ad altre maschere e siparietti. Questa volta i protagonisti sono in grandi nomi della storia, da Freud a Newton, da Marx a Hitler, dipinti come stralunati e confusionari, in grado di cogliere il nocciolo del loro pensiero (che influenzerà il mondo) solo grazie a un suggeritore alieno. È così, ad esempio, che dalla “razza aliena” si arriva al funesto concetto di “razza ariana” hitleriano: per un banale errore di traslitterazione.
Insomma, siamo tutti pedine di un gigantesco gioco manipolatorio. Quello semantico, gustoso e surreale, del teatro di DoppioSenso Unico.
Graziano Graziani
Twitter @grazianji
Visto in febbraio 2014 al Teatro dell’Orologio
Roma
gU.F.O.
uno spettacolo di e con Luca Ruocco e Ivan Talarico
Maschere dei gufi: Tiziana Tassinari
Scene: Fiammetta Mandich e Stefania Onofrio
Luci ed oggetti di scena: Stefania Onofrio