Cronache da Beyond Festival: Aspettando Nil de Lafabbrica
Al termine dello spettacolo, quando le due formidabili interpreti tornavano in scena per il meritato riconoscimento, voltando il capo verso la piccola platea si poteva notare un pubblico giovane e numeroso, che rompeva il silenzio con applausi e fischi di apprezzamento. Lafabbrica è stata la seconda, delle tre compagnie in rassegna, a calcare questo minuscolo palco di periferia chiamato Beyond Festival. Gli organizzatori, DeMix, con un coraggio ammirevole, sono arrivati in quella periferia romana estrema – più estrema, ma con altri mezzi, è solo Tor Bella Monaca presidiata dall’ex teatro di cintura – dove i quartieri nascono intorno ai negozi e ai centri commerciali e in cui gli unici bastioni di resistenza sono le sparute biblioteche comunali. Qui, nella zona dell’Alessandrino, adiacente all’Ipercoop, ha sede Fusolab, un centro di attività formative e culturali che per la prima edizione di Beyond Festival ha visto mutare momentaneamente la propria pelle grazie a piccoli ritocchi e arredi: installazioni al secondo piano e teatro al primo, in una piccola sala senza sedute ma con un prato sintetico dove poter incrociare le gambe. Tre sere nelle quali ogni spettacolo era preceduto dalla messa in scena (a opera della compagnia organizzatrice) di tre corti, monologhi di giovani autori che così avevano l’opportunità di confrontarsi con il palco e vedere in carne e ossa i propri fantasmi creativi; una palestra insomma al di là della funzione spettacolare o artistica. Anche perché il momento teatrale pienamente definito nelle sue variabili canoniche era quello successivo: spettacoli della Roma off, ma già rodati e con un proprio seguito. E un piccolo approfondimento vogliamo dedicarlo a Lafabbrica, appunto, che qui ha portato il primo lavoro della “Trilogia dell’attesa”: Aspettando Nil.
Del gruppo guidato dalla regista Fabiana Iacozzilli avevamo già parlato raccontando i due capitoli successivi Quando saremo grandi! e Hansel e Gretel. Il giorno dopo. Nonostante il piccolo palcoscenico dal soffitto basso, il linguaggio e i tratti distintivi della compagnia (tutta al femminile) hanno avuto modo di manifestarsi mostrando ormai una certa maturità compositiva e tematica. Merito non solo delle numerose repliche che dal 2007 a oggi hanno rodato al meglio la performance delle splendide Elisa Bongiovanni e Giada Parlanti, ma anche della visione complessiva che sottende la trilogia.
L’attesa appunto, un tema che al primo approccio potrebbe risultare anacronistico con i suoi rimandi beckettiani, ma allora perché comporre tre spettacoli in cui i protagonisti sono bambini già invecchiati e incapaci di rompere le catene che li legano ai genitori o agli amori che non arrivano?
Negli ultimi vent’anni è accaduto qualcosa a questo Paese, le cronache impietose dei dati statistici lo ripetono quotidianamente, ci sono un paio di generazioni che sono rimaste al palo, costrette a scontare un gap che sembra quasi impossibile da colmare: giovani in una forbice tra i venticinque e i quaranta che lottano quotidianamente per trovare uno spazio minimo di vita, come mai era accaduto prima. Siamo in attesa, perennemente, e alcuni di noi intanto invecchiano con occhi da bambini che aspettano l’avverarsi di un sogno. Madre e figlia aspettano Nil, di lui non sappiamo nulla se non che è un grande proprietario terriero, arriverà a salvarle, a strapparle dalla tristezza di una quotidianità grigia. Ma la ragazza interpretata dalla commovente Giada Parlanti ha già i capelli bianchi e l’amore della madre non è che una gabbia fatta di gesti quotidiani e meticolosi. «Quando arriva Nil?». «Quando saremo pronte», in mezzo a questo scambio vi sono tante azioni reiterate nel tempo: la ricerca di una sottoveste adatta, la vestizione, la sigaretta (che è sempre l’ultima, da anni), il trucco, la piega ai capelli. Quello de Lafabbrica è un teatro dove lo scorrere del tempo ha un peso specifico, lo si percepisce, è un elemento drammaturgico, non solo tematico. È capace di manifestarsi, come nel finale di Quando saremo grandi! in cui i bambinoni cresciuti appaiono di colpo vecchissimi, oppure negli ultimi attimi proprio di Aspettando Nil, quando la vecchia madre (una potente Elisa Bongiovanni) perde la smorfia e schiarisce la voce ritrovando una giovinezza inattesa.
A maggio ci sarà l’occasione di vedere l’intera trilogia sia al Piccolo di Milano, dal 2 al 4 (Lafabbrica ha vinto il playFestival ideato da Serena Sinigaglia aggiudicandosi la prestigiosa ospitalità) e al Teatro Vascello di Roma (6 e 7), sarà un’occasione per chi è in cerca di artisti da produrre. Il gruppo di Fabiana Iacozzilli è pronto e meriterebbe di avere vicino a sé strutture in grado di accompagnare un’urgenza che appare sempre più fertile e significativa.
Andrea Pocosgnich
Twitter @andreapox
Viso a Fusolab – Beyond Festival, febbraio 2014
Roma
ASPETTANDO NIL
vincitore del festival “Le voci dell’anima” 2007
vincitore di Ermo Colle 2008
vincitore di Undergroundzero Festival di New York 2010
vincitore di PlayFestival 2013
drammaturgia scenica di gruppo
con Elisa Bongiovanni, Giada Parlanti
regia Fabiana Iacozzilli
aiuto regia Marco Canuto, Irene VerI
costumi Valeria Bistoni
disegno luci Davood Kheradmand
foto di scena Emanuela Bongiovanni
sarta di compagnia Grazia Accardo dell’anima”2007