Recensione de La misteriosa scomparsa di W in scena al Teatro Vittoria di Roma
Diciamolo subito, per dovere di cronaca, il pubblico romano del Teatro Vittoria non se l’aspettava da parte di Ambra Angiolini una tale prova d’attrice. Al termine della replica alla quale abbiamo assistito la performance è stata salutata addirittura con una standing ovation, un lungo applauso e poi quel gesto che si riserva ai grandissimi, giustificato proprio con la sorpresa carpita anche nelle parole di molti spettatori mentre lasciavano la sala. Certo è attrice di cinema molto apprezzata, inoltre nella sua carriera c’era già stata un’altra apparizione importante nel teatro di prosa, quel I pugni in tasca di Bellocchio visto al Quirino, ma il monologo è la prova d’attrice per eccellenza. Inoltre se il testo è di Stefano Benni (La misteriosa scomparsa di W, in scena fino al 2 marzo) potete star sicuri che all’attrice in questione avranno tremato i polsi di fronte alla scrittura fantasiosa, ironica e ricca di immagini assurde dello scrittore bolognese.
E di certo lo stupore è anche di chi scrive: Ambra è protagonista di un lavoro sul personaggio di primissimo livello tecnico, si muove sulla scena come un’attrice di grande esperienza e dimostra una notevole cura del gesto come della voce. La regia di Giorgio Gallione richiede d’altronde questa versatilità un po’ fumettistica e inserisce il personaggio di W (una giovane donna che ci parla da un futuro imprecisato) in un’ambientazione fredda e bianca in cui le luci di Aldo Mantovani determinano l’atmosfera talvolta candidamente oppure con un’impronta più acida e artificiale. A far compagnia ad Ambra sul palco, nella scenografia di Guido Fiorato, bianchi coniglietti e strutture che sorreggono luci al neon, altre scenderanno dall’alto nei momenti di maggiore pathos.
Bianco è anche il vestito della protagonista, con il quale contrasta l’acconciatura a quattro chignon – come nei migliori film di fantascienza anni Ottanta – di un forte rosso rame; insomma un immaginario che sembra voler interpretare prepotentemente quello letterario di Benni e che però risulta, in contrasto con la verve comica sia del testo che dell’autrice, impietosamente di troppo in questa sfavillante estetica da futuro glaciale. Il testo di Benni, scritto nel 1994 per Angela Finocchiaro e pubblicato per Feltrinelli cinque anni dopo nel volume Teatro, già contiene al proprio interno una serie di dinamiche stranianti, di giochi umoristici e stilettate dissacranti, basterebbe insomma a sé stesso, anche se poi a ben guardare soffre anch’esso del segno del tempo. Vent’anni dopo te ne accorgi se una drammaturgia ha fatto la storia o meno. Divertono le trovate comiche, alcune immagini surreali, un certo cinismo, distillato forse a dosi troppo piccole, ma poi la struttura non è altro che quella del racconto delle nevrosi accompagnato da una serie di riflessioni etico-politiche: insomma, anche nel futuro la donna (come l’uomo d’altronde) sarà un essere a rischio psicosi e depressioni perché continuamente alla ricerca del proprio io, come W è alla ricerca di sé stessa, un’altra W. Un percorso che passa per le relazioni amorose, il conteggio dei coiti e degli orgasmi, per l’amica di scuola ritrovata dopo decenni, nel ricordo di un nonno anarchico, nell’incapacità di distinguere – in politica e fuori – il vecchio e il nuovo, fino ad arrivare al ruolo della donna occidentale e benestante di fronte alle guerre e alla povertà. Tutto è misurato con lo stesso metro: il sesso e i temi più profondi (come quello della compassione indotta dalla tv) tanto che lo spettatore non ha il tempo di soffermarsi, di scegliere piani differenti di ascolto. A questa bulimia di senso corrisponde la scelta mimetica della regia, la quale si guarda bene di tentare percorsi recitativi e interpretativi laterali. Ad Angiolini insomma il compito di essere W, ma chi è W? Tutti e nessuno; e allora qual è l’urgenza di “essere” non un personaggio ma un’idea, o meglio un tipo? Vorremmo vederla così Ambra, senza l’acconciatura da Principessa Leila, la scenografia da interno futuristico e ospedaliero, gli effetti sonori e le lampade al neon che scendono dall’alto. Chissà allora che di fronte a tale nudità anche la scrittura di Benni possa dimostrare la propria urgenza artistica e politica.
Andrea Pocosgnich
Twitter @andreapox
In scena fino al 2 marzo 2014
Teatro Vittoria [cartellone 2013/2014]
Roma
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LA MISTERIOSA SCOMPARSA DI W
di Stefano Benni
con Ambra Angiolini
regia Giorgio Gallione
produzione Teatro dell’Archivolto