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Morti a colori. Emma Dante e Le sorelle Macaluso

foto Carmine Maringola
foto Carmine Maringola

È strano sedersi nella balconata del Teatro Palladium, tra l’altro per la prima volta, e dall’alto assistere all’ultimo spettacolo proposto dalla fondazione Romaeuropa, almeno per quest’anno. Ormai è noto che l’istituzione guidata da Fabrizio Grifasi ha deciso di non proseguire con l’abituale cartellone ed è notizia di ieri invece un accordo tra l’Università Roma Tre e gli enti locali (leggi la riflessione di Simone Nebbia). Ed è proprio dall’alto di quella balconata, che permette una visione di insieme alla quale il critico rischia di disabituarsi vista la regolarità con cui viene sistemato in platea, che abbiamo goduto al meglio (a parte la scomodità di allungare la schiena e lo sguardo, pigri oltre il corrimano e qualche testa) della sapienza registica di Emma Dante. L’artista siciliana con un nutrito gruppo di attori dà il meglio: una decina sul palco, tutte donne, instancabili amazzoni del palcoscenico, e due uomini anche questi capaci, come tutte le altre, di sfinirsi senza mai perdere il controllo del corpo e delle emozioni.

foto Carmine Maringola
foto Carmine Maringola

Questi due tratti emergono nettamente in Le sorelle Macaluso, ultimo lavoro della regista palermitana: una direzione intesa come una macchina a orologeria di output emozionali e un ensemble di performer straordinari, all’incrocio insomma di esperienze e linguaggi come quelli di Kantor, Grotowski e Bausch − tre pensieri teatrali molto diversi tra di loro, soprattutto i primi due, eppure tutti rintracciabili nel lavoro di Emma Dante. Difficile dunque non rimanere colpiti o almeno toccati da quello che avviene sul palco, niente altro che la storia teatrale – perché è la scena a condensare la narrazione e a conferirle la struttura – delle sorelle Macaluso. Chi cercasse di slegare l’accadimento scenico da quello testuale rimarrebbe con un pugno di mosche. Il plot naturalmente c’è ed è anche molto semplice, direi quasi basilare, un’architettura narrativa tanto esile quanto utile a divenire trampolino per qualcos’altro. In un imprecisato luogo del sud, che intuiamo dal dialetto essere la Sicilia anche se poi una delle protagoniste svela da subito sonorità pugliesi, le sorelle si ritrovano a un funerale. Dal buio, dopo un assolo di danza, il plotone di donne, tutte vestite di nero, avanza cogliendo il pubblico di sorpresa; romperà poi i ranghi per riunirsi un attimo dopo sotto la croce tenuta come un vessillo. Questa, insieme a scudi e spade, è uno dei pochi oggetti della scenografia invece vuota e nera: antro oscuro fecondo per le acrobazie emotive e fisiche delle protagoniste che si muovono con precisione sotto le espressive luci di Cristian Zucaro.

La famiglia Macaluso si ritrova a contare i morti e regolare i conti, quelli della coscienza, ma lo fa a passi di danza e con una certa leggerezza. Le donne ricordano quando erano bambine e il padre era sempre indaffarato a rincorrere lavoretti inadatti per crescere una famiglia. Alla più grande spetta il compito di accudire le sorelle accantonando i sogni da danzatrice così per tutta la vita spierà le fortunate allieve della scuola di fronte casa, “Passi d’angelo”. Ma questo è lo spazio dell’accadimento, dell’improbabile, una zona d’ombra che sfugge alla vita e anche alla morte, un posto dove i vivi vestono di nero e i morti a colori; dove moglie e marito si ritrovano oltre la morte stringendosi in una danza commovente. E il pubblico lo senti che è lì con loro per nulla imbarazzato da tanto pathos, perché la struttura registica, l’ironia e la carnalità dei personaggi tengono fuori dalla porta proprio il melodramma che pulsa tra le righe del testo e di esso rimane il dolore, bruciante, di qualcosa e qualcuno perso per sempre.

Andrea Pocosgnich
Twitter @andreapox

Teatro Palladium 28 gennaio – 9 febbraio 2014
Roma

LE SORELLE MACALUSO
testo e regia di Emma Dante
con Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier
luci Cristian Zucaro
armature Gaetano Lo Monaco Celano
foto Carmine Maringola

produzione Teatro Stabile di Napoli, Théâtre National (Bruxelles), Festival d’Avignon, Folkteatern (Göteborg)
in collaborazione con Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale

Tournée

Roma, Palladium, 29 gennaio – 9 febbraio 2014
Reggio Emilia, Teatro Ariosto, 11 – 12 febbraio 2014
Fano, Teatro della Fortuna 13 febbraio 2014
Palermo, Teatro Biondo 25 febbraio – 2 marzo 2014
Torino, Fonderie Teatrali Limone 29 aprile – 4 maggio 2014
Milano, Piccolo Teatro Grassi 6 – 18 maggio 2014

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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