Ti scava dentro, ti si aggroviglia nello stomaco annaspando nel vuoto, creando, intorno a sé, il vuoto. Il Guaritore di Michele Santeramo (in scena al Valle Occupato fino al 19 gennaio) testo vincitore del penultimo Premio Riccione, è sintesi amara e poetica di qualcosa che ci portiamo dentro, con cui conviviamo ogni giorno, dello stare al mondo inutile, caparbio, avvilito nella solitudine quotidiana. Abbiamo il coraggio di chiamarla infelicità? E allora ci aggrappiamo a qualche flebile speranza.
Michele Sinisi, interprete sempre più straordinario per capacità di porgere con grazia i sentimenti che costituiscono la fibra della parola, lo dice da subito nei panni del vecchio guaritore: le storie non si incontrano più, non si incastrano, è per questo che siamo malati. Il compito ingrato di questo guitto negromante è quello di far incontrare persone con problemi diversi, chiuderle in una camera e convincerle a raccontarsi a vicenda: «Le storie si devono incastrare una con l’altra e creare un’altra realtà». Uno scrittore è anche un guaritore di anime? il riferimento alla letteratura è immediato ma non smaccato.
Il vecchio è stato per una vita in attesa delle anime, le ha viste entrare dalla porta, timidamente prendere posto sulla lunga panca bianca per poi liberarle di un peso che sarebbe andato ad appesantire il suo cuore. Ma c’è tempo per un’ultima guarigione, quella della vita che dovrebbe rinascere in un grembo indesiderato…
Teatro Minimo, la compagnia dei due Michele (Sinisi e Santeramo), è ormai arrivata a un punto di maturazione notevole, ce ne eravamo accorti anche con L’arte della commedia, andato in scena lo scorso anno, e qui a dimostrarlo sono anche Vittorio Continelli, Simonetta Damato, Gianluca delle Fontane e Paola Fresa, ognuno a proprio agio nel testo e tra le scelte sceniche.
Leo Muscato, alla regia, si trova di fronte a un materiale poetico instabile e prezioso, forse il testo più profondo dell’autore pugliese, che qui abbandona la durezza del quotidiano per congelare invece i momenti di transito, di silenzio. Ne La rivincita, visto lo scorso anno sempre al Valle Occupato, i personaggi dovevano lottare con la natura, la burocrazia e la realtà tutta per tentare ogni volta una disperata scommessa sulla vita, nel caso de Il Guaritore i condizionamenti del reale rimangono sullo sfondo, potrebbero essere nessuno e ognuno, perché appunto questa malattia da cui ostinatamente vogliono guarire i personaggi è qualcosa di universale e personale al contempo. E allora la stessa mano del regista si fa più rigorosa, capace di creare il giusto habitat per questi spiriti che si presentano al pubblico e alla scena con qualcosa di irrisolto come accadeva nel Sei personaggi pirandelliano. Un lavoro che forse eccede qua e là nel cercare la comicità attraverso i meccanismi della ripetizione e che probabilmente (al netto dei problemi produttivi) potrebbe cercare una sistemazione scenografica di maggiore significanza, ma che risulta anche abile nell’esprimere momenti di pura empatia, come accade nel finale, metaforico e lirico.
Andrea Pocosgnich
twitter @andreapox
in scena fino al 19 gennaio 2014
Teatro Valle Occupato
IL GUARITORE
di Michele Santeremo
regia di Leo Muscato
con Vittorio Continelli, Simonetta Damato, Gianluca delle Fontane, Paola Fresa, Michele Sinisi
Testo vincitore della 51a edizione del Premio Riccione per il teatro