In Mal Bianco, secondo capitolo della Trilogia, lo spazio si capovolge, consuma i corpi, quasi li corrode dall’interno fino a modificarli nel loro apparire. L’ispirazione iconografica viene dal maestro giapponese Hokusai, il creatore dei Manga, parola che letteralmente significa “immagini senza nesso logico”.
Lo spazio perde contorni e definizioni prospettiche, assorbe i corpi in scena, e li restituisce smangiati, consumati, ombre di se stessi o simulacri di entità decadute. Una realtà altra s’insinua, ulteriore a quella che crediamo ogni giorno di vedere con i nostri occhi, una realtà interiore, dell’animo e dei fantasmi che ognuno porta con sé. I corpi si svuotano muovendosi in uno spazio di strutture dal sapore rituale, fino a rimanere presenze rassegnate dai contorni indefiniti, come il ricordo di un volto che nella memoria via via si dimentica, si va consumando. (dalle note spettacolo www.zaches.it)
Fotografato a Modena (Teatro delle Passioni – cartellone 2013/2014)
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