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In Un ricordo di Truman Capote, il caldo focolare del teatro

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foto di Gabriele Gelsi

Nella scena finale del film Smoke (1995) di Paul Auster e Wayne Wang, uno scrittore comunicava all’amico di aver ricevuto dal New York Times l’incarico di scrivere un racconto di Natale da pubblicare sul famoso quotidiano la mattina del 25 dicembre. E chiedeva all’amico se egli conoscesse una «buona storia di Natale». Con il racconto di un episodio autobiografico, sulle note di Innocent When You Dream di Tom Waits, e con un primo piano sul sorriso dei due amici si chiudeva il film. Ed era davvero una bella storia. Una sensazione simile ci ha lasciato lo spettacolo Un ricordo di Paolo Civati e Federica Migliotti, visto a Roma il primo giorno di questo dicembre. Come spesso capita quando si ha a che fare con lavori che contengono – e che riescono a consegnare – una forte carica emotiva, un ruolo centrale ce l’ha lo stato d’animo con cui si raggiunge la poltrona e il contesto che accoglie lo spettatore.

foto di Gabriele Gelsi
foto di Gabriele Gelsi

Trascorrere una domenica pomeriggio al Teatro Biblioteca Quarticciolo per uno spettacolo adatto ai più piccoli significa sedersi in una platea colma di famiglie e bambini che non riescono a star fermi sulle sedie. Una breve introduzione quasi sussurrata, che paragona un buono spettacolo a una torta ben preparata e cotta a puntino, non serve tanto a calmarli, quanto a far calare su tutta la sala un’atmosfera pacata, intima, ben intonata alla scenografia, essenziale ma molto curata: un fondale di tessuto con una finestra che ritrae i rami spogli dell’inverno, un tetto di sterpi secchi, pochi squallidi mobili tarlati (un comodino con abat-jour, un tavolo da cucina, un paio di sedie) e una carrozzina da bambole. A completare questo quadro d’altri tempi, il palco è interamente ricoperto di foglie secche, che fanno frusciare i passi trascinati di Civati e Migliotti, rispettivamente il piccolo Buddy e la vecchia cugina Sook. La storia è ispirata al racconto A Christmas Memory di Truman Capote, che altro non è che una malinconica reminiscenza d’infanzia in cui torna alla mente una speciale affinità tra due generazioni, negli anni Trenta di una malfamata cittadina della provincia americana.

un disegno di Silvia Migliotti Auerbach
un disegno di Simona Migliotti Auerbach

Maschere stilizzate nei tratti coprono i volti degli attori, riducendoli a un sommario paradigma di due età della vita, unite qui da un’amicizia davvero struggente che brucia come un piccolo fuoco attorno ai piaceri minuscoli di povere esistenze quotidiane: la raccolta delle noci per le focacce, gli spiccioli conservati in un barattolo, l’emozione dei primi film al cinema. Il tutto intorno al caldo di un camino che da pochi giorni ha cominciato a crepitare, mentre il Natale si avvicina. Ai segreti scambiati tra i due, al regalo reciproco di un aquilone fatto a mano, alla promessa di un’eterna amicizia, fa da contrasto la severa reazione del resto della famiglia che non approva questa innocente unione e che porterà al dolore di una separazione.
Per raccontare questo sussurrato romanzo di formazione, la compagnia sceglie il linguaggio mimico, intrecciato a calde voci fuori campo che narrano la storia e danno sillabe alle battute, e la proiezione di diapositive che strizza l’occhio al cinema ma non mostra mai foto, sempre disegni (da Simona Migliotti Auerbach).

A volte la soluzione degli attori/manichini può risultare un po’ estrema per il pubblico dei più piccoli, mettendo a rischio la fruibilità di una storia che pare più adatta a solleticare – a volte con punte di rara crudeltà – la malinconia dei “già-cresciuti”. Tuttavia l’equilibrio tra una performance precisa e sincera e un accurato impiego dei mezzi tecnici e dell’impianto visivo danno forma a un’atmosfera di attenzione raccolta che è propria del focolare del teatro e restituiscono al racconto di Capote quel pegno di semplicità necessario a riflettere sul valore delle piccole cose. Proprio una «buona storia di Natale».

Sergio Lo Gatto

visto al Teatro Biblioteca Quarticciolo nel dicembre 2013.

UN RICORDO
Liberamente ispirato al racconto A Christmas Memory di Truman Capote
con | Federica Migliotti e Paolo Civati
voci | Nino Prester, Emanuela Damasio, David Franchi, Davide Marzi
elaborazione sonora | Valerio Camporini Faggioni
disegni | Simona Migliotti Auerbach
ideazione e messa in scena | Paolo Civati e Federica Migliotti
una produzione Compagnia TeatroViola e Collettivo Attori Riuniti

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Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto è giornalista, critico teatrale e ricercatore. È stato consulente alla direzione artistica per Emilia Romagna Teatro ERT Teatro Nazionale dal 2019 al 2022. Attualmente è ricercatore presso l'Università degli Studi Link di Roma. Insegna anche all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, alla Sapienza Università di Roma e al Master di Critica giornalistica dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" di Roma. Collabora alle attività culturali del Teatro di Roma Teatro Nazionale. Si occupa di arti performative su Teatro e Critica e collabora con La Falena. Ha fatto parte della redazione del mensile Quaderni del Teatro di Roma, ha scritto per Il Fatto Quotidiano e Pubblico Giornale, ha collaborato con Hystrio (IT), Critical Stages (Internazionale), Tanz (DE), collabora con il settimanale Left, con Plays International & Europe (UK) e Exeunt Magazine (UK). Ha collaborato nelle attività culturali e di formazione del Teatro di Roma, partecipato a diversi progetti europei di networking e mobilità sulla critica delle arti performative, è co-fondatore del progetto transnazionale di scrittura collettiva WritingShop. Ha partecipato al progetto triennale Conflict Zones promosso dall'Union des Théâtres de l'Europe, dove cura la rivista online Conflict Zones Reviews. Insieme a Debora Pietrobono, è curatore della collana LINEA per Luca Sossella Editore e ERT. Tra le pubblicazioni, ha firmato Abitare la battaglia. Critica teatrale e comunità virtuali (Bulzoni Editore, 2022); con Matteo Antonaci ha curato il volume Iperscene 3 (Editoria&Spettacolo, 2018), con Graziano Graziani La scena contemporanea a Roma (Provincia di Roma, 2013). [photo credit: Jennifer Ressel]

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