Non mettevo piede al Teatro Ambra alla Garbatella da parecchio tempo, la curiosità per l’avvento di un nuovo gruppo di gestione e la voglia di mantenere aperto il dibattito sulla commedia mi hanno riportato a piazza Giovanni da Triora. A poche centinaia di metri da un altro teatro, il Palladium, e nel mezzo della Garbatella più nascosta c’è lo spazio battezzato qualche anno fa da Serena Dandini e da altri transfughi dello Jovineli all’Esquilino.
Il nuovo teatro, ché di questo si tratta visti i numerosi lavori realizzati, è una sorpresa: accogliente, moderno e raffinato, con una grande sala dedicata alla lettura e alla degustazione di vini e birre artigianali. Una personale di scatti accompagna lo sguardo dello spettatore prima di entrare in platea, qui le pareti sono tappezzate da mosaici di foto che ritraggono divi dello spettacolo. Ma io non ero venuto per la birra o la mostra di fotografia, anche se visti i risultati della serata, col senno di poi, sarebbe stato meglio un boccale schiumoso.
La commedia appunto. A seguito dell’articolo su Farà giorno si è scatenato un’interessante discussione sul genere comico. Tuttavia, trovare una commedia che sia innovativa nella trama e nel linguaggio e che ambisca anche a una certa profondità non è cosa semplice. In molti si chiedono per quale motivo la critica abbia abbandonato quasi del tutto questo genere a sé stesso. Si potrebbe avere una risposta andando a vedere Fannulloni. Il caso Brunetta al Teatro Ambra alla Garbatella, allestimento di una superficialità decisamente inconciliabile con il mestiere di chi cerca nel teatro un minimo di riflessione e non solo quattro risate tra compagni di merende.
Lo spettacolo scritto e diretto da Gabriele e Rosario Galli e in scena fino al 5 gennaio parte dalla famosa affermazione dell’ex Ministro Brunetta: “I dipendenti fannulloni vanno semplicemente licenziati” (Repubblica.it 12/05/2008). Ricordate i geniali impiegati di Paolo Villaggio nella saga del ragionier Fantozzi? Bene scordatevi quella comicità surreale e poetica. I fannulloni di Gabriele e Rosario Galli sono due impiegati statali più che stereotipati: uno pensa solamente alla sua squadra di calcio e tiene il poster di Totti attaccato alla parete, l’altro sciarpa bianca al collo su maglia nera e foto di Gassman al muro, indovinate un po’, sogna di fare l’attore. Entrambi utilizzano il tempo del lavoro per fare altro, preparare provini e litigare con le radio sportive locali. Gli sfottò da galletti romani – riuscitissimi vista la verve degli attori protagonisti, Angelo Maggi e Massimo Corvo -, il portiere partenopeo che porta il caffè e spettegola su tutto (Roberto Attias), e l’arrivo di una nuova dirigente, quarantenne attraente e in carriera (Annamaria Iacopini), completano il quadretto, neanche fossimo seduti in un multisala a caccia di cinepanettoni.
Lo so, ora state per sbottare “che bacchettone!” e infatti, se lo spettacolo fosse rimasto su quella linea ridanciana, battutara, lo avremmo semplicemente derubricato come l’ennesimo palcoscenico “acchiappa risate a tutti i costi”, Roma ne è piena. Ma qui non solo manca quella profondità di pensiero che permetterebbe di affrontare la condizione degli impiegati italiani (che siano o no fannulloni) seppur con ironia e comicità, ma addirittura nelle ultime scene, con un geniale colpo di mano, gli autori cancellano tutto, prendono un altro foglio sul quale probabilmente avevano scritto il finale per qualcos’altro e lo applicano, con un po’ di scotch, sul copione dello spettacolo. La dirigente integerrima svela la propria relazione col direttore e … momento di suspance… rivela di avere un bambino autistico, motivo per cui tutti gli uomini la mollano; il tutto avviene con un monologo strappalacrime che naturalmente non funziona vista la natura posticcia. La situazione è assurda, stai seduto lì e ti chiedi dove fosse finita la donna che avrebbe dovuto rivoluzionare le abitudini dei due dipendenti pubblici, le intenzioni dello spettacolo, le promesse di satira, la presa di posizione sul lavoro impiegatizio… pensi agli uffici di Fantozzi dove le scrivanie nascondevano tavoli da ping pong e le segretarie andavano in terrazzo a prendere il sole, film che non sarebbero mai potuti finire con il pietismo da rotocalco televisivo.
Andrea Pocosgnich
twitter @andreapox
fino al 5 gennaio 2014
Teatro Ambra alla Garbatella [cartellone 2013/2014]
FANNULLONI IL CASO BRUNETTA
regia di Gabriele e Rosario Galli
con Angelo Maggi, Massimo Corvo, Roberto Attias e Annamaria Iacopini
SCRITTO DA Gabriele e Rosario Galli
luci Pietro Frascaro
musiche Enrico Razzicchia
ORARI SPETTACOLO
ore 21:00
Roma
come al solito la critica ci aiuta a scegliere gli spettacoli, basta vedere quelli che stroncano e andare a vderli sicuri di passare una bella serata, appuntarsi quelli che esaltano ed evitarli accuratamente,questo è successo a me e dai miei amici stasera, lo spettacolo I FANNULLONI, è stato molto carino, direi esilarante in molti punti, piacevole e scorrevole, sono rimasto ben impressionato, lo consiglio per passare una piacevole serata. Unica nota forse un pò stonata, le molte parolacce tipiche però del parlare di oggi o romanesco.