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Van Gogh non sono io

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foto ufficio stampa

Se si osservasse con attenzione anche uno soltanto dei numerosi lavori realizzati dal pittore olandese Vincent Van Gogh, ci si accorgerebbe che una peculiare tensione cromatica invade la tela attraversandola, sconfinando ben oltre il limite funzionale della cornice in un continuo divenire. Attoniti e impreparati lasceremmo che fossero proprio quei colori intrisi di tragica passione a comunicare senso, a parlare, evitando di commettere il fatale errore di attribuire loro un prematuro e sterile giudizio estetico.

La produzione MDA/ Compagnia Petrillo Danza presenta – in questi due giorni, 27 e 28 novembre, in prima assoluta al Teatro VascelloVan Gogh physical performance with adaptable installation, lavoro realizzato dal danzatore e coreografo emiliano Loris Petrillo insieme alla consulenza medica del suo amico Dott. Renzo Ovidi e del drammaturgo Massimiliano Burini. Una performance fisica (come cita il titolo) sintesi di una collaborazione dove da una parte il parere medico ritiene che la follia di Van Gogh fosse in realtà «una sindrome carenziale affettiva di probabile origine familiare» e, dall’altra, l’aspetto drammaturgico guarda all’opera del pittore come veicolo «che potesse mostrare il suo mondo interno, questa irrefrenabile energia».

Un solo performer in scena, Nicola Simone Cisternino, al quale viene affidato il compito di rendere il proprio corpo danzante strumento d’azione mancando tuttavia l’iniziale intento registico di creare una coreografia espressiva e istintiva. Il palcoscenico è disseminato di elementi puramente accessori: un cappello di paglia e un paio di pantaloni, pannelli di plexiglass utilizzati come tele dal performer, un microfono e due piccole scale; vi è anche una maschera sulla quale un tablet inizierà a riprodurre ininterrottamente immagini dei quadri dell’artista non appena questa verrà indossata dal danzatore. La sua preparazione atletica è indubbia, tuttavia egli sembrerebbe abbandonare il gesto a una serie di pezzi coreografici che rappresentano la “follia” di Van Gogh attraverso forme manierate, le quali non solo lascerebbero trasparire una spiccata naïveté, ma contraddirebbero paradossalmente la tesi di fondo sulla quale poggia la costruzione in toto dello spettacolo, ovvero, non di follia soffriva l’artista olandese.

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foto ufficio stampa

La personalità borderline è espressa attraverso una serie di sequenze che passano in rassegna gli stati patologici del pittore: dalla depressione, alla ricerca del fratello Theo – al quale viene dedicato uno dei disegni infantili e improvvisati dal danzatore sulle finte tele di plexiglass che quasi disonorano l’estetica stessa di Van Gogh – per passare alla fugace e precaria pace ritrovata ad Arles salvo poi ricadere nel baratro che l’avrebbe portato al suicidio.
Stessa sequenzialità la ritroviamo nel pretenzioso utilizzo di celebri opere di musica classica composte da Händel, Wagner, Bach, inserite una dopo l’altra all’interno di una narrazione frammentata dove il piacere estetico nell’ascoltarle precipita inevitabilmente nel fastidio, quello causato dal contrasto visivo con la messinscena. Sonorità intervallate inoltre da incerti monologhi in lingua inglese, mal scanditi dal danzatore che insieme ai gemiti, alle risate isteriche e alle urla, restituiscono un’immagine di Van Gogh il cui dolore non dovrebbe risultare una banale psicosi.

A spettacolo concluso si torna a casa ripensando al vero Van Gogh, all’uomo e all’enigma di una vita dolorosa e tormentata, in bilico tra genio e follia dove la solitudine è l’ assenza di se stessi, alla continua ricerca di un contatto intimo e personale, raggiunto solo tramite una viscerale espressione artistica, conturbata, allucinata e ancora del tutto incompresa.

Lucia Medri

in scena 27 e 28 novembre 2013
Teatro Vascello [cartellone] Roma

MDA PRODUZIONI DANZA-PETRILLO DANZA
VAN GOGH
physical performance with adaptable installation

da un’idea del Dott. Renzo Ovidi
Coreografia Loris Petrillo
Drammaturgia Massimiliano Burini
Interprete Nicola Simone Cisternino
musiche: diepenbrock, handel , ibsen , wagner , bach
disegno luci : Loris Petrillo
durata 60′ circa

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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